ALZHEIMER E RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI: CHI DEVE FARSI CARICO DEI COSTI DI RICOVERO?
I malati di Alzheimer ed i loro parenti non devono versare alcuna retta alle RSA o alle case di cura convenzionate: spetta al Servizio Sanitario Nazionale farsi carico di tutti i costi.
Scopo del presente articolo è porre, almeno per un attimo, i riflettori sulle drammatiche condizioni dei disabili italiani e delle loro famiglie. Sul punto, forse non tutti sanno che la spesa pubblica in Italia per ogni disabile è di circa 8,00 euro al giorno, che manca una politica nazionale capace di uniformare i servizi e l’assistenza, tanto che il Belpaese scivola in fondo alla classifica dei Paesi europei per fondi destinati alla disabilità.
E così finisce che a farsi carico dell’assistenza e delle cure dei malati siano quasi sempre e soltanto le famiglie, con una spesa che per i soli malati di malattie degenerative come l’Alzheimer, si aggira intorno agli 8 miliardi l’anno.
Il dramma di questa malattia infatti travolge non solo chi ne è colpito, ma anche i familiari. E molto dipende da dove si vive. Il Piano nazionale per le demenze ha finanziamenti pressoché inesistenti e tante diverse realtà locali: criteri e modelli organizzativi cambiano da una Regione all’altra, con una drammatica disomogeneità nell’offerta di sostegni e servizi.
Sono circa 600.000 in Italia i malati di Alzheimer e sono in costante aumento le difficoltà economiche delle famiglie che, il più delle volte, non possono prendersi cura direttamente dei loro cari. Le particolari cure e le continue attenzioni di cui necessitano questi pazienti impongono, infatti, il loro affidamento presso strutture specializzate, i cui costi sono considerevoli e tali da ripercuotersi gravemente sul budget familiare, con buona pace del diritto alla salute. Quest’ultimo, come noto, è garantito dalla Costituzione, quale diritto inviolabile della dignità umana. In tale prospettiva, la legge di riforma sanitaria (l. 23 dicembre 1978, n. 833) ha stabilito l’erogazione gratuita delle prestazioni di carattere sanitario in favore di tutti i cittadini, ponendo a carico del Sevizio Sanitario Nazionale i relativi costi.
Quanto sin qui esposto è stato spesso disatteso da parte di molte case di cura pubbliche, che hanno più volte tentato – rivolgendosi anche all’Autorità Giudiziaria – di porre a carico dei malati stessi o dei loro parenti le spese di ricovero presso le proprie strutture.
Forse non tutti sanno che l’anziano affetto da Alzheimer, ricoverato in una struttura pubblica, riceve cure aventi natura prevalentemente sanitaria, che, in quanto tali, non devono essere sostenute né dal paziente stesso né dai suoi congiunti. E allora ci si domanda: chi deve farsi carico dei costi?
Malati di Alzheimer: chi deve farsi carico dei costi di ricovero?
In proposito, già nel 2012, la Corte di Cassazione (Cass., 23 marzo 2012, n. 4558) ha affermato che le rette di ricovero presso enti pubblici o case di cura convenzionate non devono essere sostenute dal paziente o dai suoi parenti, trattandosi di spese che devono
essere poste a carico esclusivo del Servizio Sanitario Nazionale. Quando un paziente è affetto da Alzheimer, infatti, non è possibile distinguere tra prestazioni socio-assistenziali e prestazioni di carattere sanitario, con la conseguenza che tutti i costi sono da intendersi a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Di particolare importanza il fatto che per la Suprema corte non abbia alcuna importanza che vi siano leggi regionali di diverso contenuto. Per la Cassazione, in materia sanitaria, la legge che più conta «è il nucleo irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana».
Quanto statuito dalla Corte di Cassazione è stato recentemente ribadito anche dalla giurisprudenza di merito.
Questi i più significativi casi di specie.
Alzheimer RSA: le spese di ricovero e delle cure sanitarie sono gratuite – Tribunale di Verona (Trib. Verona, 21 marzo 2016, n. 689)
Il figlio di una paziente malata di Alzheimer, a causa di problemi economici, non riusciva più a far fronte alle spese che avrebbero consentito alla madre di ricevere la necessaria assistenza presso la struttura ove la stessa era ricoverata.
Ebbene, la casa di cura, non ricevendo più i pagamenti relativi alla retta di degenza della paziente si è rivolta al Giudice, affinché quest’ultimo obbligasse il figlio della signora a provvedervi.
Il Giudice, accogliendo le ragioni del figlio dell’anziana donna, ha confermato che per i malati di Alzheimer ricoverati presso strutture sanitarie pubbliche, le spese di ricovero e delle cure sanitarie sono gratuite.
Tali costi, infatti, devono considerarsi totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, con la conseguenza che, nei casi come quello di specie, nulla è dovuto dal paziente o dai parenti di quest’ultimo.
Ma non è tutto.
Con la decisione in commento, il Tribunale di Verona non solo ha dato torto alla struttura sanitaria, ma ha altresì condannato la medesima a restituire al figlio dell’anziana donna le somme che questi aveva già pagato in passato.
A tal riguardo, si sottolinea che nessuna preoccupazione deve destare l’eventuale impegno – contenente la promessa di pagamento delle rette e delle cure – sottoscritto dai familiari al momento del ricovero del proprio caro. A tale impegno, infatti, non potrà essere attribuita alcuna efficacia.
Alzheimer RSA: la recentissima sentenza del Tribunale di Roma
Veniamo ora alla recentissima sentenza del Tribunale di Roma (13 giugno 2018, n. 12180), che ha confermato l’orientamento giurisprudenziale sin qui esposto: per l’Alzheimer non è possibile distinguere tra prestazioni socio-assistenziali e prestazioni sanitarie, di conseguenza tutti i costi devono intendersi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Ed invero, l’attività prestata in favore di un soggetto gravemente affetto da morbo di Alzheimer ricoverato in un istituto di cura è qualificabile come attività sanitaria, quindi di competenza del Servizio Sanitario Nazionale ai sensi della legge (art. 30, l. 730 del 1998), secondo la quale sono a carico del SSN gli oneri delle attività di rilievo sanitario connesse con quelle socioassistenziali.
Per l’effetto, il Tribunale di Roma – con la sentenza in commento – ha condannato l’Asl al pagamento di oltre 50mila nei confronti delle figlie di un malato di Alzheimer, a titolo di restituzione delle rette che le stesse avevano pagato durante il periodo di ricovero del proprio padre, defunto in corso di causa. Il Tribunale, inoltre, ha affermato l’assoluta nullità della dichiarazione di impegno sottoscritta dai congiunti del malato contenente la promessa di pagamento delle rette e delle cure in favore del proprio caro.
Sulla scorta di queste sentenze, molte associazioni si sono fatte parti diligenti scrivendo ed esponendo la problematica a tutte le Regioni, ma molte non hanno nemmeno risposto. Il problema è che ricadrebbe su di loro una spesa sanitaria enorme e, per il momento, al fine di giustificare questa situazione di ‘immobilismo’, dicono che non c’è sul punto una chiara normativa nazionale.
La conseguenza di questo vuoto normativo, che dovrebbe essere immediatamente colmato, è che in Italia troppo spesso le persone con disabilità e le loro famiglie si sentono abbandonate, si sentono senza voce. Eppure, le parole del presidente Mattarella ci hanno ricordato più volte che: «Nessun malato, ovunque ma particolarmente nella nostra Repubblica, deve sentirsi invisibile o dimenticato».
Ci sono, purtroppo, malati e disabili orfani di cure, l’importante è che nessuno si senta mai
orfano dello Stato.
Di ANNAMARIA ZARRELLI e CHIARA SAMPERISI