Caso Stellantis: si superino le contrapposizioni per la definizione di una strategia di recupero

Caso Stellantis: si superino le contrapposizioni per la definizione di una strategia di recupero

Ad annunciare il divorzio tra l’ex Ad e Stellantis sono stati in primis i pessimi risultati del 2024, fortemente al di sotto delle aspettative.
Sul fronte italiano, basti pensare che gli stabilimenti di Mirafiori, Cassino, Melfi, Pomigliano, Modena e Atessa sono attualmente in forte sofferenza e, stando ai dati ufficiali, potrebbero chiudere l’anno con un calo produttivo stimato intorno al 30% rispetto all’esercizio precedente.

L’addio di Tavares ha generato non poche ripercussioni sui mercati finanziari, attualmente in preoccupante fibrillazione. Al centro di tutte le polemiche vi sono le strategie di Tavares incentrate quasi esclusivamente sull’abbattimento dei costi piuttosto che sull’aumento delle vendite. La crisi del settore ha inevitabilmente influenzato anche il dibattito politico, spesso segnato da contrapposizioni tra maggioranza e opposizioni.

Meritocrazia Italia chiede un cambiamento d’approccio, per la definizione di soluzioni condivise e strategie integrate per affrontare le sfide del settore e rilanciare l’economia nazionale. L’analisi delle cause del dissesto economico e industriale non può, infatti, prescindere da una valutazione attenta dei fattori principali che lo alimentano.

Accanto agli effetti della transizione ecologica, che impone un ripensamento complessivo dei sistemi produttivi, e alle difficoltà economiche globali, emerge con chiarezza un deficit strutturale nell’ambito della ricerca scientifica e tecnologica. L’assenza di investimenti significativi in ricerca e sviluppo e la lentezza nell’adottare tecnologie innovative, come la mobilità elettrica, l’automazione e i sistemi digitali, hanno penalizzato la competitività del settore.
Questo ritardo rappresenta un freno alla capacità del Paese di innovare e competere efficacemente sui mercati internazionali.

La crisi dell’automotive italiano non è però solo industriale, ma anche sociale ed economica, e richiede interventi che combinino rilancio produttivo, sostenibilità ambientale e supporto alle fasce più deboli della popolazione.

Meritocrazia Italia, in linea con le proposte già avanzate nel tempo, invoca l’adozione di un piano che preveda la sostituzione dei veicoli più obsoleti, responsabili di un significativo impatto ambientale, attraverso incentivi mirati e calibrati sul reddito delle famiglie. Le agevolazioni, pensate in modo progressivo, consentirebbero alle famiglie a basso reddito di accedere a veicoli di ultima generazione, favorendo così non solo la riduzione delle emissioni ma anche il miglioramento della qualità della mobilità individuale.
Questo intervento dovrebbe accompagnarsi a una razionalizzazione del numero di veicoli circolanti rispetto al fabbisogno territoriale, con misure differenziate: nelle città, si dovrebbe puntare sulla maggiore promozione di servizi di mobilità pubblica o condivisa elettrica o comunque a basse emissioni; nelle zone rurali, invece, è fondamentale garantire l’accesso a mezzi privati moderni e sostenibili, dato il minor accesso ai trasporti pubblici.
Una tale strategia rappresenterebbe un volano per la ripresa del settore automobilistico, incentivando una domanda sostenibile e stimolando l’industria a innovare i sistemi produttivi e a soddisfare le nuove esigenze di mercato. Al contempo, offrirebbe una risposta concreta alle necessità delle famiglie più vulnerabili, riducendo il divario sociale e garantendo una mobilità dignitosa per tutti.
Serve una strategia che sappia coniugare progresso economico e sostenibilità uniti a una solidarietà che rafforza il tessuto sociale.
Stop war.



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