‘Brain rot’: MI torna a invocare una regolamentazione dell’uso dei social network
“Brain rot” è la nuova espressione utilizzata per indicare “Il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, come risultato del consumo eccessivo di materiale considerato banale o non impegnativo” .
Pare che il nostro cervello si stia adattando progressivamente a processare solo stimoli semplici, disabituandosi alla complessità e al ragionamento. Collegati a simili effetti vi sarebbero intrecci tra produzione di dopamina e dipendenza dagli stimoli connessi allo scorrere dei contenuti e alla facilità di accesso ai medesimi, e ciò a prescindere da un vero interesse dell’utente.
Ripercussioni si avrebbero anche sul piano emotivo e relazionale, dovute non soltanto alla riduzione del tempo da dedicare alla vita reale ma, altresì, ad un sempre crescente impoverimento psicologico, alimentando il senso di vuoto, insoddisfazione e frustrazione.
L’interrogativo che si impone è se vi sia un qualsivoglia legame tra l’abuso dei social e di internet in generale, e l’aggressività sempre maggiore che si registra e che è descritta giornalmente nella cronaca giudiziaria.
Fino a qualche tempo fa, si negava ogni prova scientificamente apprezzabile del nesso tra deterioramento cognitivo, aggressività e abuso dei social. Ma oggi ci si chiede quale sia l’effetto legato all’abuso dei social e di internet, con particolare riferimento a contenuti violenti o anche semplicemente banali.
Se, da un lato, non si possono non riconoscere le potenziali risorse legate a un uso corretto di questi strumenti digitali, dall’altro, è indubbio che gli stessi costituiscono il mezzo ideale adottato dalla moderna e sempre più sofisticata criminalità. La rete accorcia le distanze, consente un contatto immediato funzionale alla realizzazione di molteplici tipologie delittuose che vanno, per fare qualche esempio, dalle banali molestie allo stalking, dal bullismo all’adescamento di minori, alle truffe, allo spionaggio.
A destare maggiore apprensione è l’utilizzo quotidiano e costante che i minori fanno della rete.
La personalità in evoluzione di bambini e adolescenti potrebbe risentire maggiormente del rischio di degenerazione cognitiva e comportamentale, oltre al rischio ulteriore legato appunto alla elevata probabilità di imbattersi in rappresentazioni aggressive o, comunque, illecite.
Meritocrazia Italia ritiene non più procrastinabile un intervento legislativo in materia che regolamenti l’uso dei social network e delle pagine virtuali, il cui utilizzo distorto sta creando una società priva di valori e colma di odio.
Torna dunque a proporre un intervento legislativo mirato a:
– imporre alle piattaforme digitali di dotarsi delle misure tecniche idonee a filtrare contenuti illeciti e a raccogliere efficacemente e tempestivamente le relative segnalazioni;
– disciplinare un’azione risarcitoria esperibile da chi subisce danni dall’uso malsano e distorto dei social e di internet;
– affidare agli operatori di settore migliori e più chiare linee di indirizzo sulla definizione dei contenuti illeciti e implementare le ipotesi di reato per le offese perpetrate sui social
– favorire la leale collaborazione tra gestori delle piattaforme e autorità giudiziarie e amministrative, munendo ogni cittadino di un account da scrivere sul documento di identità;
– predisporre una formazione scolastica adeguata sull’utilizzo dei social;
– consentire l’utilizzo e la visione di programmi per i minori di anni 16 solo per tempi limitati, per non più di un’ora giornaliera.
Stop war.