ANALFABETISMO ORFANO (DI ARTE E CULTURA)
La Consapevolezza del Conoscere
Perché si devono considerare ancor oggi l’Arte e la Cultura importanti?
Il binomio utilità-velocità assunto ad assioma della riuscita umana, sociale e professionale, sta fagocitando anche i valori che si prestano a parametri del Merito, mentre l’analfabetismo al giorno d’oggi si traduce nel mancare delle basi necessarie alla comprensione delle elementari regole del gioco civile.
Arte e Cultura sono ormai viste quale ricchezza potenzialmente preziosa ma inutile: qui, oggi, si ricorda il perché sia ormai urgente trovare e attuare soluzioni per evitare che davanti alla miscellanea globale che caratterizza la nostra Era, si finisca con lo scomparire dalla memoria di quei libri di Storia che nessuno saprà più leggere.
Viviamo nel tempo della velocità, il tempo della snaturata produzione e del consumo compulsivo; senonché da quando l’uomo ha colto la facoltà di capire il come succedono le cose, per sua sciagura ha smesso di chiedersi il perché esse accadono. L’interrogativo cui cercheremo di rispondere è rappresentato appunto dal perché si debbano considerare ancor oggi l’Arte e la Cultura importanti. O meglio, così importanti.
Il binomio utilità-velocità assunto ad assioma della riuscita umana, sociale e professionale, sta semplicemente fagocitando valori che si prestano a parametri del Merito quali: la costanza, l’applicazione, lo studio approfondito, l’esperienza acquisita sul campo; mentre la tragedia che si cela dietro a questa maschera ha impatti devastanti che la società civile non può più assimilare e che, per entità, continua implementazione e ramificazione, non possono ormai diluirsi nemmeno fosse il nostro il tessuto sociale più sano. Assistiamo a intere professioni sostituite in modalità ed operatori, affidate prevalentemente al precariato o alla necessità. La ricerca del risparmio supera la pretesa di qualità e le angherie della fretta giustificano un malumore diffuso, un malessere pericoloso perché condiviso.
L’Arte e la Cultura mirano certamente alla memoria, alla bellezza, alla perfezione e all’originalità… ma sono utili solo se funzionali: un’intuizione utile alla collettività diventa Arte così come la sua efficace divulgazione si definisce Cultura.
L’Italia ha un dovere intrinseco rappresentato dalla sua Storia, la responsabilità propria di chi nasce e cresce nella bellezza e nel risultato di secolare esperienza. Eppure, proprio vivendo immersi nell’Arte, ci permettiamo numeri indegni di un Paese che potrebbe essere per Merito il Paese della Cultura: 6, 20, 47. E ricordiamo questi numeri memori che questo mese si è celebrata la giornata internazionale dell’alfabetizzazione (8 settembre): sei sono i milioni di italiani analfabeti secondo le ultime stime; più dei laureati. Il 20% degli italiani (tra i 16 e i 65 anni) è quello considerato munito di sufficienti competenze informatiche e digitali, mentre è pari al doppio il numero di coloro in Italia che vengono definiti analfabeti digitali. 47%, infine, è la percentuale di italiani affetta dal nuovo analfabetismo funzionale, gravissimo perché sinonimo di inerzia o soggiogazione.
Perché mai miscelare in un unico tema la dimenticata funzione dell’Arte, il disinteresse dimostrato per la Cultura e l’analfabetismo nelle sue varie declinazioni? Per fare di miscela soluzione alchemica serve effettivamente un altro elemento, il Multiculturalismo: l’incrociarsi di saperi e tradizioni, il contaminarsi e migliorarsi, l’arricchirsi e la riscoperta della beatitudine che porta con sé la condivisione è la vera chiave di lettura per una completa comprensione del rischio che stiamo correndo. Ma anche la possibilità di scomparire si moltiplica esponenzialmente: più sono le contaminazioni, più arricchendosi globalmente si perdono alcune unicità… sicuri non valga la pena cercare di salvaguardarne quante più possibile?
La Bellezza ha tante sfaccettature quante gliene se ne vogliono attribuire, e valutare il Mondo per il suo solo valore estetico sarebbe oltre che un errore un imperdonabile spreco. Per capire il Mondo e farlo nostro, per migliorarci nel traversarlo e maturare nel nostro cammino, dobbiamo munirci di quei basilari strumenti di comprensione e di consapevolezza; i mezzi per giungervi possono essere lo studio, l’applicazione, l’apprendistato, il talento coltivato o qualsiasi si presti ad arrivare al giusto fine, che è capire il perché se anche il sapere sarà sempre più complicato del non sapere, vale la pena dannarsi di Consapevolezza… il sapere può portare ad una completezza e serenità che sono la vera meta del genere umano.
L’analfabetismo può apparire un fenomeno astratto e per lo più lontano da noi. Eppure la volgarità quotidiana che subiamo, l’aggressività motivata dal torto, l’impossibilità di replica all’urlatore perenne sono il risultato di questo imbarbarimento dei versi, l’accettata sconfitta delle belle parole dal bel significato: analfabetismo vuol dire mancare delle basi necessarie alla comprensione delle elementari regole del gioco civile, e se anche qualcuno potrà accettare per sé una vita di inconsapevolezza, la collettività non dovrà mai accettare sia lecito lasciarglielo fare. La pena sono i giovani che non lavorano e non studiano, non cercando di fare né l’uno né l’altro, disinteressati a oneri e onori collettivi, rinunciatari davanti ad ogni ambizione e realizzazione personale.
L’Arte e la Cultura si declinano più in mestieri e professioni che in galleria, e l’analfabeta non si perde la possibilità di dissertare tal monografia di tal vernissage: perde un sapere, perde la voglia di conoscere e tramandare quel sapere. Perde una qualità che avrebbe potuto afferrare, e la perde per un motivo che non è mai valido. Perdiamo il valore e la bellezza di un linguaggio ridotto a faccette e punteggiatura estrosa; abbiamo perso il valore della descrizione, sostituita da una serie di discutibili istantanee dalla certa scomparsa; non viviamo più le cose, non le guariamo né ascoltiamo, ma le immagazziniamo come fossero un bene utile ad accrescere un patrimonio: registriamo concerti interi che non rivedremo mai mentre dagli spalti trascorriamo quel momento, che dovrebbe essere di condivisione unica e pura, inchiodati su uno schermo e infastiditi dal vicino che si permette pure di ballare. Arte e Cultura ricchezza inutile ma potenzialmente preziosa, come ricordassimo per ancestrale retaggio che in fondo è bene averla, ma dimentichi di quanto sia indispensabile capirla.
Le soluzioni da adottarsi sono per l’Italia particolarmente semplici da adottare, sia per il patrimonio a disposizione, sia perché il multiculturalismo è prevalentemente in una fase embrionale: serve una riqualificazione dei programmi didattici, con specifica attenzione al territorio locale, nazionale ed europeo, che miri attraverso la conoscenza della Bellezza e della Storia a forgiare una coscienza collettiva che sia etica, civica e sociale.
Servono insegnanti preparati e ben pagati, che ritrovino l’orgoglio di un ruolo prestigioso all’interno del vivere comune; servono dinamiche scolastiche di inserimento e aiuto, competenze peraltro già disponibili perché mai come oggi la scienza sta riuscendo, attraverso l’effettiva spiegazione del come le cose accadono, a dare strumenti efficaci in materia psicologica, didattica, addirittura valoriale se si pensa all’assistenza alle famiglie.
Servono le vecchie gite nelle città d’Italia, per capire da bimbi che siamo tutti uguali ma (e per fortuna) con Bellezze diverse: da ragazzi gireranno il Mondo, da grandi sapranno viverlo e interpretarlo.
Serve dare giusto lustro, anche attraverso una fiscalità di favore, ad Arti e Professioni che meritano tutela per l’unicità, la Storia e la conoscenza che racchiudono; e serve una riqualificazione scolastico-sociale che sappia ridare dignità a tanti mestieri forse lontani dalle aule universitarie, ma certamente tra i maggiormente Consapevoli.
Serve utilizzare gli strumenti di divulgazione di massa per combattere il progredire dell’analfabetismo, fino ritornare ad utilizzare la televisione per traghettare tutti in un mondo nuovo: si potrà allora parlare anche di alfabetizzazione digitale, ben coscienti che ignorare le regole del gioco telematico al giorno d’oggi equivale ad etichettarsi anacronistici per antonomasia.
Serve trovare nuove modalità di esposizione e condivisione dell’Arte e della Cultura, stimolare la nascita di nuove dinamiche di creazione e formazione: atteso che le luci dei musei e dei salotti ben arredati si stanno spegnendo, orientarsi verso nuovi scenari di partecipazione all’Arte e di approvvigionamento di Cultura. E queste modalità devono essere trovate in sinergia al patrimonio artistico, culturale e paesaggistico che possediamo così da fare squadra, crescere, svilupparsi e rimodernarsi, reinventarsi tanto da trasformare l’Italia dell’Arte e dei successi che furono, nell’Italia degli Attuali Meritevoli Italiani.
Serve… servono… qui, oggi, non si discute delle risorse necessarie a realizzare quel che definiamo un dovere: qui, oggi, si ricorda il perché sia ormai urgente trovarle. Altrimenti, davanti alla miscellanea globale che caratterizza la nostra Era, rischiamo di scomparire dalla memoria di quei libri di Storia che nessuno saprà più leggere.
Di NICOLA ADILE DIEGO VACCA