ARTE DELLA CULTURA E CULTURA DELL’ARTE

ARTE DELLA CULTURA E CULTURA DELL’ARTE

La vera ricchezza

Arte della Cultura e Cultura dell’Arte.
Sembra quasi un gioco di parole, una di quelle filastrocche che si recitavano da bambini, ma, in realtà, queste parole ricordano il senso profondo di un legame che non deve mai essere dimenticato: non può esistere Arte senza Cultura e non può esistere Cultura senza amore per l’Arte.

Il termine ‘Cultura’ deriva dal verbo latino colere, che ha molti significati, tra i quali ‘coltivare’, ‘curare’, ‘vivere’, ‘frequentare’, ‘ornare’, ‘abbellire’, ma anche ‘onorare’, ‘venerare’, ‘trattare con rispetto’, ‘praticare’ e ‘celebrare’. In breve, la Cultura permette di coltivare le abilità, avere cura di se stessi e degli altri, abbellendo il mondo e la vita di ciascuno attraverso la celebrazione della bellezza, e permette di frequentare gli altri, trattandoli con rispetto e celebrando i loro meriti.

Non è mai scontato ribadire l’importanza di educare alla bellezza, di prendersi cura del proprio patrimonio culturale, che non consiste soltanto nelle opere d’arte di cui sono ricche le città italiane o nei paesaggi mozzafiato dei quali è ricco il territorio, ma anche nelle grandi capacità degli artisti, nel talento dei coreografi e dei ballerini, nelle parole dei poeti e dei scrittori e nella melodia dei compositori: non esiste, infatti, Musa che non abbia trovato ospitalità nel Bel Paese e che non lo abbia abbellito ricevendone in cambio onori e celebrazioni.
Questa è l’Italia.

Purtroppo, capita sempre più spesso di veder confondere la Cultura con la mera conoscenza o, peggio, con l’erudizione, rendendola così un qualcosa di elitario e, persino, di poco gradito.
Nulla può esservi di più sbagliato!
La Cultura è tanto lontana dalla conoscenza mnemonica di dati e informazioni quanto lo può essere l’Arte dalla mera capacità tecnica.

A questo proposito nel 2020 è stata pubblicata un’interessante ricerca dalla quale è emerso che la musica coinvolge emotivamente molto di più se a riprodurla sono musicisti in carne e ossa piuttosto che dispositivi elettronici, per quanto evoluti.
In breve, il cervello risponde in maniera diversa all’ascolto di diversi brani per pianoforte a seconda che siano realizzati da un computer o da musicisti professionisti.
I ricercatori hanno osservato che anche la ‘musica del computer’ è in grado di emozionare, ma non come quando si ascoltano gli stessi pezzi suonati da un pianista vero. Stefan Koelsch, ricercatore in psicologia presso il Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia ha provato a far ascoltare a venti soggetti non musicisti estratti registrati di sonate classiche per pianoforte misurando contemporaneamente la risposta elettrica cerebrale con l’elettroencefalogramma, la conduttanza cutanea che varia in base alla sudorazione e la frequenza cardiaca che fanno parte di una risposta emotiva: i cervelli dei partecipanti mostravano una evidente attività elettrica in risposta a cambiamenti musicali (accordi e inaspettati cambiamenti della chiave tonale), indipendentemente dal fatto che il brano fosse suonato da un computer o da un pianista, ma questa risposta era maggiore se a suonare erano pianisti veri.
La dimostrazione scientifica che i musicisti ‘comunicano’ quando suonano e che il cervello è capace di percepire queste comunicazioni, anche se privo di una formazione musicale formale.

Un ballerino, dunque, non incanta perché è capace di compiere specifici gesti atletici con la precisione di un robot, ma proprio per la sua capacità di ‘sentire’ la musica, di viverla e di trasformare i suoni in movimenti, così come un pittore non realizza un’opera d’arte semplicemente applicando delle regole o riproducendo la realtà, ma la interpreta, personalizzandola e rendendola unica.

Ogni artista mette nelle proprie opere la propria Cultura, ovvero il proprio modo di vivere la realtà, di abbellirla e di celebrarla.

Si pensi alla celebre opera d’arte ‘Guernica’: è impossibile capire ed apprezzare quest’opera se non se ne conoscono gli antefatti, se non si ha la capacità di comprendere i sentimenti che animarono Picasso mentre la dipingeva.
Un osservatore privo di cultura potrebbe, al pari dell’ufficiale nazista del famoso aneddoto, chiedere «Du hast dieses Grauen Meister?» per sentirsi rispondere dall’Artista «No, es su trabajo.». In queste quattro parole, apocrife e probabilmente mai pronunciate, c’è tutta la sintesi del rapporto tra cultura dell’Arte e arte della Cultura: l’artista ci invita a visitare e frequentare il suo mondo, il suo modo di vedere la sua realtà, noi lo onoriamo sforzandoci di comprendere il vero significato della sua Arte, di comprendere il suo messaggio e apprezzare la bellezza del suo impegno.

Proprio per questa ragione, senza Cultura non può esistere l’Arte, perché non si avrebbe la capacità di comunicare gli uni gli altri, di tramettere sentimenti ed emozioni. Certo, si potrebbero trasmettere dati, informazioni, ma, come ha dimostrato Koelsch, la comunicazione è altra cosa.



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