«CHE COSA VUOI FARE DA GRANDE?» – 12 LUGLIO 2020
Le aspirazioni di oggi sono molto diverse da quelle raccontate dai Giovani di qualche anno fa.
Cambia il contesto, cambiano i sogni.
Realizzare le proprie ambizioni lavorative, sociali e familiari è molto più faticoso che in passato. Eppure si ha l’illusione di poter aggirare l’ostacolo grazie a quegli strumenti che consentono di far tanto rumore da attirare l’attenzione su di sé con piccoli gesti. I social network sembrano una scorciatoia comoda per raggiungere velocemente il successo.
È l’inganno portato dalle degenerazioni di un capitalismo incontrollato. L’attenzione mediatica non basta per costruire il futuro su basi solide.
Il capitale non ha dove, è mobile, è ovunque e sempre. Storicamente, invece, il lavoro è localizzato nel luogo di vita, sempre che l’occasione non porti più lontano.
Il quadro degli impieghi lavorativi nel post-moderno perde organicità e quella coerenza che dovrebbe tracciare una linea di continuità tra lavoro ed evoluzione sociale. La disorganizzazione è all’evidenza. Ne va della coesione sociale.
Il capitalismo finanziario ha eroso l’essenza stessa del lavoro come strumento di realizzazione di sé. Esiste un’iniquità inaccettabile tra status lavorativi (e, quindi, tra livelli retributivi). Il divario in termini di ritorno economico e soddisfazione tra il manager dell’alta finanza e il piccolo imprenditore è sensibilmente cresciuto rispetto agli scorsi anni. Un esempio fra mille.
È lo specchio degli equilibri economici che reggono il mondo. La ricchezza concentrata nelle mani di alcuni è equiparabile a quella realizzata da migliaia di cittadini in un intero Stato.
Non ci si può voltare dall’altra parte. Serve reagire, per riconquistare un’idea di vita differente.
La sfida è ardua e non può essere affrontata se non con compattezza.
Non è più il tempo della contemplazione e dell’attesa. La società tutta è chiamata a una maggiore responsabilità. Nessuno può disinteressarsi della cosa pubblica, della quale il proprio individuale contesto di vita (lavorativo, familiare, delle relazioni sociali) non è che un piccolo tassello. Voltarsi dall’altra parte è segno di miopia e debolezza. L’ignavia di chi potrebbe dare il proprio contributo merita riprovazione.
Il granello di sabbia che ciascuno può dare in apporto può rivelarsi fondamentale a creare il paesaggio più bello che si possa descrivere.
Meritocrazia Italia vuole riportare lo sguardo di tutti sulla centralità della partecipazione all’azione politica. Affidare il governo al Popolo vuol dire restituire ai cittadini la verità, perché ogni scelta sia una scelta consapevole. Ma questo passa dalla presa di coscienza che il problema del singolo è il problema di tutti, l’affanno di uno è la sconfitta dell’intera società.
Viceversa, la notorietà dell’individuo non giova alla comunità. Non è il numero di follower a fare la differenza. Non basta la visibilità conquistata con le trasmissione televisive a risolvere il problema.
Il guadagno facile non giova.
Il sacrificio – valore che possono raccontare con contezza soltanto le passate generazioni – è l’unico strumento che può consentire di aggiungere mattoni a costruzioni solide. A beneficio delle generazioni future.
Ogni lavoro conserva in sé nobiltà quando la fatica fisica e mentale portano soddisfazione per quanto realizzato.
Per realizzare un mondo migliore servono determinazione, costanza e abnegazione. Servono equilibrio e capacità di riflessione.
Questa è la strada che Meritocrazia ha deciso di intraprendere.