CATTEDRALI, NON CASTELLI DI SABBIA – 13 MARZO 2022
Il 16 aprile 2019, la giovane svedese Greta Thunberg cercava di convincere il Parlamento europeo che non è ancora troppo tardi per agire, ma servono da subito visione di ampio respiro, coraggio e ferrea determinazione. Invocava l’adozione del c.d. cathedral thinking. Chiedeva a tutti di svegliarsi dal torpore e rendere possibili i cambiamenti necessari. Fare del proprio meglio, ammoniva, non è più sufficiente. Serve qualcosa in più: toccare l’impossibile.
Il discorso di Greta richiama alla memoria l’incredibile mobilitazione che, nel medioevo, impegnava artigiani, clero, nobili e governati nella realizzazione di nuove cattedrali, alla ricerca di un più diretto contatto tra uomini e Dio. Una missione che univa tutti in un medesimo obiettivo.
Si trattava di una delle più grandi sfide di ogni tempo. Si sapeva quando sarebbero iniziati i lavori, ma non si immaginava quando e se l’opera sarebbe stata portata a compimento.
Oggi, in tutto il mondo, ogni cattedrale è centro nevralgico della città, simbolo di resilienza, custodia di storia e fascino.
Nel 2022, ha senso tornare a lavorare insieme alla costruzione di nuove cattedrali? È ancora possibile raccogliere la costanza e la creatività attorno a opere destinate a durare nei secoli?
Probabilmente sì. Ma il compito non può essere affidato soltanto allo Stato.
Nessuna impresa può avere successo finché il cittadino si limita a osservare, inerte e vittima del proprio stesso disfattismo.
L’impegno civico di ciascuno è linfa vitale. Serve il supporto del popolo per riportare i gruppi politici, dilaniati al loro interno dal desiderio dei singoli di emergere e prevaricare, alla serietà della loro missione. La classe politica mostra oggi tutta la sua fragilità, priva di quella forza che soltanto la coesione può dare. La voglia di autoaffermazione vince sulla propensione al sacrificio della costruzione.
Nella sanità, nel settore della formazione, dello sport, delle infrastrutture, della ricerca, sono tante le cattedrali ancora da realizzare. Obiettivi ambiziosi, raggiungibili se ciascuno fa la sua parte.
Lo scenario è desolante.
Inquinamento, desertificazione, alterazioni climatiche. Sono soltanto alcuni dei sintomi di un mondo alla deriva.
Per risolvere davvero i problemi, senza crearne altri, non sono utili interventi privi di visione e lungimiranza. Serve, invece, saper sollecitare il senso di responsabilità. Serve, ad esempio, sostenere le imprese nella scelta di rivedere i sistemi produttivi, accompagnandole verso soluzioni di migliore sostenibilità. Imporre un cambiamento facendo affidamento sulla sola forza delle singole aziende, vorrebbe dire condannarle al fallimento, con effetti devastanti anche per tutte le altre impegnate nel ciclo produttivo.
Queste sono le nuove cattedrali da erigere.
Il medioevo è da sempre considerata epoca buia, ma in realtà si seppe illuminare della creatività e della tenacia di chi credeva fortemente nel cambiamento. Oggi è molto più difficile di allora incontrare persone davvero pronte a dedicarsi a una missione comune. Perché non c’è tempo, e la frenesia del quotidiano distrae dall’importanza dell’atto altruistico.
Ma la felicità non è fatta di sopravvivenza. Tenere lo sguardo basso al presente, senza guardare al futuro, annienta i desideri e mortifica le personalità.
L’ambizione di Meritocrazia è quella di costruire la moderna cattedrale del benessere condiviso. Lo sta già facendo, al suo modo. Con l’impegno giornaliero di tanti cittadini mossi soltanto da senso di responsabilità e voglia di dedicare parte delle proprie energie al bene comune. Seminando idee e proposte, e credendoci. Dando prosa alla poesia della solidarietà, nel desiderio di rimediare agli errori di ieri, che lasciano il segno anche nell’oggi e che, purtroppo, ancora di ripetono.
«Un tas de pierres cesse d’être un tas de pierres, des qu’un seul homme le contemple avec, en lui, l’image d’une cathédrale» (Antoine de Saint Exupéry)