ARTE E CULTURA, RICCHEZZA DIMENTICATA
Verso un cambio di passo
I settori culturali e creativi, è noto, sono motore trainante per l’economia del Paese. Coprono il 6,1% del PIL, con un valore aggiunto di 95,8 miliardi di euro l’anno e 1,5 milioni di occupati.
Insieme a quello turistico, i comparti culturali e creativi sono tra i più colpiti dall’attuale crisi pandemica, con una percentuale di posti di lavoro a rischio stimata tra lo 0,8 e il 5,5% dell’occupazione in tutti i Paesi dell’OCSE.
Le misure di distanziamento sociale, in particolare, hanno determinato il blocco totale delle attività dei settori legati ad eventi e luoghi fisici, come i musei, le arti performative, la musica dal vivo, i festival, il cinema, etc. Il brusco arresto delle entrate ha messo a rischio non solo la sostenibilità finanziaria dei singoli coinvolti, ma anche quella dell’intera catena dei fornitori.
Gli effetti della crisi si avvertiranno per certo nei mesi, se non negli anni, a venire.
Si sente forte l’esigenza di cambiare passo. Partire da questo momento di difficoltà per iniziare a costruire un futuro che sia non solo un ritorno al passato, ma un’occasione per rafforzare il sistema, valorizzando le competenze e moltiplicando le interconnessioni.
Da 419 giorni i lavoratori dello spettacolo e degli eventi sono impossibilitati a svolgere la propria professione: ed è proprio questo numero ad essere rappresentato dalla manifestazione ‘Bauli In Piazza’ con la seconda manifestazione nazionale in programma oggi, 17 aprile, dalle ore 17.00, in Piazza del Popolo, a Roma.
L’associazione di promozione sociale ‘Bauli In Piazza – We Make Events Italia’ nasce il 10 ottobre 2020 in piazza Duomo a Milano in occasione di un evento storico: i lavoratori insieme ai rappresentanti delle imprese del mondo dello spettacolo e degli eventi manifestano per chiedere alle istituzioni di essere ascoltati. 1300 operatori e 500 bauli schierati per denunciare la grave crisi che sta attraversando tutta l’industria dello spettacolo e una specifica categoria di professionisti.
Con lo slogan “Un Unico Settore, Un Unico Futuro”, si chiede tutela a liberi professionisti, agenzie e società, tecnici audio, video e luci, direttori artistici, facchini, promoter, autori, etc.
Tra le richieste avanzate,
– l’istituzione di un fondo da erogare in soluzioni mensili a tutti i lavoratori dello spettacolo ed eventi, sia discontinui che partite iva, che coprano il periodo gennaio-dicembre 2021, per garantire una soglia minima di continuità di reddito;
– maggiore sostegno economico per le imprese della filiera basato sul fatturato annuo legato a spettacolo ed eventi;
– la composizione di un tavolo interministeriale che affronti la riforma del settore con particolare riferimento alla previdenza e all’assistenza delle lavoratrici e dei lavoratori.
E’ fondamentale avviare e dar seguito a una programmazione intersettoriale per la ripartenza dell’eterogeneo comparto, per confermarne la visione prospettica e l’agibilità imprenditoriale.
Ai fini del recupero, sarebbe opportuno altresì, fin sa subito:
– operare una revisione dei metodi di gestione del Fondo Unico per lo Spettacolo, con redistribuzione di piccole somme a beneficio delle compagnie e messe in rete nei teatri comunali e privati regionali, anche come strumento di lotta al lavoro sommerso;
– comporre albi professionali degli operatori dello spettacolo;
– definire agevolazioni fiscali parametrate a quelle già concesse in tutti i settori considerati a interesse pubblico.