DISEGNO DI LEGGE SUL BILANCIO
Possibili correttivi
Nella giornata del 28 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sul bilancio 2022-2024, la cui ampiezza in termini di risorse stanziate risulta di gran lunga superiore a quelle pregresse grazie anche alla disposta sospensione fino a tutto il 2022 delle regole del patto di stabilità europeo.
Il testo ufficiale pubblicato dal Governo, con 185 articoli, interviene, come ovvio, su una miriade di questioni, dalla riduzione della pressione fiscale e contributiva a interventi in campo previdenziale, dagli investimenti e disposizioni su scuola, università, sanità, lavoro ai cosiddetti bonus fiscali, ma manca degli stati di previsione delle entrate e delle uscite.
Volendo passare in rassegna i principali interventi programmati, occorre innanzitutto focalizzare l’analisi sulla modifica del regime pensionistico ivi previsto.
Sul versante delle pensioni, termina il triennio sperimentale di ‘Quota 100’ e si passa alla cosiddetta ‘Quota 102’, che prevede la possibilità di anticipare il pensionamento esclusivamente per coloro che nel 2022 avranno 64 anni di età anagrafica e 38 di anzianità contributiva grazie alla istituzione di un fondo ad hoc per accompagnare i lavoratori che finirebbero per essere penalizzati dai nuovi requisiti. Nel 2023 è invece prevista la ‘Quota 104’, con accesso al pensionamento con almeno 66 anni di età anagrafica.
Prorogati di un anno, con modifiche, l’anticipo pensionistico per alcune tipologie di lavoro considerate usuranti o gravose (Ape social) e opzione donna.
Nel primo caso (Ape social), le modifiche riguardano l’estensione del numero dei lavori ammessi all’anticipo; nel secondo caso (opzione donna), esse riguardano l’estensione alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e di almeno 60 anni di età (61 per le lavoratrici autonome).
Di non minore rilievo sono le previsioni in materia fiscale, per la quale il disegno di legge prevede la costituzione di un fondo di 8 miliardi di euro annui destinati alla riduzione di Irpef e Irap; si tratta di una misura che dovrà trovare contenuti a seguito dell’approvazione della riforma del fisco.
Vengono stanziati due miliardi al fine di calmierare gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas e prorogati i bonus edilizi ed energetici in vigore, ma con alcune variazioni: il bonus del 110% è prorogato al 30 giugno 2022, con ulteriore estensione al 31 dicembre 2022 per tutti i condomini e per le abitazioni principali di contribuenti con Isee inferiore a 25 mila euro. Dal 2022 la detrazione calerà fino a raggiungere il 65% nel 2025. Il bonus facciate sarà prorogato a tutto il 2022, ma passerà dal 90 al 60%.
Rifinanziato anche il reddito di cittadinanza.
In materia si prevede innanzitutto di intensificare i controlli ex ante, ad opera dei Comuni, pena l’insorgere di una responsabilità erariale; la dichiarazione di immediata disponibilità a lavorare presso i Centri per l’impiego dovrà essere contestuale alla domanda di reddito. Almeno un terzo dei percettori di reddito di cittadinanza residenti dovrà essere impiegato dai Comuni in progetti di pubblica utilità e si sanziona con la perdita del beneficio il rifiuto da parte del percettore di due offerte di lavoro, che potranno essere anche a tempo determinato se a 80 chilometri da casa e ovunque in Italia se con contratti stabili.
Altre misure contemplate, minori dal punto di vista quantitativo sono: innalzamento del congedo di paternità a dieci giorni da fruire entro il quinto mese dalla nascita del figlio; incremento da 2 a 52 milioni del Fondo per il sostegno della parità salariale di genere; possibilità per gli enti del SSN di stabilizzare il personale assunto a tempo determinato durante l’emergenza; agevolazioni sugli affitti per tutti i giovani tra i 20 e i 31 anni e con un reddito non superiore a 15.493 euro; destinazione ai centri dell’impiego di 20 milioni per attuare le politiche attive del lavoro in favore dei Neet, misure per l’assunzione di personale universitario, introduzione dell’insegnamento di educazione motoria nella scuola primaria (classi quarte e quinte).
Due sono gli articoli destinati al sostegno di Alitalia aventi a oggetto rispettivamente l’integrazione salariale per i lavoratori di Alitalia in amministrazione straordinaria e il fondo per l’indennizzo dei titoli di viaggio emessi da Alitalia in amministrazione straordinaria.
Questo un quadro di sintesi.
Quali le criticità ictu oculi rilevabili?
In materia previdenziale, la riforma programmata è impegnativa, ma probabilmente necessaria per rendere possibile il ritorno al sistema ordinario che dovrebbe mitigare le criticità di ‘Quota 100’ registrate ai danni di donne e carriere discontinue. Tuttavia, la nuova ‘Quota 102’ sarà operativa soltanto nel prossimo anno. Una durata breve che limiterà le ricadute della misura varata dal governo sugli anni successivi tanto che secondo le stime operate dai tecnici del governo le ricadute della manovra sui conti pubblici dovrebbero esaurirsi già nel 2026.
Per quanto riguarda le altre possibilità di anticipo (opzione donna e Ape sociale), dopo l’ennesima proroga della sperimentazione, varrebbe la pena di decidere se debbano diventare strutturali oppure definitivamente abbandonate. Come regola generale, gli anticipi dovrebbero essere tutti collegati alla trasformazione della propria pensione, anche la parte retributiva fino al 2011, in contributiva.
I previsti 8 miliardi annui (24 miliardi nel triennio) per la riduzione di Irap e Irpef non sembrano moltissimi, essendo dedicati non a una ma a due imposte. Si aggiunga che il disegno di legge si limita a prevedere genericamente la riduzione delle aliquote e la revisione delle detrazioni. Verosimilmente sarà un emendamento a decidere il quomodo della riduzione.
Vale, comunque, la pena di rilevare come, in tema fiscale, sarebbe opportuno coordinare la pluralità di interventi a farsi in un disegno unitario di riforma: taglio del cuneo fiscale, diminuzione delle aliquote, ridisegno delle spese fiscali, assegno unico familiare.
Anche per i bonus edilizi, bisognerebbe operare una scelta definitiva sulla loro permanenza a regime o eliminazione.
Il continuo variare di percentuali, soglie, requisiti non fa che creare incertezza e incapacità di programmazione, tanto alle famiglie quanto alle imprese del settore.
Inoltre, la loro introduzione a regime consentirebbe una ripresa del comparto edilizio nel lungo periodo, specie in quei territori nei quali l’indice di edificabilità risulta completamente esaurito, sì che le uniche forme di investimento possibili residuate solo quelle volte al miglioramento del tessuto edilizio esistente.
La mancata adozione di una riforma, infine, non può essere sottaciuta: nonostante sia prevista dalla legge e nonostante sia stata inserita anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza tra le riforme da attuare, non compaiono misure in materia di ‘revisione della spesa’ o ‘spending review’.
Prima o poi il ricorso al deficit dovrà terminare: sarebbe auspicabile cominciare sin d’ora a capire dove troveremo le risorse, dal 2023 in poi.