
Click day: le proposte di MI per il superamento delle inefficienze del meccanismo
Prende il via il click day per l’ingresso in Italia di oltre 181.000 lavoratori extracomunitari, destinati a impieghi stagionali, non stagionali e autonomi. Un sistema che, nelle intenzioni, dovrebbe rispondere alle esigenze del mercato del lavoro ma che nella pratica si traduce in una competizione dettata più dalla rapidità di connessione che dalla qualità della richiesta.
Il meccanismo prevede che le domande siano valutate in ordine di presentazione, in un contesto in cui migliaia di utenti si connettono simultaneamente alla piattaforma ministeriale. La possibilità di ottenere un’autorizzazione non dipende dalla reale necessità occupazionale o dalla corrispondenza tra domanda e offerta, bensì dalla prontezza tecnologica e dalla fortuna di trovarsi sulla piattaforma giusta al momento giusto.
Il risultato: sovraccarico del sistema, rallentamenti, disagi.
Ma le criticità non si esauriscono nella gestione informatica.
La rigidità della procedura impone tempistiche poco aderenti alle esigenze effettive delle imprese e dei lavoratori. La suddivisione per categorie professionali, anziché facilitare il processo, lo irrigidisce, impedendo ai datori di lavoro di accedere con flessibilità alle risorse di cui realmente necessitano.
A ciò si aggiunge il rischio che il sistema sia utilizzato più come una sanatoria mascherata che come uno strumento di programmazione dell’immigrazione. La lentezza dell’iter burocratico per il rilascio dei visti e dei permessi di lavoro, unita all’assenza di un meccanismo selettivo basato sulle competenze, porta a una paradossale situazione in cui le aziende assumono lavoratori senza averli mai incontrati e senza alcuna certezza sulle loro reali qualifiche.
Un modello tanto inefficiente quanto anacronistico che Meritocrazia Italia propone di superare attraverso una riforma strutturale del sistema, fondata su:
– un periodo di presentazione delle domande più ampio, per garantire un autentico incontro tra domanda e offerta di lavoro;
– l’abolizione della suddivisione per categorie professionali, restituendo alle imprese la libertà di selezionare i profili più adatti alle loro necessità;
– un adeguamento delle quote disponibili, calibrando sulla reale domanda di manodopera;
– una drastica semplificazione burocratica, affinché il processo di regolarizzazione non si trasformi in un labirinto amministrativo;
– criteri di trasparenza e qualificazione, affinché le richieste di assunzione riportino informazioni chiare e verificabili sulle competenze dei lavoratori.
L’immigrazione è una risorsa da gestire con lungimiranza, equilibrio e responsabilità. Non servono soluzioni improvvisate o meccanismi emergenziali. Serve una visione strategica, capace di coniugare accoglienza e sviluppo, diritti e doveri, creando un sistema che sia giusto per chi cerca un futuro migliore e utile per il Paese che lo accoglie.
Stop war.