Caso Emily Pellegrini: si obblighi alla rimozione dei profili social non riferibili a persone reali
Solleva un polverone il caso di Emily Pellegrini, modella dal profilo Instagram a circa 175 mila follower, corteggiata da calciatori e altre note celebrità, ma in realtà frutto dell’intelligenza artificiale.
Spaventa l’approdo dell’evoluzione tecnologica, in grado di simulare la realtà in maniera impeccabile, tanto da rendere impossibile riconoscere ciò che è solo virtuale. Così, mentre il mondo si divide tra chi demonizza l’ia e chi ne resta affascinato, considerandola una miniera di opportunità, assistiamo inermi a un ennesimo sconvolgimento sociale ed economico, questa volta di ipersessualizzate “virtual influencer”, il cui status di creature inesistenti passa sotto traccia.
Sconvolge ancora di più il fatto che, svelato l’inganno, il profilo di Emily Pellegrini continui a esistere, se ne parli solo in riferimento al comparto degli influencer “umani” che si assumono penalizzati, e nulla si dicd sul neanche troppo celato fine di “adescamento” di una moltitudine concepito ad arte, neanche a dirlo, a fini di business.
È un dato che deve fare molto riflettere, sulla voglia diffusa di evasione dal reale, sulla perdita di importanza del contatto umano reale, sulla deriva di una società consapevolmente costruita sulla bellezza della finzione. L’esaltazione dell’immagine fine a se stessa. Perse le speranze nella possibilità di realizzare i propri sogni e vinti dalla disillusione, cerchiamo rifugio nella finzione del mondo virtuale e ricerchiamo affannosamente libertà di espressione nei social, creando ad arte e osannando modelli di vita basati sulla perfezione del superfluo.
Allora la questione non è nelle potenzialità o nei pericoli della tecnologia in sé, ma il modo in cui scegliamo di utilizzarla. La questione è l’assoluta mancanza di serietà e responsabilità nell’uso del mezzo, favorita dalla condotta spregiudicata dei gestori delle piattaforme social, detentori di uno strapotere economico del tutto fuori controllo e in grado di incidere anche sulle relazioni sociali e di pilotare gusti e modi di vivere.
Occorre un intervento di regolazione immediato. Anche per questo, ormai da mesi Meritocrazia Italia ha condiviso la propria proposta di t.u. per la regolazione della gestione e dell’uso delle piattaforme di condivisione, mirato a
– imporre alle piattaforme digitali di dotarsi delle misure tecniche idonee a filtrare contenuti illeciti e a raccogliere efficacemente e tempestivamente le relative segnalazioni, con previsione di un sistema di responsabilità anche risarcitoria nei confronti degli utenti danneggiati;
– affidare agli operatori di settore migliori e più chiare linee di indirizzo sulla definizione dei contenuti illeciti;
– favorire la leale collaborazione tra gestori delle piattaforme e autorità giudiziarie e amministrative;
– predisporre una formazione scolastica adeguata sull’utilizzo dei social;
– implementare le ipotesi di reato per le offese sui social e munire ogni cittadino di un account da scrivere sul documento di identità;
– consentire l’utilizzo e la visione di programmi per i minori di anni 16 solo per tempi limitati, per non più di un’ora giornaliera.
Si proceda da subito almeno alla rimozione dei profili social dichiaratamente non riferiti a persone realmente esistenti.
Stop war.