CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA: LO STATO NON FACCIA FALLIRE LE IMPRESE – COMUNICATO 20.10.21

CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA: LO STATO NON FACCIA FALLIRE LE IMPRESE – COMUNICATO 20.10.21

È in discussione alla Camera la conversione in legge del d.l. Pagni, in materia di crisi e risanamento delle imprese, con il quale è disposto, tra l’altro, il differimento dell’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa.
È noto che il primo tentativo di riforma del settore ha avuto fin da subito necessità di ritocchi, per mancato allineamento con la direttiva Insolvency n. 1023/2019.
A oggi, tante sono ancora le incertezze in ordine alla sorte del Codice della Crisi dell’Impresa.

Nella crisi perenne del nostro sistema produttivo, con una elevata pressione fiscale e una falcidia nella erogazione del credito a opera delle Banche, l’imprenditore Italiano si trova a dover fronte a quotidiani impegni finanziari anche nei confronti dei dipendenti con notevoli sacrifici.
E’ documentalmente accertato che il primo motivo di difficoltà finanziaria per le imprese sia generato dal faticoso rapporto con lo Stato anche dal punto di vista della burocrazia.
Su ciò bisognerebbe improntare una riforma organica che ponga le basi per un rapporto duraturo tra Stato ed Impresa a tutto vantaggio del sistema economico.

In una situazione come questa andrebbe certamente riscritta la normativa a supporto delle aziende in crisi cercando di:
– non far fallire aziende che hanno crediti verso lo Stato (documentabili e certi);
– non spossessare il patrimonio del fallito dopo la dichiarazione di fallimento;
– far partecipare il fallito alla gestione transitoria della procedura fallimentare (salvo se vi è ipotesi bancarotta) per avvantaggiare l’apprensione di maggior risorse da investire nel ceto creditorio.

Ora, che le imprese italiane, rispetto alle consorelle d’oltralpe, siano sottocapitalizzate e che gli assetti amministrativi coincidano con la proprietà è cosa nota. L’attuazione del Codice della Crisi dell’Impresa richiede invece stabilità, consapevolezza, patrimonio, organizzazione e pianificazione: termini con i quali ancora l’economia italiana non ha adeguata confidenza.

Eppure l’obbligo imposto di adeguamento alla normativa può realmente rappresentare un’opportunità. Prendere atto dei limiti e delle criticità della propria realtà permette di pianificare in termini temporali e di investimento economico ed umano, con maggior completezza e tempestività, tutti quegli interventi capaci di salvaguardare la continuità aziendale. Perché questo dev’essere l’obiettivo comune e unico dell’impresa italiana: conoscere le criticità e adeguarsi al fine di divenire competitivi e capaci di affacciarsi con nuova linfa al mercato nazionale ed europeo. Obiettivo che si raggiunge con strategia e organizzazione, ma anche con bandi e progettazione europea e con digitalizzazione dei processi produttivi, come già da missioni del PNRR.

Su queste convinzioni, Meritocrazia Italia auspica che il comparto imprenditoriale sappia cogliere l’occasione di un esame obiettivo del proprio ‘stato di salute economico’, e che, dall’altro, le associazioni di categoria maggiormente rappresentative sappiano dare sostegno agli imprenditori in difficoltà che necessitano di una guida al fine di ottimizzare o magari chiudere, ma senza ulteriori danni, la propria attività.
L’obiettivo è conoscere quali e quanti interventi siano da pianificarsi nel breve e medio termine al fine di ottimizzare rendimento e costi, verso un’impresa 4.0 che sia di rilancio della competitività nel panorama nazionale ed europeo.



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