Ancora sugli insegnanti di sostegno
In attesa delle procedure straordinarie di reclutamento promesse
L’insegnante di sostegno ha un compito fondamentale, essendo chiamato a facilitare il percorso formativo del bambino, mediando tra i contenuti disciplinari, lo stile d’apprendimento, le attività del gruppo-classe e ciò che il singolo riesce a fare secondo le proprie competenze di base.
Si diventa insegnante di sostegno attraverso un percorso di specializzazione che abilita alla professione: il TFA – Tirocinio Formativo Attivo, da conseguirsi in presenza in Università accreditate, e con un costo che va da 2.700,00 euro a 3.800,00 euro, a cui si aggiungono i costi di partecipazione alle singole prove, come disciplinate dal d.m. 8 febbraio 2019, n. 92, e dal d. interministeriale 7 agosto 2020, n. 90, che, a loro volta, si articolano in una preselettiva, una o più prove scritte ovvero pratiche, e una prova orale. Al termine del TFA, per essere ammessi al ruolo, occorre poi superare un concorso pubblico, il periodo di formazione e prova in servizio.
È inoltre necessario possedere requisiti sviluppati durante gli studi universitari, differenti a seconda che ci si voglia abilitare per la scuola d’infanzia e primaria o per la scuola secondaria di primo e secondo grado.
La formazione dell’insegnante di sostegno segue, quindi, un iter ben definito, che forma il docente su una serie di compe-tenze che vanno di là della sola didattica.
Eppure molti insegnanti di sostengo vivono ancora nella morsa del precariato.
Il legislatore aveva previsto un meccanismo di tutela, volto a stabilizzare i docenti specializzati sul sostegno. La legge di Bilancio 2021 (art. 1, comma 980) ha modificato la previgente normativa prevedendo che, in caso di esaurimento delle graduatorie utili – a legislazione vigente – al fine dell’immissione in ruolo dei docenti di sostegno siano utilizzate per lo scorri-mento, delle graduatorie costituite e aggiornate con cadenza biennale.
Il Ministero dell’Istruzione è autorizzato a bandire procedure selettive, su base regionale, finalizzate all’accesso in ruolo su posto di sostegno dei soggetti in possesso del relativo titolo di specializzazione conseguito ai sensi della normativa vigente e infine si prevede che le graduatorie siano integrate ogni due anni a seguito di nuova procedura, a cui possono partecipare solo i soggetti aventi titolo ai sensi della normativa.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha successivamente pubblicato il d.m. n. 259 del 30 settembre 2022, con il quale ha definito una procedura straordinaria di reclutamento per i posti di sostegno secondo la quale, sulla base di una prima graduatoria per titoli e una serie di prove intermedie durante il primo anno di assegnazione, in caso di esito positivo, coloro che risultino collocati in posizione utile in graduatoria possno conseguire la conferma nel ruolo con conversione del rapporto a tempo indeterminato.
Tuttavia, a oggi, al decreto non è mai stata data attuazione; inoltre, le graduatorie regionali volte alla stabilizzazione dei preca-ri non sono state mai attuate, né risulta attivata la procedura straordinaria ex art. 59 (che nei fatti era limitata al solo s.s. 2023/2024).
L’art. 5 ter, d.l. n. 228 del 2021, convertito in l. n. 15 del 2022, aveva prorogato, infatti, per le immissioni in ruolo a.s. 2022/23 la procedura straordinaria di assunzione dalle GPS prima fascia, già prevista per l’a.s. 2021/22 dall’articolo 59/4 del d.l. n. 73 del 2021 (convertito in l. n. 106 del 2022), limitandola ai soli posti di sostegno. Il d.l. n. 44 del 2023 e il d.m. n. 119 del 2023 hanno poi disciplinato le assunzioni dalla prima fascia Gps sostegno e dagli elenchi aggiuntivi alla prima fascia Gps sostegno anche per l’a.s 2023/24.
Nulla risulta al momento previsto per l’anno scolastico 2024/2025.
In buona sostanza, sebbene sia stato concepito un regolatore normativo di tali rapporti, esso è rimasto nei fatti inattuato, perso nel sistema dei decreti attuativi a tutti gli effetti ormai paralizzati.
Tale stato di cose colpisce ancora di più se si confronta il dato normativo con quello statistico.
Ad esempio, in Lombardia, nell’ambito della scuola dell’infanzia, si contano solamente 84 candidati per 440 posizioni disponibili, mentre nel contesto della scuola primaria, addirittura 171 candidati mirano a occupare uno dei 4.111 posti.
In questo scenario, però, è la secondaria di primo grado a presentare una sfida ancora maggiore: anche se ogni candidato (in totale 530) ottenesse un posto, ci sarebbero ancora posti vacanti dal momento che le posizioni aperte sono circa 2.019.
In Piemonte, alla scuola dell’Infanzia si registrano 39 candidati per 232 posti, mentre alla Primaria 48 per 1.357. In Emilia Romagna i candidati per la primaria sono 88 per 761 posti.
Di contro, nelle regioni del Sud si riscontrano i 15 posti per la Sicilia nell’Infanzia, che saranno contesi da 1.299 candidati e i 51 posti alla primaria da ben 3.300 candidati. La punta massima la si tocca alla Secondaria dove 31 posti saranno contesi da 5.538 candidati. Segue il Lazio con 216 posti alle Superiori che saranno contesi da 5mila candidati.
L’analisi dei dati proposti suggerisce a questo punto una riflessione sull’inadeguatezza delle politiche di reclutamento, ma anche di quelle adottate nella programmazione e gestione dei percorsi formativi richiesti per il conseguimento dei titoli di specializzazione.
In particolare, risulta particolarmente allarmante l’effetto collaterale della sclerotizzazione amministrativa in materia: i docenti precari che lavorano su cattedra di sostegno senza la specializzazione sono ancora molti, soprattutto nelle regioni del nord, dove l’offerta formativa è ancora distante dal fabbisogno di insegnanti specializzati, sebbene la legge preveda chiaramente che si debbano soddisfare le effettive esigenze.
È paradossale infatti che si riscontrino più di 120mila precari su posti di sostegno e che questi debbano essere coperti da più di centomila insegnanti non specializzati. È paradossale che al nord a fronte di 70mila supplenti reclutati, le università abbiano attivato solo 4mila posti ed esista ancor un vero e proprio esercito di precari che hanno ad esempio 36 mesi di servizio effettivo e che comunque restano esclusi dalle graduatorie alle quali dovrebbero e potrebbero accedere direttamente, se fosse effettivamente attuato normativamente previsto.
Occorre una ristrutturazione sistematica delle politiche di reclutamento e gestione dei percorsi formativi che tenga conto delle esigenze effettive dell’utenza e del pari a tutela dei lavoratori che a oggi sono avvinti dal precariato per l’inattuazione delle misure legislative pure previste.
FONTI
Che fine hanno fatto le graduatorie regionali per le immissioni straordinarie su posti di sostegno?
https://www.ilsole24ore.com/art/sostegno-nord-70percento-vuoti-sud-50percento-corsi-universitari-AE6Wm5aD
https://www.orizzontescuola.it/concorso-a-cattedra-sostegno-a-nord-piu-posti-che-aspiranti-in-lombardia-primaria-4mila-posti-e-171-candidati-mentre-in-sicilia-superiori-30-posti-per-5-500-candidati-tutti-i-dati-per-regione/
https://www.corriere.it/scuola/primaria/24_febbraio_08/concorso-sostegno-lombardia-171-candidati-4-mila-posti-sicilia-3-mila-51-posti-3db0eaa0-c689-11ee-9ea0-9cc54f63b803.shtml?refresh_ce