
Con lo stesso impeto della musica
Diceva Fellini che la musica è uno strumento pericoloso, in pochi attimi riesce a scatenare sentimenti forti e condurre attraverso un turbinio di passioni, di amore e odio.
La musica rievoca immagini e ricordi.
Questa settimana mi sono imbattuto nella storia di Arriano, discepolo di Epitteto, un uomo che occupò tra i romani una posizione di grande prestigio, soprattutto per la sua attività di scrittura. Arrivò a ricoprire una delle più alte cariche politiche del tempo. Seguiva un modello culturale diverso dal nostro, molto più rivolto all’approfondimento, alla resistenza e alla spinta verso il superamento dei propri limiti.
Era il tempo in cui fare ricerca non era semplice come oggi. Non esistevano, ovviamente, le banche dati, e i manoscritti si trovavano molto difficilmente. Alle volte serviva fare chilometri e chilometri a piedi. Il motore era la passione, la voglia di migliorare la propria vita e quella degli altri. Per merito divenne un pilastro del sistema politico. Cercò di dare un contributo alla società anche dopo il ritiro da Atene, quando non ricopriva più formalmente incarichi amministrativi. Suggeriva sempre le migliori soluzioni dal punto di vista organizzativo e strategico grazie alle sue capacità diplomatiche e militari. Vinse molte sfide solo grazie alla forza delle idee. Il suo nome fu accostato a quello di filosofi come Senofonte, lo stesso dal quale traeva insegnamento e ispirazione, pur discostandosene in alcuni passaggi.
Insomma, un esempio di ascesa in un sistema meritocratico.
Quando penso a modelli come questi, trovo ancora più dispiacere per l’arrendevolezza dei tanti che demordono facilmente, che si arrendono alle prime piccole difficoltà. Qualcuno sceglie di abbandonare un progetto di costruzione del cambiamento perché, dice, non ha tempo di leggere, di studiare. Probabilmente, è vero, accumuliamo così tanto stress e la vita è così frenetica che percepiamo come impossibili anche piccoli gesti. In passato, il contatto diretto con la natura dava più energia e faceva pesare meno la fatica. Il sacrificio era nell’ordinario.
Da qui, la forza che si può trarre dalla musica.
Beethoven dimostrò non solo talento, ma anche capacità di andare controcorrente rispetto alle tendenze musicali di tanti altri grandi del suo tempo. Aveva i piedi saldi nell’illuminismo e creò l’idealismo tedesco, gettando le basi per il formante culturale della rivoluzione francese.
Si confrontava con modelli importanti come Mozart, ma aveva un’inclinazione spiccata per l’originalità. Voleva creare qualcosa di diverso, senza arroganza. Con il garbo dell’umiltà. Andava oltre lo spartito e diceva che la musica deve saper cogliere il sentimento di chi la ascolta. In base alla personale sensibilità, dalla musica si traggono reazioni diverse, vergogna, ripudio o affermazione.
Così Beethoven aprì a un tipo di musica diverso. Le sue sinfonie sono riprodotte ancora oggi in tutti i teatri del mondo. La nona è una tempesta drammatica, di vitalità, gioia, dolore.
Tutta questa determinazione e questa passione dovrebbero essere alla base di un movimento di cittadinanza attiva.
E invece i sentimenti sembrano assopiti. I più sono pronti solo a salire sul carro dei vincitori in caso di successo e di puntare il dito in caso di insuccesso.
Questo modo di fare è molto lontano dall’arte. Mortifica le idee, specie quelle più eversive, capaci di cambiare davvero la vita di tutti. Mortifica il pensiero libero.
Soltanto per riprendere una delle tante proposte, si pensi a quanta utilità potremmo portare se il nostro testo unico per la regolazione dell’uso dei social network diventasse davvero legge. Come cambierebbero le nostre vite, anche quelle di chi, per il progetto, non ha mai avuto tempo.
È l’ignavia la principale causa di sconfitta. Non bisogna lasciarsi contagiare dall’indifferenza. Serve invece restare concentrati sulle proprie reali potenzialità.
Tutto quello che Meritocrazia Italia è stata in grado di conquistare in termini di credibilità e riconoscimenti non deve andare perso, ma deve essere coltivato e custodito con costanza e dedizione.
L’augurio è che Meritocrazia sia come la musica, arrivi ovunque con la stessa determinazione di Arriano, con lo stesso impeto del rinascimento e dell’illuminismo.
La pigrizia e la sfiducia non annullino del tutto la speranza di un domani migliore.