Ancora caporalato e morti sul lavoro: oltre i salari minimi, la politica si concentri sui veri problemi del mondo del lavoro

Ancora caporalato e morti sul lavoro: oltre i salari minimi, la politica si concentri sui veri problemi del mondo del lavoro

Con la morte di Satnam Singh, il giovane bracciante indiano della provincia di Latina, è tornato ai disonori della cronaca il fenomeno del caporalato, che oggi si innesta in quello, ancora più drammatico e diffuso, delle morti sul lavoro.

Specie nel settore agricolo, accade, sotto lo sguardo indifferente del Paese, che i c.dd. caporali assumano, per conto dell’imprenditore e dietro tangente, operai giornalieri, al di fuori dei normali canali di collocamento e senza alcuna garanzia di tutela. Nessun contratto. Lunghe ore di lavoro massacrante in condizioni disumane, per un compenso infimo di 2 euro all’ora.

Il caporalato è già punito come reato, ma le sanzioni previste non disincentivano la pratica.
Anzi, si diffonde come una piaga sociale che vede spesso gli immigrati, per lo più irregolari, senza permesso di soggiorno, lavorare per 12 o 14 ore in una sorta di moderno regime di schiavitù, indegno di un Paese che si dica civile.

La verità è che non si è mai fatto abbastanza per limitare e scongiurare questo fenomeno, che viene all’evidenza soltanto quando si verificano tragedie come quella di questi giorni, quando si vengono a conoscere, per tornare nel sommerso poco dopo.
Forse perché è un problema troppo complesso per la politica del momento, avendo a che fare con la tutela del lavoro, con la gestione dell’immigrazione, con le politiche agricole, con la promozione e la tutela del Made in Italy; tutti temi discussi ma ancora senza programma d’azione.
E l’agricoltura non è l’unico settore colpito. Non secondi anche il mondo dell’edilizia, dell’assistenza ad anziani badanti e della sartoria, tutti contraddistinti da difficoltà attinenti ai costi e difficoltà nei controlli.

Si potrebbe partire, a presidio della legalità e nel rispetto della regolazione esistente, da maggiori controlli sull’intera filiera produttiva, come deterrente allo sfruttamento e come strumento per scongiurare le frequenti tragedie, con applicazione certa delle sanzioni per chi faccia ricorso al lavoro nero a fini di maggiore profitto.
Meritocrazia Italia invoca con forza nuove politiche del lavoro, meglio centrate sulla tutela della persona lavoratore, sul suo benessere, contro ogni forma di sfruttamento, e consapevoli che il lavoro non è un costo ma un valore aggiunto al prodotto. Chiede che siano adottate strategie premiali per le aziende che adottino programmi tesi al benessere dei lavoratori stessi ed un cambio di paradigmi nel rapporto tra forze datoriali e lavoratori.
Che sia promosso un cambiamento culturale, dunque, permanente e consolidato, non teso solo al mero profitto ma al giusto equilibrio tra reddito di impresa e lavoro.

Stop War



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