
Come un ponte tibetano
Una leggenda vuole che un giorno un certo intellettuale si fosse messo in testa di attraversare un fiume tra le alture dell’Himalaya, ma che un pescatore del posto gli negò il favore di traghettarlo. Ma lui non volle arrendersi alla volontà altrui e, convinto che i traguardi si possono sempre raggiungere grazie al proprio impegno personale, prese iniziativa e progettò un ponte. A beneficio proprio e di tutti coloro che si fossero trovati nella sua situazione. Venne così realizzato il primo ponte tibetano.
Sono opere incredibili. I ponti tibetani, sospesi a centinaia di metri d’altezza e lunghi decine, resistono ai venti e offrono esperienze meravigliose anche per l’immersione in paesaggi mozzafiato.
C’è un ponte tibetano anche in Italia, si trova in Basilicata.
Sono stati replicati in tantissimi posti nel mondo. Con un po’ di fantasia si possono immaginare modelli utili capaci di resistere nel tempo e a tutte le condizioni atmosferiche.
L’ingegno può portare anche a questo.
E si pensi pure alla legge. Se adeguatamente interpretata e applicata, la legge sottende quei principi generali della coesistenza sociale che restano punti di riferimento solidi. Fa da presidio ai diritti fondamentali. Dare una regola ai rapporti sociali favorisce il pacifico scambio delle idee e fa sintesi dei tanti diversi interessi.
La legge del bello, del gusto, della raffinatezza informa l’arte e la cultura e le rende universali e immortali.
L’Italia ne porta testimonianza. Un Paese piccolo ma capace di esportare l’amore per la propria lingua, capolavori letterari e musicali. Addirittura tanti nostri punti di forza sono maggiormente valorizzati all’estero; l’opera è seguita poco qui, ma in alcuni Paesi orientali le serate di lirica in italiano registrano migliaia e migliaia di spettatori. Non serve, poi, citare Dante, Michelangelo e Leonardo.
Meritocrazia Italia vuol fare la propria parte in questo, e introdurre un modo nuovo di lavorare agli equilibri mondiali, attraverso la competenza, il merito e l’equità sociale. Possono sembrare delle ovvietà, ma si scopre che non lo sono affatto quando ci si scontra con la realtà di persone che non hanno tempo da dedicare all’altro, di persone che si affermano nel lavoro grazie a conoscenze e raccomandazioni.
Meritocrazia vuole costruire nuovi ponti tibetani, che offrano la possibilità di raggiungere prospettive nuove di crescita, di fare nuove esperienze, di ritornare ad amare la natura e l’ambiente nel quale si vive.
Per questo chiedo a tutti di non farsi troppe domande – l’obiettivo è già chiaro –, e di portare con orgoglio il logo ovunque, di presentarlo alle Istituzioni come il segno tangibile di una cittadinanza attiva e operosa, pronta a riconquistare merito ed equità.
I colori del logo servano a coinvolgere e rianimare i disfattisti, i pessimisti e soprattutto gli indifferenti.
Questo obiettivo non può essere mancato, non ora, dopo sei anni di impegno e sacrificio.
Nel corso di una nota intervista, Sofia Loren raccontava che il complimento che le fa più piacere ricevere è quello di essere una brava attrice; che il fatto di essere anche una donna bellissima non ha a che vedere con il merito, ma forse con la fortuna, e quindi non desidera che sia evidenziato quando si parla della sua carriera, fatta invece di sacrifici e studio.
Allo stesso modo, diamo valore alle nostre forze e mettiamoci insieme per costruire il più lungo e sicuro ponte tibetano al mondo, coinvolgendo tanti altri, che da soli sarebbero meno capaci di fare la propria parte al servizio della comunità.
Non ci arrendiamo. Come non si è arreso l’ingegnere che ha disegnato il primo ponte in una terra così difficile come il Tibet. Avrebbe potuto fermarsi, e attende un qualcuno di buon cuore disposto a dargli un passaggio da una sponda all’altra. Avrebbe potuto affidarsi al tempo e alla sorte, con il rischio di non avere più voglia o bisogno di attraversare il fiume quando e se, poi, fosse capitato.
Non lo ha fatto. E il resto è storia.
Con la stessa intraprendenza, facciamo anche noi un piccolo pezzo di Storia.