BITCOIN: DALLE ORIGINI ALLE PROSPETTIVE FUTURE
I bitcoin sono nati per fornire un moneta esclusivamente virtuale ‘privata’, svincolata dal controllo dei Governi e delle banche. Tuttavia non possono essere considerati delle vere e proprie monete, ma dei beni immateriali soggetti a speculazioni finanziarie. Il loro valore economico subisce grandi variazioni in pochissimo tempo, tanto da essere considerati strumenti di investimento estremamente volatili.
Negli ultimi tempi si sente parlare con sempre più insistenza di criptovalute ed in particolare di Bitcoin.
Ma cosa sono davvero i Bitcoin e perché sono nati?
Prima di rispondere a queste domande occorre fare prima brevi cenni al sistema monetario ‘tradizionale’. In primo luogo occorre chiarire che la moneta, intesa come unità valutaria ufficialmente ammessa da uno Stato per lo scambio di beni e servizi (nonché come riserva di valore), può essere emessa solamente dallo stesso Stato che, esercitando la sovranità monetaria, ne controlla il conio, la circolazione ed il valore attraverso la Banca Centrale. La politica monetaria si basa su criteri ben precisi che sono orientati a garantire la stabilizzazione del potere di acquisto della moneta (più vale, più beni possono essere acquistati). Lo Stato e la Banca Centrale rispondono dunque alle esigenze di stabilità della valuta. Ad esempio, nel caso dell’Euro, diciannove Stati aderenti all’Unione Europea hanno adottato quale propria moneta l’Euro, che rappresenta la valuta ufficiale della ‘Zona Euro’.
L’Euro viene coniato esclusivamente sotto l’amministrazione della Banca Centrale Europea che stabilisce la politica monetaria dell’U. E.
Nella Zona Euro gli scambi commerciali di beni e servizi possono avvenire utilizzando come valuta monetaria solamente l’Euro.
Dunque il conio e la circolazione delle monete sono esclusivo appannaggio degli Stati (o raggruppamenti di Stati), i quali ne controllano i flussi attraverso la banca centrale e possono controllare le disponibilità di denaro di ciascuno attraverso le banche ordinarie che tengono traccia di tutte le movimentazioni effettuate dai propri clienti.
In tutto questo complesso sistema i diritti degli individui possono subire pesanti compressioni in quanto lo Stato, invocando il superiore interesse alla stabilità monetaria ed economica, può porre in essere misure fortemente restrittive del diritto alla privacy e del diritto di proprietà.
Infatti, senza preavviso, può decidere di applicare dei prelievi forzosi (c.d. tassa patrimoniale) sui depositi bancari o consentire il c.d. bail in in caso di crisi bancaria.
Ad oggi viene garantito il diritto di proprietà su depositi bancari entro la soglia dei 100.000,00 euro, oltre tale soglia si può essere soggetti a prelievi forzosi contro i quali c’è poco o nulla da fare!
Inoltre le banche ordinarie, in taluni casi, possono decidere di applicare interessi negativi sui depositi bancari che superino certe soglie (così come paventato dal gruppo Unicredit in questi giorni per i propri correntisti che abbiano depositi superiori ai 100.000 euro).
Come si vede la presenza dello Stato e di soggetti terzi come le banche possono incidere in maniera negativa sui diritti individuali.
Nel 2009, con il dichiarato intento di offrire una valuta di pagamento ‘privata’ e dunque svincolata dal controllo degli Stati, è stata lanciata la prima criptovaluta: il Bitcon!
Il suo creatore, di cui è noto il solo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, ha inteso dar vita al sogno rivoluzionario del movimento futuristico chiamato ‘Cyberpunk’.
Tale movimento, a cui aderisce buona parte dell’ambiente hacker mondiale, traendo ispirazione dal romanzo ‘Cryptonomicon’ dell’autore americano Neal Stephenson, edito nel 1999, inneggia ad un sistema in cui siano mantenute segrete le identità delle persone attraverso un complesso sistema di crittografia e che sia alimentato da una sorta di ‘oro digitale’ completamente indipendente e svincolato dal controllo dello Stato.
Ed infatti il Bitcoin, per come è stato ideato, assomiglia più all’equivalente digitale dell’oro che non ad una vera e propria moneta.
Infatti così come non abbiamo una disponibilità illimitata di oro (siamo vincolati a quanto ne esiste in natura) il sistema ideato da Satoshi Nakamoto prevede che non possano essere coniati più di 21 milioni di bitcoin. A differenza delle monete tradizionali, che possono essere coniate all’infinito, una volta raggiunto il limite di 21 milioni non potranno più essere messi in circolazione altri bitcoin.
In questo modo il valore dei bitcoin sarà dato solo dal principio domanda-offerta e non da politiche monetarie.
Inoltre il sistema Bitcoin per funzionare non ha bisogno di banche ordinarie e non è controllabile dai Governi essendo affidato unicamente ad un sistema di calcolo gestito da un complesso software.
Per garantire la sicurezza e la trasparenza delle operazioni di scambio dei bitcoin, prescindendo da soggetti terzi quali le banche o lo Stato, è stato creato un articolato sistema basato su un continuo scambio di informazioni completamente pubblico. Possiamo immaginarlo come un gigantesco registro, paragonabile ad un libro mastro, che contiene tutte le informazioni relative alla disponibilità di bitcoin.
Tale registro non è alterabile ed i bitcoin non sono duplicabili in quanto sono protetti da un codice crittografico di duecento cifre che sinora nessun hacker è mai riuscito a violare.
Tuttavia i bitcoin possono essere scambiati tramite internet in qualsiasi momento e da qualsiasi parte del mondo utilizzando semplicemente un pc, un tablet oppure uno smartphone senza alcun bisogno di una banca o un altro intermediario finanziario. Ogni volta che avviene uno scambio di bitcoin tale modifica viene annotata in un successivo blocco di informazioni che si innesterà direttamente su quello precedente che costituisce il libro mastro di tutto il sistema. Ogni dieci minuti il sistema effettua una validazione dei nuovi blocchi contenenti le informazioni degli scambi di bitcoin aggiornate.
La validazione avviene tramite un complesso sistema di calcolo crittografico gestito unicamente dai software del sistema.
Se qualcuno tenta di spendere più bitcoin di quanti ne possiede o cerca di spenderli due volte, la transazione non verrà validata.
Ad eseguire la verifica sono i cosiddetti miners o ‘minatori’, ossia soggetti dotati di sofisticati strumenti di calcolo esclusivamente dedicati al funzionamento dei software di validazione dei blocchi di informazioni. Esistono migliaia di minatori nel mondo e nessuno ne conosce l’identità.
Questi soggetti sono motivati ad eseguire queste operazioni di verifica, consumando ingenti quantità di energia elettrica, perché vengono poi ripagati dal sistema il quale, ad ogni validazione di blocco di informazioni, conia 12.5 bitcoin che assegna ai minatori in base al loro apporto al calcolo di controllo.
Per i bitcoin il controllo è garantito, dunque, dal funzionamento dei software e non da una banca o da un soggetto terzo.
Tutti i soggetti appartenenti al sistema bitcoin possono consultare i dati del libro mastro ma nessuno può conoscere l’identità degli individui che sono dietro le transazioni. Tutto ciò grazie alla crittografia delle informazioni.
Ad ogni portafoglio virtuale di bitcoin è collegata una stringa crittografata e non un nome e cognome. Quindi, quando si consulta il registro delle validazioni, si ha contezza solamente che ad una stringa crittografica è stata corrisposta una determinata quantità di bitcoin provenienti da un’altra stringa crittografica.
Non esiste nessun registro nel quale tali stringhe crittografiche siano collegate alle identità fisiche dei soggetti detentori di bitcoin.
Quindi, essendo un sistema interamente privato e gestito dagli stessi detentori di bitcoin, nessun Governo o Banca Centrale potrà interferire sul sistema e quindi non può esserci il rischio di subire prelievi forzosi, né l’applicazione di interessi negativi e soprattutto vi è la piena garanzia del rispetto della privacy dei possessori di bitcoin.
Come si è visto tale sistema ha ragion di esistere fin quando ci saranno soggetti motivati ad attribuire un ‘valore’ ai bitcoin.
Infatti, essendo un bene speculativo, se il valore dei bitcoin scendesse troppo i minatori potrebbero non ritenere conveniente continuare ad effettuare le verifiche nel momento in cui la ricompensa non basti più a coprire i costi di energia elettrica.
Tale rischio si correrà anche quando sarà coniato l’ultimo dei 21 milioni di bitcoin previsti dal sistema.
Per questo è davvero difficile fare previsioni sulla convenienza o meno di questa forma di investimento.
Occorre subito sgombrare il campo dal facile equivoco in cui in molti cadono: i bitcoin non sono paragonabili ad una moneta vera e propria ma al più sono beni speculativi immateriali. Fare scambi di beni o servizi facendosi pagare in bitcoin è paragonabile di più ad una permuta (o baratto virtuale) che non ad una transazione commerciale.
Chi accetta di essere pagato in bitcoin accetta anche il rischio connesso ad una ‘ricompensa’ non monetaria e dunque non garantita da uno Stato o una Banca Centrale.
Per come vengono oggi proposti dai tanti intermediari i bitcoin assomigliano di più ad uno strumento di investimento finanziario che, diversamente dalle azioni e dalle obbligazioni, ha la facilità di essere scambiato da un momento all’altro senza il bisogno di intermediari utilizzando strumenti propri quali pc o smatphone e garantendo l’assoluto anonimato degli investitori.
Giusto per dare un idea del valore economico dei bitcoin alla data di scrittura del presente articolo (15.10.2019) 1 solo bitcoin vale 7.408,43 euro (dato fornito da coinbase.com).
Se si considera che nell’anno 2015 1 bitcoin valeva in media circa 350,00 euro e che il picco massimo del suo valore è stato raggiunto nel dicembre 2017 laddove ha raggiunto quota 16.721 euro è facile capire che ci troviamo di fronte ad uno strumento finanziario estremamente volatile.
Ad oggi è difficile prospettare quale sarà il futuro dei bitcoin.
Prima di effettuare un investimento di ‘denaro vero’ in tale forma di criptomoneta occorre ponderare bene i rischi che si corrono tenendo bene a mente che in meno di un anno il loro valore potrebbe tanto raddoppiare quanto dimezzarsi!
Di VINCENZO PARMENTOLA
[Immagine da Pixabay]