Concessioni balneari: stop alla prassi dei rinnovi automatici, ma senza pregiudizio per le PMI concessionarie
Approvato il 23 febbraio il decreto Milleproroghe, promulgato dal Presidente della Repubblica con riserva.
Resta il nodo spinoso della riassegnazione delle concessioni balneari tramite gare pubbliche, a completarsi entro il 31 dicembre 2024.
L’obiettivo è sempre quello di conciliare le indicazioni provenienti dall’Europa, che, nel puntare a regole comuni sulla concorrenza, esclude la possibilità di ricorrere ai rinnovi automatici, e le esigenze di migliaia di imprese private che hanno investito sulla base di una scadenza programmata. L’occasione potrebbe essere utile anche per attrarre investitori stranieri.
Sono in gioco, comunque, 30.000 concessioni. Ed è pacifico che abbiano diritto a un equo indennizzo tutti i gestori che non saranno in grado di ottenere la conferma della concessione e vedranno vanificati gli importanti investimenti fatti.
Un riordino è indispensabile.
Il denunciato non ottimale utilizzo dei beni pubblici e il frequente mancato rispetto dell’interesse generale lasciano da sempre intravedere l’esistenza di una vera e propria ‘lobby degli stabilimenti’. In effetti, le proroghe automatiche continue minano da tempo la leale competitività del mercato e ostacolano la libera iniziativa economica di realtà molto diverse fra loro (il settore comprende piccole attività familiari come più complesse situazioni societarie).
Non può non condividersi, per questo, il proposito di favorire un maggiore dinamismo imprenditoriale, sempre nel rispetto delle politiche di protezione dell’ambiente e del patrimonio culturale, e di assicurare imparzialità, non discriminazione, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità nella gestione delle gare. Occorre evitare la concessione di ampie porzioni di spiaggia a pochi grandi capitali, al fine di favorire la massima partecipazione delle microimprese e piccole imprese, stabilire un numero massimo di concessioni di cui può essere titolare, in via diretta o indiretta, uno stesso concessionario a livello comunale, provinciale, regionale o nazionale.
Oggi il Governo conferma a larghi tratti la linea della legge sulla concorrenza voluta dal precedente esecutivo, abbandonando del tutto l’ipotesi di una esclusione totale dalle gare. D’altro lato, la proroga di un anno è una misura già prevista dalla legge sulla concorrenza, che concede una finestra temporale fino al 31 dicembre 2024 in caso di “difficoltà oggettive” ad addivenire ad una disciplina delle gare entro il 2023. La proroga incontra il favore delle associazioni di categoria.
Ci sono, però, dettagli che obbiettivamente meriterebbero di essere messi in discussione fin da subito e non dovrebbero essere rinviati in sede d’attuazione del provvedimento, come è invece previsto.
La riforma prevede, ad esempio, che le gare tengano conto dell’esperienza tecnica e professionale già acquisita, nonché della posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura selettiva, abbiano utilizzato una concessione quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare. Ma nulla si dice sui criteri di quantificazione dei ristori. Senza contare il processo di cementificazione al quale ha portato la svendita del demanio negli ultimi anni.
Rimangono le difficili interlocuzioni con l’Europa volte a evitare una procedura d’infrazione.
Serve lavorare per trovare il giusto punto d’equilibrio. È giunto il tempo di porre fine alla prassi dei rinnovi automatici delle concessioni, che va avanti da troppi anni, predisponendo però adeguati salvagente per la tutela delle attuali piccole e medie imprese concessionarie di spiagge, come gli indennizzi in caso di perdita della concessione e il punteggio premiante per chi attesta esperienza professionale e qualità dei servizi.
A tal fine Meritocrazia Italia invita a porre da subito in discussione la questione relativa agli indennizzi a beneficio dei gestori non confermati; chiedendo altresì che venga assegnata priorità alla tutela delle aziende familiari (da conciliare, in ogni caso, con l’esigenza di favorire interventi di investimento anche esteri), con attenzione per l’impatto occupazionale mediante la previsione di clausole di salvaguardia e il recepimento delle varie segnalazioni offerte da Regioni, Comuni ed Associazioni di settore tese all’implementazione delle infrastrutture logistiche, alla valorizzazione delle risorse e alla richiesta formale di piani di sviluppo coerenti con le dinamiche in evoluzione per migliorare l’accessibilità sociale.
Stop war.