Amare e lavorare non basta. Serve vivere il sociale
Amare e lavorare sembrano essere le attività nelle quali si esaurisce la vita di tutti i giorni.
Secondo Freud, così si raggiunge la piena maturità.
Ma amare e lavorare non basta. C’è molto altro.
Sono sufficienti pochi dati per comprenderlo.
Lascia basiti, a pensarci, il fatto che fino a circa venti o trent’anni fa, la penisola italiana era tra i territori a maggiore densità di pioggia. Oggi è diminuita di almeno la metà. Di contro è aumentata la densità della popolazione. Ovvi i riflessi in termini di disponibilità di risorse.
Nulla di tutto ciò rientra nella riflessione politica. Un problema al quale nessuno sembra voler dare soluzione.
Le statistiche che si leggono su Financial Time sono molto preoccupanti, perché, se non si riesce a contenere il cambiamento climatico, le temperature continueranno a salire e la qualità della vita cambierebbe drasticamente. Senza contare l’accentuarsi del fenomeno, già in atto, delle migrazioni per ragioni climatiche, alla ricerca di migliori fonti di vivibilità.
La rotta va necessariamente invertita.
Un primo passo può essere liberarsi dai pensieri inutili.
Si possono risparmiare energie oggi spese in attività senza senso o prospettiva, che non hanno nulla a che fare con la socialità.
Fare una passeggiata con gli amici, viaggiare sono attività importanti per la crescita personale, ma soltanto se si innestano in un contesto di reale vivibilità. Dovrebbe ripensarsi l’organizzazione cittadina, per ripulire dalle immissioni un’aria ormai irrespirabile. La mobilità urbana dovrebbe cambiare e dovrebbero aumentare le aree verdi nelle quali svolgere liberamente attività fisica. Fare sport all’aperto dovrebbe tornare a essere salutare. Spostarsi da un punto all’altro della città non dovrebbe essere una missione impossibile per l’ingorgo inestricabile di auto e moto.
Non ci si accorge di quanto tutto questo stress influisca sul nostro stato emozionale. Siamo tutti più irascibili e intolleranti e questo incide sulla vita di relazione. Ingigantiamo alcune parole dette dall’altro e reagiamo facilmente nel peggiore dei modi.
Si riduce l’ossigeno a disposizione, aumenta l’affanno emotivo e cresce l’aggressività. Ne va della salute e dei rapporti. Aumentano i conflitti.
Non che in passato non ci siano state guerre e divisioni sociali, ma in un presente che pretende di porsi quale modello di Civiltà tutto questo non è più ammissibile. Il progresso e l’avanzamento culturale sono incompatibili con la brutalità che si registra negli ultimi tempi.
È semplicistico dire che, tanto, le guerre ci sono sempre state.
La Cultura dovrebbe servire proprio a neutralizzare i contrasti, a favorire il dialogo e i compromessi, a non sprecare nessuna vita umana.
Basta leggere i giornali per capire che la strada da percorrere ora è una soltanto. Amare e lavorare, ma anche vivere il sacrificio dell’impegno, donarsi al sociale, invocare il vero cambiamento e scegliere la competenza, sempre. Anche alle prossime elezioni europee, cerchiamo di votare per chi davvero ha le capacità per rompere gli schemi e opera per la pace.
Facciamo tutti uno sforzo in più contro le piaghe sociali. Della guerra. Dell’inquinamento.
Goccia a goccia.
Per una vita migliore per tutti.
È questa la battaglia che combatte Meritocrazia Italia, contro i nemici dell’indifferenza, dell’ignavia e dell’egoismo.