AMBIENTE E LAVORO
Un assioma a garanzia del futuro
Guy Ryder, direttore generale dell’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, sostiene che “la sostenibilità ambientale è un dovere, anche da una prospettiva del mercato del lavoro”, e continua dicendo, in un incontro congiunto tra i Ministri dell’Ambiente ed i Ministri del Lavoro dell’Unione Europea, che “La transizione verso un’economia verde è possibile solo con il coinvolgimento del mondo del lavoro” e che “il mondo non dovrebbe dover scegliere tra creazione di occupazione e tutela dell’ambiente”.
Tale ragionamento si innesta alla perfezione nell’attuale periodo storico. Oggi l’Europa si trova ad affrontare due importanti emergenze: oltre a quella pandemica, con problematiche legate anche alla situazione ambientale, con emissione dei gas serra che superano di ben tre volte i livelli ammissibili, i ghiacciai del Nord che collassano, l’inquinamento delle acque e l’abuso delle materie prime che impoveriscono il patrimonio naturale terrestre, c’è quella connessa alla forte carenza di lavoro con fenomeni di disoccupazione che coinvolgono in Europa circa 16 milioni di persone. L’Italia si posiziona, in questa speciale classifica, al terzultimo posto del “Vecchio Continente”.
E’ chiaro, dunque, fin da subito, che la sfida dinanzi ai Paesi europei sarà quella di rilanciare le opportunità occupazionali, e al contempo si dovrà farlo attraverso l’indispensabile necessità di preservare l’ambiente, e ciò in un contesto europeo che si è sempre più preoccupato di aumentare la produttività, trascurando, per anni, i processi di sostenibilità legati alla crescita.
Infatti, solo dalla firma a Parigi nel 2015 dell’”accordo internazionale sul clima” si è intrapreso un lento ma progressivo percorso di politiche attive inspirate ad un maggior rispetto per l’ambiente ed in questo scenario si iscrive lo sviluppo che ha conosciuto negli ultimi anni il settore della Green Economy.
In Italia, questo processo, è stato ben disegnato da un rapporto, GreenItaly 2020, che ha evidenziato come oltre 3 milioni di lavoratori siano già impiegati in questo ambito, facendo proiezioni che calcolano nel 38% la necessità di professioni che richiederanno competenze green nel periodo 2020-2024.
Quello attuale, dunque, è il decade of action, come viene definito dalle Nazioni Unite, ossia il “decennio che resta al mondo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile declinati in Agenda 2030, sintetizzati in 17 goal e 169 target, che definiscono una strategia globale per arrivare a vivere in un mondo all’insegna della sostenibilità”.
Dall’edilizia all’agroalimentare, dai trasporti all’energia, passando per il settore medico-farmaceutico e la finanza, tutti saranno coinvolti nella rivoluzione culturale legata al green. In questa direzione, quindi, vanno considerate anche le profonde trasformazioni del periodo pandemico che hanno indotto cambiamenti che contribuiranno ad accelerare questo percorso già iniziato in precedenza ma che trovava ostacoli nella atavica refrattarietà al cambiamento di usi, costumi, abitudini e processi. La crisi economica, conseguenza della emergenza sanitaria in un certo senso è stata promotrice ed acceleratore di cambiamenti epocali, negli stili di vita e nel mondo del lavoro, che hanno coinvolto un po’ tutte le generazioni, e in particolar modo i Millennials, generando, in tutti, il desiderio di contribuire a rendere il mondo un luogo migliore in cui vivere, ed evidenziando le molteplici strade da poter intraprendere per renderlo realmente sostenibile.
Nel più ampio quadro dello sviluppo sostenibile, poi, andrebbe inserito il discorso della sostenibilità di impresa, ovvero della necessità di rispondere ai bisogni umani attuali, secondo criteri di equità ed inclusione, senza utilizzare più risorse ecologiche di quante il nostro pianeta sia in grado di produrre.
Affinché il modello di sviluppo sostenibile diventi realtà è necessario, però, che tutti i soggetti, incluse le imprese, rivedano i loro modelli di business in modo tale che le attività economiche creino valore sociale ed ambientale, e non contribuiscano invece ad esacerbare le crisi di sostenibilità e socio-economiche del nostro tempo. Per farlo occorrerà, dunque, un cambiamento di visione strategica con uno spostamento degli obiettivi aziendali che non dovranno essere più fondati su un rapporto investimenti/ ritorni di breve periodo ma fondati sulla creazione di valore di medio-lungo periodo investendo nel benessere delle persone, curando, in primis, l’habitat in cui vivono.
Un rivoluzione, dunque, atta a produrre valore umano ed economico, equamente distribuito attraverso il lavoro, e finalizzata ad un crescita che garantisca un vero e vivibile futuro alle prossime generazioni.
Fonti
www.utilitalia.it “Rapporto lavoro 2020”
Commissione Europea “Green deal Europeo”
ILO (International Labour Organization “Soluzioni per il cambiamento climatico e lo sviluppo economico”
www.unioncamere.gov.it “Green Italy 2020”