“ARE YOU SERIOUS?” – LA PROTESTA D’ESPRESSIONE
Si assiste sempre più spesso alla nascita di ‘Movimenti di protesta’. Sono l’espressione di un disagio comune che invoca legittima esternazione.
Occorre, però, riflettere su argomenti e modalità di manifestazione del sentimento.
Quel che si nota è che molti tra questi movimenti non promuovono un pensiero costruito su studio e confronto, ma puntano a raccogliere largo consenso nell’immediato. Fanno leva sulla capacità di ‘farsi pubblicità’. E alla fine le piazze si riempiono di gente, perché gli slogan arrivano facilmente, specie ai più sensibili alle fake news.
Un meccanismo particolarmente efficace in un momento storico in cui le ‘voci da bar’ gonfiano a dismisura accattivanti teorie complottiste. E facilitano l’individuazione di un nemico comune da abbattare.
All’attenzione delle masse vengono posti temi che fanno presa sulla ‘pancia’ delle persone. Arrivare alla ‘testa’ è più difficile: occorre studiare bene ciò che si dice e perché lo si dice.
Vengono riproposti, in salse diverse, obiettivi attuabili attraverso certi tipi di politiche. L’esempio più ricorrente è quello legato alla promessa di piena sovranità al popolo (tanto che alcuni etichettano tali movimenti come di ‘populismo estremo’). Si invoca effettività della Carta costituzionale, del principio alla base delle democrazie contemporanee. Ma, senza consapevolezza dei possibili modelli di attuazione, l’invocazione è funzionale solo a scaldare gli animi, per altro per sé già bollenti.
Per dare sostanza al proposito di più consapevole rappresentatività popolare, sarebbe necessario maggiore spessore formativo.
Fino a quando si ripeterà che «la sovranità spetta al popolo», tutti inneggeranno a questo principio. Tutto tace, invece, quando si chiede quello sforzo in più, di riflessione, analisi e proposta, che serve a dare sostanza alle idee. Le piazze si svuotano.
Non è una critica alla protesta, né tantomeno ai contenuti, quando in linea con i principi fondamentali che ispirano l’identità nazionale.
Le persone meritano, però, di essere informate attraverso le giuste modalità, senza inneggiare alla comoda rivolta di piazza, ma combattendo per proposte fattibili, serie, concrete, risultato di studio approfondito.
Non è utile manifestare con slogan che il più delle volte fanno pensare “Are you serious?” (l’espressione inglese rende meglio l’idea). Le piazze si riempiono, ma le menti si svuotano di contenuti e capacità di valutazione critica.
Vale ancora l’insegnamento di chi sosteneva che «l’istruzione è l’unica, nobile, arma attraverso cui poter cambiare il mondo» [Nelson Mandela].
Di ALESSANDRO OTTAVIANI