Caso Starlink: gli asset strategici restino sotto il controllo europeo
I problemi del Paese sembrano essere stati messi in standby dal possibile accordo con Starlink.
Il dibattito sul tema monopolizza da giorni le pagine di giornale, tra chi accusa il Governo di servilismo e chi lo considera un’opportunità per la sicurezza delle comunicazioni, anche considerata la mancanza di una valida alternativa europea o italiana.
La tecnologia di Starlink non è nuova: si basa sul lancio di satelliti in grado di comunicare tra loro e con la Terra. Il vero monopolio di Musk non riguarda la connettività satellitare, ma l’accesso allo spazio. SpaceX ha recentemente battuto il record di 400 lanci riusciti in un anno, mentre le aziende europee si fermano a poche unità. A fronte di oltre 6.000 satelliti Starlink già in orbita (e altri 30.000 in fase di autorizzazione), l’Europa non ne ha ancora lanciato nessuno.
Nulla di rivoluzionario allora. L’impiego di Starlink in Italia risale già al 2023. Durante l’alluvione in Emilia-Romagna, ha garantito le comunicazioni di emergenza. Nel 2024, Telespazio, joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%), ha siglato un accordo con SpaceX per la commercializzazione del servizio e a breve parteciperà ad un gara della Regione Lombardia.
L’Europa sta portando avanti, con il contributo pionieristico dell’Italia, il progetto IRIS², annunciato nel 2022, che prevede una costellazione di 290 satelliti in orbite multiple, ma i primi che saranno operativi non prima del 2030.
Sul piano nazionale, il disegno di legge Spazio in discussione alle Camere prevede la creazione di una riserva di capacità trasmissiva nazionale attraverso operatori UE o NATO. Questi sviluppi sono positivi, ma non bastano a rispondere nell’immediato alle esigenze di sicurezza imposte dai conflitti e dalle emergenze.
Meritocrazia Italia, pur riconoscendo la priorità della sicurezza nei settori strategici, invita a non rinunciare alle garanzie legislative e ai presidi nazionali per gestire eventuali collaborazioni, assicurando il rispetto della finanza pubblica e la tutela degli interessi dello Stato. Al contempo, è essenziale affrancarsi da una posizione di subalternità tecnologica, potenziando gli investimenti in connettività satellitare e ibrida terrestre, favorendo aziende nazionali o europee per evitare il drenaggio di risorse verso grandi competitor esteri. Sullo sfondo c’è un sistema di alleanze che non può esigere il prezzo della tutela di asset strategici, i quali devono rimanere nazionali o al massimo europei, perché la sovranità non deve essere solo proclamata, ma difesa con scelte concrete.
Stop war.