CONCESSIONI BALNEARI: TRANSIZIONE COSTRUTTIVA COME OPPORTUNITA’ DI COESIONE SOCIO-ECONOMICA

CONCESSIONI BALNEARI: TRANSIZIONE COSTRUTTIVA COME OPPORTUNITA’ DI COESIONE SOCIO-ECONOMICA

Lo scorso 4 novembre il governo nazionale ha approvato il disegno di legge «per la concorrenza».
Il testo contiene la delega a riscrivere le norme sui servizi pubblici locali (compulsando gli affidamenti in house), sulle concessioni idroelettriche e sulle società partecipate.
Il comparto assolutamente strategico delle concessioni balneari resta, almeno momentaneamente, sottratto alla disciplina Bolkestein. Contrariamente a quanto indicato dalla Commissione Europea, che in materia da molti anni invita l’Italia a uniformarsi all’intero continente e a indire gare d’appalto, il Governo ha deciso di adottare una condotta dilatoria e quindi di non includere nell’immediato le concessioni balneari nell’ambito dei settori da aprire al mercato.

La proroga al 2033, definita con la l. n. 145 del 2018, non è stata, al momento oggetto di revoca. È doveroso evidenziare che in materia è intervenuta la Corte di Giustizia con sentenza del 14 luglio 2016, che ha contestato il rinvio, stabilendo che la normativa pertinente e la pratica esistente al tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti relative alle concessioni balneari fossero incompatibili.
Anche l’Antitrust ha chiesto una modifica urgente della legge di proroga.
Tuttavia, a oggi, la vicenda è ancora sub iudice, sottoposta al vaglio del Consiglio di Stato.
In sintesi, con l’approvazione del disegno di legge sulla concorrenza, le concessioni degli ambulanti e degli stabilimenti balneari, caratterizzate da canoni concessori molto spesso esigui, non saranno messe a gara. Le fonti più critiche sembrano spingere verso l’assunzione di una posizione attendista.
Sul punto il Governo ha ritenuto dover intervenire sul comparto in maniera progressiva e oculata. In pratica, con abile e meritoria strategia dilatoria è stata introdotta una sorta di «transizione costruttiva».
Atteso che entro il 2022 i decreti dei Ministeri e del Governo sulla concorrenza dovranno essere approvati per ottenere 191,5 miliardi previsti dal PNRR, che dovranno essere spesi entro il 2026, il Governo ha chiesto al Parlamento la delega a intervenire direttamente in sei comparti strategici (trasporti locali-servizi pubblici locali-sanità-telefonia, assicurazioni).
Rispetto alle concessioni di ambulanti e stabilimenti balneari ha invece chiesto di procedere a un propedeutico censimento nazionale. Quindi, entro sei mesi, gli atti, i contratti e le convenzioni di settore, con le relative scadenze e rinnovi, saranno sottoposti alla diligente lente di ingrandimento del MEF.

Alla base della scelta governativa si possono cogliere diversi aspetti, in particolare:
– non può essere sottaciuto che il tema delle concessioni balneari non rientra, in maniera esplicita, tra gli argomenti inclusi nel PNRR per cui la Commissione Europea non è stata in condizione di imporre il momento accelerativo.
– il peso politico del capo del governo ha poi favorito la scelta procrastinatoria;
– il riordino del settore, ai fini di una doverosa modernizzazione sistemica, presuppone un approfondimento puntuale e non un intervento approssimativo e superficiale poco attento all’utilizzo improprio di beni pubblici.
La mappatura infatti dovrà far luce oltre che sulla durata delle concessioni sui rinnovi.
Non appaiono infrequenti i casi in cui i medesimi concessionari abbiano beneficiato di immotivati rinnovi automatici od ottenuto la medesima concessione con trasferimenti a società gestite da componenti della rispettiva famiglia. Dopo la mappatura delle concessioni, sarà tuttavia necessario imporre un rinnovato modello concessorio. Se, infatti, risponde al vero che i canoni concessori attuali si caratterizzano per la loro esiguità nella quasi generalità dei fatti è altrettanto vero che le condizioni degli operatori sono oltremodo peggiorate.
In questo quadro si impone tuttavia una riflessione anche i fini anche della coesione sociale.
Val la pena pensare a lidi accessibili ai non vedenti, al potenziamento delle spiagge libere e al miglioramento della rete viaria. Una migliore accessibilità ai luoghi rivieraschi favorisce anche il turismo.
Evidentemente migliori condizioni infrastrutturali consentono non solo di chiedere ed ottenere un congruo adeguamento dei canoni concessori, ma anche e soprattutto di generare competitività tra gli operatori di comparto.

Le gare dovrebbero essere orientate al miglioramento dell’accessibilità.
In particolare:
– l’accessibilità alle spiagge per i portatori di handicap deve diventare la condizione essenziale e irrinunciabile per ottenere le concessioni balneari;
– migliorare il servizio significa potenziare l’offerta turistica.
Ciò può essere tradotto, automaticamente, in aumento della domanda di turismo ed incremento di PIL.

La transizione costruttiva, se letta nella sua più oculata dimensione prospettica, rappresenta un capolavoro di ingegneria politica da utilizzare in chiave di coesione sociale. Si avvia con essa un processo virtuoso orientato lungo due direttrici:
– da un lato gli investimenti pubblici, favoriti anche dal PNRR, orientati al miglioramento delle infrastrutture logistiche;
– dall’altro la formale richiesta, nei bandi di gara rimodellati, di porre in essere indefettibili piani di sviluppo coerenti con le dinamiche in evoluzione predisposti per migliorare l’accessibilità sociale.

Al riguardo, la Regione Lazio e i comuni rivieraschi, nello specifico, possono sicuramente favorire le iniziative di inclusione sociale per disabili fisici o mentali. Il litorale laziale è lungo 361 km con 173 stabilimenti balneari censiti.
È evidente che gli effetti devastanti del Covid-19 hanno inevitabilmente prodotto in ambito regionale una netta compressione dei ricavi degli operatori del settore. Oltre ai concessionari dei lidi, ha partecipato alle perdite anche un indotto economico di considerevoli dimensioni costituito da: ristorazione, trasporti, strutture alberghiere.
La transizione costruttiva consentirà agli stabilimenti della Regione Lazio di recuperare le perdite delle due passate stagioni e di attrezzarsi per un momento competitivo che al di là delle proroghe sarà comunque celebrato.

Si auspica che gli operatori del Lazio facciano tesoro della transizione adeguandosi in maniera tempestiva onde non lasciarsi trovare impreparati dalle non più dilazionabili scadenze imposte dalle norme comunitarie.



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