Bisogna crederci nei sogni
Avere dei sogni e costruire il progetto giusto per realizzarli è il regalo più bello che possiamo fare a noi stessi.
Di solito, le ambizioni più grandi, in qualche modo, riguardano la relazione con gli altri. Non si esauriscono mai nella sola sfera individuale. Da sempre, i risultati migliori si realizzano con la condivisione dell’impegno. Il gioco che dà più soddisfazione è il gioco di squadra.
Credere in qualcosa è fondamentale. Vivere senza passione vuol dire rinunciare in partenza ai propri desideri.
Il rischio dell’‘effetto censura’ è sempre dietro l’angolo, perché è più facile abbassare le proprie pretese, per darsi l’illusione che sia possibile soddisfarle, che puntare in alto e dar seguito alle vere aspirazioni.
«I rapporti umani non seguono regole precise. Piuttosto seguono le onde della vita. Ci si unisce e ci si separa. Ci si allontana e ci si avvicina. Si naviga a vista, calma piatta o mareggiata. Qualcuno che esce fuori bordo e qualcuno che lo riacciuffa». Sandro Versace racconta che, a dire quale sia stato l’aspetto più straordinario e più entusiasmante della sua vita, «più ancora dei risultati ottenuti», quello è stato per certo la navigazione. Dice di aver voluto seguire il vento, il vento della famiglia, degli affetti, del progetto di portare avanti qualcosa di importante. Sa di averlo fatto partendo da una realtà piccola, Reggio Calabria, fino a raggiungere Milano in un’epoca storica di particolare evoluzione. Negli anni ’60, le principali case di moda, Missoni, Monteduro, Cerruti, erano tutti sotto un’unica firma, Walter Albini. Ma, in un tempo di grande fervore, il fratello Gianni riuscì a ricavare un proprio spazio disegnando abiti da cerimonia, creando fantasie nuove, combinando fiori e righe. Osando. Gianni «aveva guardato oltre». Nasceva così il marchio Versace. All’inizio sembrava difficile e non si poteva immaginare davvero, confessa oggi Sandro, come e quanto il tempo avrebbe dato loro ragione: «[a] ricordare quei momenti, ora mi viene da dire che siano stati dei pionieri, con poco tempo per riflessioni e ripensamenti, perché c’è una sola cosa da fare: cogliere l’attimo, l’attimo dell’effervescenza, dello spirito del tempo, ma anche l’attimo della preziosa incoscienza dei partecipanti».
Fa pensare.
Anche Meritocrazia nasce in un piccolo centro. In un paese della provincia di Avellino, quattro amici pensano a come dare continuità alla passione già condivisa nell’associazionismo forense. In poco tempo, 10.000 persone, in tutt’Italia, abbracciano l’intuizione di quel giorno.
Bisogna crederci nei sogni.
Bisogna comprendere quanto l’altruismo possa regalare anche a se stessi e quanto un progetto comune possa aiutare a realizzare ambizioni individuali.
Nel mondo delle cose facili, c’è chi ha compreso che la felicità vera richiede impegno e sacrificio. E scopriamo, giorno dopo giorno, di essere sulla strada giusta.
Abbiamo pubblicato la nostra proposta di regolazione dell’uso e della gestione delle piattaforme social e viene fuori che l’Europa sta elaborando una nuova strategia normativa volta a evitare lo svilimento dei diritti fondamentali nell’epoca del predominio tecnologico.
Sono passaggi importanti del nostro percorso, che vanno colti.
Ogni nostra iniziativa è un passo avanti verso un miglior benessere, a favore di tutti. A favore nostro e dei nostri figli.
Quello di Meritocrazia è un progetto fatto di passione, idee, consapevolezza, crescita personale, ma è anche una sollecitazione a riscoprire la bellezza dei sogni condivisi.
Censuriamo il futile. Conserviamo determinazione e costanza per quello che conta davvero.