Accordo Italia-Europa-Egitto: non sia solo una questione economica

Accordo Italia-Europa-Egitto: non sia solo una questione economica

Dopo la Tunisia, anche l’Egitto sottoscrive un accordo con l’Italia e l’Unione europea.
Stessa dinamica. Un’intesa economica funzionale a dare aiuto ai Paesi di origine e così meglio regolamentare i flussi verso l’Europa.

In particolare, i termini dell’accordo prevedono una parte molto consistente, circa 5 miliardi, in prestiti agevolati, circa 2 miliardi in investimenti, 600 milioni a fondo perduto di cui solo 200 milioni destinati al controllo dei flussi migratori. Un tenta-tivo di dare supporto a un Paese in forti difficoltà economiche, al fine di portare avanti il piano Mattei, che prevede un rilancio economico delle zone da cui parte la migrazione.

E’ noto, però, che l’Egitto non ha solo problemi economici, ma è caratterizzato soprattutto da una situazione sociale complessa, fatta di diritti fondamentali negati.
Oltre agli aiuti economici, quindi, sarebbe forse il caso a margine di ogni trattato, mettere impegno al fine di cercare accordi sociali che, nel rispetto delle culture di origine, migliorino in qualche modo lo status dei cittadini.
Risulta lacunosa e generica la parte dell’accordo secondo la quale “l’Egitto e la UE continueranno a portare avanti i propri impegni volti a promuovere ulteriormente la democrazia, le libertà fondamentali, i diritti umani”, in quanto, se è vero che la sovranità di una nazione non è mai in discussione, è altrettanto vero che non ci si può fermare a principi vaghi senza foca-lizzare gli impegni da assumere.

Meritocrazia Italia ritiene, infatti, che, per funzionare, un piano così complesso e ambizioso debba poter produrre effetti nella vita dei cittadini nei Paesi d’origine e curare quelle ferite profonde che portano alla sofferenza. In fondo, anche alla base dei flussi migratori, vi sono sempre sofferenza e disperazione.
Per questo, Meritocrazia propone:
– che a latere di ogni accordo economico vi sia una rivisitazione dei diritti garantiti alle persone/cittadini con un piano nel piano in grado di promuovere riforme in termini di diritti e doveri;
– che almeno un terzo degli importi erogati sia destinato in ampliamento dei servizi ponendo al centro la cura della persona in quanto tale (ospedali, presidi medici, acqua, scuole);
– che si aprano tavoli bilaterali permanenti per verificare in modo costante il rispetto dei termini degli accordi raggiunti con particolare riguardo verso il rispetto dei diritti dell’uomo.

Stop war.



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