CHE GLI IMPRENDITORI SIANO SOCIAL-I
Il ruolo della coesione nell’attività d’impresa
Il rapporto ‘Coesione è Competizione 2021’ – che ha elaborato i dati provenienti dalle 3.000 PMI manifatturiere tra i 5 e i 499 addetti alle quali è stato applicato un ‘indicatore di coesività’ teso a misurare l’apertura rispetto a una pluralità di soggetti quali i lavoratori, le istituzioni, le altre imprese, le realtà di terzo settore e i consumatori – evidenzia la necessità, anche nel mondo PMI, di un esame umano dei propri rapporti interni ed esterni. Perché se, da un lato, la rinascita post crisi del 2008 e il momento pandemico hanno evidenziato la necessità di un approccio innovativo dal punto di vista degli assetti proprietari ed economici e programmato l’utilizzo dei fondi PNRR in digitalizzazione, innovazione, sviluppo dei processi produttivi con uno sguardo alla green economy e circolare, dall’altro, ha imposto una riflessione sulla propria territorialità, sull’effettiva coesione e inclusione sociali.
Imperativo è ripensare il modo di stare nel mercato, che sia più equo, più giusto e in grado di creare valore condiviso, mentre l’Europa ‘spinge’ alla strutturazione di un’impresa sociale. Ma la spinta europea, se per un verso incoraggia la creazione di una normativa ad hoc per il terzo settore che possa ritenersi condivisa e riconosciuta da tutti gli Stati, dall’altro riporta alle origini della realtà di strutturazione dell’impresa medesima.
Ed è in questa dicotomia ‘europeizzazione – realtà territoriali’ che si instaura la dinamicità della PMI coesiva.
Essere un’impresa inclusiva significa saper produrre valore sociale investendo nella forza delle relazioni umane, al fine di realizzare realtà territoriali attive, opportunità lavorative nelle zone di origine, costruendo percorsi di inclusione e partecipazione con le attività sociali e gli enti territoriali.
Investire nel Prodotto Interno Umano, significa realizzare prospettive trasversali: dall’occasione lavorativa, alla società attiva, ai centri di formazione, al recupero sociale ed alla declinazione formativa specializzata o all’individuazione di modalità innovative di produzione e di mercato.
Coesione e realtà.
Perché da una parte la sollecitazione europea fa sognare, ma dall’altra l’incertezza del mercato e il timore della chiusura frena la spinta emotiva d’oltralpe. Per questo, le realtà delle PMI hanno ritenuto di dover tornare a investire nella dimensione della propria realtà, valorizzando quanto già presente e coinvolgendo le realtà territoriali. Tali strategie rendono consolidata la conoscenza territoriale e stretta la rete di collaborazioni, abbattendo i costi dei fornitori, i tempi di reazione del mercato locale ed altresì dello scambio domanda/offerta del mercato del lavoro.
Grazie ai legami territoriali primaria diviene la scelta di coesione sociale, ambientale ed inclusiva (cfr. Symbola, Coop Lombardia e PizzAut). Perché se funzionale ad un elemento sociale diviene la scelta di inclusione, più forte diviene il rapporto sociale con quella realtà, anche dal punto di vista economico.
Altra accezione è la scelta coesiva ambientale a favore della socialità. Investire in processi produttivi a basso impatto ambientale o a ridotto consumo nel rispetto della green economy provoca quale diretta conseguenza il feedback positivo della realtà territoriale nella quale l’impresa medesima è collocata (oltre alla circostanza che tali innovazioni rispettano non solo gli obiettivi stabiliti dall’agenda ambientale 2030, ma gli impegni del neo concluso COP 26).
Ma coesione nei confronti di chi e che cosa?
Coesione non solo rispetto ai rapporti con l’esterno, ma soprattutto nei rapporti interni, perché diverso è l’approccio tra dipendenti e datore di lavoro interessato al benessere del proprio lavoratore e al coinvolgimento progettuale al fine di ottenere un miglioramento dell’assetto organizzativo, che coinvolga e consideri altresì lavoratori ed opinioni diverse sino a renderlo co-decisore rispetto alle scelte aziendali (si veda l’esperienza di Honda Italia, dove la realizzazione delle iniziative aziendali finalizzate a migliorare il dialogo e il confronto di idee tra lavoratori con competenze diverse ha portato alla realizzazione di nuovi brevetti).
Resta il terzo aspetto relazionale, forse il più importante, che coinvolge il rapporto impresa e terzi consumatori.
Non si tratta solamente dell’individuazione marketing di un mood e di un target unico di destinatari, ma di un coinvolgimento diretto al fine di ottenere feedback immediati del proprio prodotto. La creazione di un’impresa coesiva sia sociale che ambientale inoltre, attira trasversalmente consumatori green ed animi sociali sensibili, con una diretta influenza del mercato verso il prodotto ‘buono’.
Questa nuova modalità di stare sul mercato sembrerebbe assumere rilievo, secondo la ricerca condotta dalla Fondazione Symbola, portando a risultati incoraggianti sotto diversi punti di vista.
Un primo profilo riguarda il fatturato e mostra come gli investimenti delle imprese coesive abbiano portato a importanti risultati anche sul piano prettamente economico; altro elemento riguarda l’apertura verso mercati internazionali, in quanto la quota di imprese coesive relazionate con i mercati esteri è infatti di gran lunga maggiore rispetto alle imprese non coesive (58% contro 39%). Tale dato dimostra una maggior propensione per le imprese coesive a essere più competitive anche a livello internazionale.
Resta poi l’esposizione finanziaria verso terzi, rappresentata dalla necessità di investire le proprie finanze in imprese sostenibili e progetti sociali. Anche tale prospettiva sembrerebbe rivelare un trend in aumento e volto al sostegno dell’impresa sociale. Numerosi sono gli istituti di credito che hanno previsto e istituito forme di finanziamento destinate a tutte quelle imprese che decidono di mettersi in gioco legando la propria competitività alle parole coesione sociale e green economy.
La coesione sembrerebbe diventata un vero e proprio fattore strategico, dimostrando come le imprese coesive siano al tempo stesso più competitive e più performanti anche a livello di fatturato. Paradossale e assurdo che solo a seguito dei fallimenti economici si palesi che la risorsa sulla quale investire resti quella umana e sociale, assicurando in tal modo il rispetto dei diritti umani e la riduzione delle disuguaglianze economico-sociali ed ottenendo al contempo produttività e competitività economiche.
L’auspicio è che l’economia italiana veda in tempi stretti l’affacciarsi sul mercato interno ed europeo moltissime imprese che, consapevoli delle vere risorse sulle quali investire, abbiano scelto di percorrere gli itinerari della coesione e dell’inclusione, sostenuti da norme e progetti che possano rilanciare l’economia italiana attraverso la sua risorsa più rara: gli italiani.