Caso Montefusco: contro la sottocultura della violenza non si cerchi conforto nel giustizialismo

Caso Montefusco: contro la sottocultura della violenza non si cerchi conforto nel giustizialismo

È dello scorso 14 novembre la notizia della docente di sostegno linciata da un gruppo di genitori inferociti.
Sulle prime, tante sono state le manifestazioni di solidarietà per la professoressa, anche alla luce del diffuso senso di sfiducia e di scoramento che spesso, anche in modo ingeneroso, accompagna le tematiche scolastiche che fanno i conti con dispersione, precariato, arretratezza strutturale e in generale bassa qualità dei risultati. Oggi invece si scopre, per avvio dell’inchiesta, che in realtà le accuse di molestie sessuale mosse alla docente sarebbero fondate al punto da giustificare una misura cautelare con un’ipotesi accusatoria.

La verità emergerà solo a seguito di un giusto processo, ma la vicenda non può non sollecitare una riflessione più ampia.

In questi stessi giorni, un altro caso di cronaca ha destato il dibattito ed è la sentenza del caso Montefusco, accusato di duplice femminicidio, ai danni della compagna e della figlia di lei, in cui si legge che, pur a fronte di una condanna pesantissima a 30 anni, le attenuanti generiche sarebbero state considerate prevalenti nella valutazione complessiva della condanna perché in sostanza il delitto sarebbe derivato da “ragioni umanamente comprensibili”.
La pronuncia, inutile a dirlo, tende a porsi in una posizione di rottura rispetto alle forti sollecitazioni di questo momento storico, che sarebbero state invece appagate nei casi Tramontano e Cecchettin (ma anche altri in realtà del 2024) conclusisi con l’ergastolo dei colpevoli.

Il comune denominatore tra due casi distanti tra loro è nella percezione soggettiva della giustizia e nella possibilità o meno di giustificare atteggiamenti violenti sulla base di una vera o presunta reazione a comportamenti altrettanto gravi che, in quanto tali, dovrebbero indurre se non tolleranza ma quasi empatica solidarietà nei confronti dell’autore di violenza, pur meritevole di punizione.
Sebbene tali considerazioni siano sempre più presenti nel dibattito pubblico, però, esse rivelano la loro intrinseca insidiosità perché avallarle consentirebbe di legittimare forme di giustizia privata che sono invece abiurate dall’ordinamento e che segnerebbero un regresso a uno stato di natura che si affida alla giustizia sommaria di piazza piuttosto che a quella, l’unica, istituzionale dello Stato.

In disparte i casi specifici, si avverte l’urgenza di un intervento sistemico che non si limiti a considerare le frange dello Stato separate a compartimenti stagni, ma come apparati di un unico organismo pubblico al momento gravemente sofferente. La sfiducia nella giustizia dei tribunali, il sentirsi adeguatamente tutelati dalle istituzioni, quel sentimento di rivalsa per cui un riscatto è tale se arriva tutto subito sono i principali fattori della deriva giustizialista che minaccia la tenuta sociale dello Stato.
La sottocultura della violenza è il leit motiv che deve essere contrastato al quale deve fare da contraltare l’efficienza dello Stato nella garanzia dei diritti dei cittadini, la serietà della gestione dei processi, nelle doverose assunzioni di responsabilità da parte di coloro che per funzione e ruolo ricoperto sono chiamati a svolgere incarichi pubblici. Si investa nella formazione, nella professionalità dei pubblici dipendenti a tutti i livelli e nella serietà delle conseguenze, già sul piano disciplinare, in caso di responsabilità o incompetenza.
Meritocrazia Italia reputa essenziale che si renda effettivo il sistema del reclutamento in ogni concorso pubblico affinché siano il merito e l’equità a tracciare i binari sui quali si selezionano i titolari di un pubblico impiego: il posto fisso non deve essere solo il comico adagio di un film graffiante, ma la sede in cui cittadini responsabili fanno la propria parte per costruire un Paese sano in cui restare è meglio che partire.



<p style="color:#fff; font-weight:normal; line-height:12px; margin-bottom:10px;">Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso consulta la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.</p> Leggi la nostra cookie policy

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi