A CIASCUNO LA SUA PARTE, SECONDO TALENTI E ASPIRAZIONI
«Ho tentato di negare tutto; oh, distruggere è facile. Ma ricostruire!».
Nel ragionamento filosofico di Nietzsche, l’imprescindibile tensione alla verità. Perché la costruzione passa per la resistenza alla menzogna.
Un pensiero ancora più attuale in un tempo fatto di sensazionalismo, di virtualità, di artificiosa costruzione del vero.
L’avanzamento delle Civiltà, il trionfo dell’umanità è nella riscoperta dell’autenticità. A monte, è in una consapevolezza ormai del tutto smarrita.
Soltanto ritrovata la coscienza delle proprie potenzialità, è possibile ritrovare anche la meraviglia del disordine dei sentimenti, oggi costretto nei contorni dell’estetica di una forma senza sostanza.
Il cambiamento è gioco di squadra. Impone che ciascuno scopra il proprio ruolo nella Comunità. Che ciascuno scovi dentro di sé il proprio talento.
Dovrebbe essere compito proprio dello Stato sollecitare la libertà partecipativa, facendo leva sulle diverse qualità dei singoli, dando valore ai Meriti e consentendo a ogni cittadino di fare la propria parte, secondo competenze, abilità, aspirazioni, attitudini e inclinazioni.
Le doti personali, spesso nascoste, vanno svelate. Una volta conosciute, devono essere coltivate, affinate, per essere messe a disposizione della società. E poi sarà stupendo scoprire quanto si possa ricevere donando, quanto sia possibile migliorare se stessi migliorando anche il mondo attorno.
Resta fuori dal sistema e si sente escluso chi non riesce a comprendere il proprio ruolo. Il disagio che prova per la propria creduta inutilità diventa un problema di tutti.
È una squadra depotenziata quella che punta su giocatori costretti in ruoli inadeguati al particolare talento e non dà spazio a chi potrebbe fare la differenza. Ugualmente, la società che non punta sulle competenze, che favorisce i soliti nomi e non dà fiducia ad altri è una società debole, incapace di crescere, e di vincere la partita del vero progresso.
Lascia riflettere la minuziosa attenzione con la quale si compongono alcuni protocolli istituzionali, accorti nello stabilire posizioni e movimenti. Lascia riflettere anche come siano cambiati nel tempo i cerimoniali, continuamente riadattati alle esigenze di visibilità e alle personali preferenze di alcuni, che, nella forma, cercano l’inconsistente sostanza dell’autorefenzialità.
Cambiano compiti e funzioni, ma il contributo di tutti è essenziale. Le alte cariche istituzionali non sono nulla senza Popolo. Non v’è rappresentante senza rappresentato.
Un legame più forte di quanto non si voglia percepire, che trova espressione nella cittadinanza attiva. In un Paese democratico, le Istituzioni devono riflettere la volontà dei cittadini. Ma questo non potrà mai accadere fino a quando i cittadini non prenderanno coscienza della propria forza, per compiere scelte consapevoli e non decidere in base a promesse di favori o superati retaggi ideologici.
Passa tutto per l’affermazione della verità, che regge la socialità.
Non aiutano l’approssimazione, il forte disagio informativo, la strumentalizzazione dei fatti e la manipolazione delle notizie al servizio del potere. Soltanto alcuni degli ostacoli alla costruzione della partecipazione attiva.
Difficile è l’opera di chi edifica da sé il proprio futuro e punta alla Felicità condivisa. Massima la soddisfazione dell’impresa.