Consultori familiari
Per una sanità accessibile a tutti e vicina alle famiglie
Nascono più di quaranta anni fa i Consultori familiari, istituiti con l. n. 405 del 1975, strettamente legati ai movimenti femminili e al ruolo progressivamente assunto dalla donna nella famiglia e nella società moderna.
Fin da subito, l’intento era creare servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari, dedicati alla promozione e alla prevenzione della salute della donna, degli adolescenti, oltre che a supportare le relazioni di coppia e familiari.
Sono strutture sorte nelle varie Regioni con modalità e in tempi diversi. In linea di massima, un servizio pubblico che rientra nelle prestazioni del SSN, ma esistono consultori familiari privati accreditati.
Dal 1997 i consultori familiari comprendono anche gli Spazi Giovani, per rispondere alle problematiche sessuali e psicologiche degli adolescenti, e gli Spazi Donne Immigrate.
Negli ultimi decenni tanti e profondi sono stati i cambiamenti nel contesto politico, istituzionale, culturale ed economico italiano, ma gli obiettivi originari dei Consultori sono rimasti immutati.
Il servizio, cioè, non è stato adeguatamente valorizzato. O, meglio, non è stato valorizzato ovunque e allo stesso modo, con differenze territoriali importanti.
I consultori familiari, nati in linea con i modelli europei di servizio per la salute, avevano l’intento di offrire servizi di salute primari integrati, accessibili a tutti, disponibili per tutti ovunque, forniti con passione, rispetto e dignità da personale formato e motivato.
Un’indagine condotta tra il 2018 ed il 2019 ha chiaramente messo in evidenza la grande eterogeneità di questi servizi che, nonostante una legge istitutiva nazionale, ha poi risentito di normative e servizi sanitari regionali con organizzazioni e caratteristiche variegate.
La storia dei consultori, dunque, non è stata lineare nello spazio ma nemmeno nel tempo, dato che fin dagli anni ’90 si è assistito a una riduzione graduale delle sedi e del personale a essi dedicato; nel mentre, si riconosceva il ruolo fondamentale ed insostituibile dalle agenzie internazionali come OMS ed Unicef.
Su uno studio di circa 1.800 consultori, l’Istituto Superiore di Sanità ha riscontrato le seguenti criticità:
– modelli organizzativi regionali eterogenei: solo in 8 Regioni i consultori sono organizzati in Unità Operative Complesse (UOC), dotate di autonome risorse umane, tecniche e finanziarie gestite da un direttore; altrove il modello organizzativo è quello dell’Unità Operativa Semplice (UOS);
– 12 Regioni effettuano una programmazione periodica degli obiettivi e 11 sono dotate di flusso informativo completo o parziale, mentre solo 4 completano il ciclo di programmazione/valutazione, redigendo annualmente relazioni sulle attività svolte e sul raggiungimento degli obiettivi;
– quasi tutte le Regioni hanno istituito i Comitati Percorso Nascite, mentre la presenza di attività integrate con altri servizi sociosanitari e con la comunità è meno diffusa; ben 6 Regioni non hanno riportato alcun atto di collaborazione tra servizi di livello regionale;
– troppo pochi i consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (si registra in media un consultorio ogni 35.000 abitanti, mentre le raccomandazioni ne prevedono uno ogni 20.000);
– le figure professionali più rappresentate nei consultori sono il ginecologo, l’ostetrica, lo psicologo e l’assistente sociale, ma è ancora insufficiente il servizio prestato in molte Regioni;
– il valore medio delle ore di lavoro settimanali rilevato è inferiore al valore standard previsto per rispondere al mandato istituzionale, e in particolare sono 7 ore per il ginecologo, 14 ore per l’ostetrica, 3 ore per lo psicologo e 26 ore per l’assistente sociale;
– 85 consultori su 100 lavorano nell’ambito della salute della donna ma l’offerta gratuita dei metodi contraccettivi viene garantita solo dal 10% circa. Diversi servizi offerti presentano notevole variabilità per area geografica, così come rilevanti differenze territoriali ci sono anche per le adozioni che rientrano tra le attività della metà dei consultori del Nord mentre sono presenti al Centro ed al Sud dal 84% al 87%.
Oggi i consultori familiari devono rispondere a nuove esigenze, confrontarsi con nuove problematiche che riguardano gli adolescenti e con la necessità di rispondere alle istanze culturali e ai bisogni dei popoli migranti.
Allo stesso tempo, si deve prendere atto di un sistema sanitario nazionale sempre più in difficoltà per carenze di fondi e personale.
Alla luce di queste riflessioni e dei risultati dell’indagine realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, ritenuto fondamentale il ruolo sociale e sanitario svolto da questi presidi sui territori, si rivela indispensabile:
– sollecitare un maggior interesse del Ministero della Salute per il loro potenziamento, visto che dal 1975 a oggi i fondi destinati sono stati stanziati solo tre volte e per progetti specifici;
– replicare l’impegno di alcune Regioni virtuose, come l’Emilia Romagna, che si sono attivate testimoniando la volontà di valorizzare il ruolo di queste strutture;
– incrementare l’attività di informazione, così da far conoscere la presenza dei consultori familiari e le loro attività, con notizie accessibili e trasparenti anche attraverso i social;
– promuovere e implementare appropriate attività di definizione di obiettivi di salute specifici con descrizione dei sistemi e degli indicatori di valutazione (di esito, di risultato e di processo), monitorando continuamente i risultati acquisiti e gli obiettivi raggiunti rispetto ai programmati;
– organizzare servizi sostenuti da modalità operative basate sull’offerta attiva che parta da proposte di progettualità rivolte ad una parte della popolazione ben precisa in base agli obiettivi prefissati, coinvolgendo anche il terzo settore e l’istituzione scolastica per valorizzare il ruolo della prevenzione e della cura del proprio corpo fin da adolescenti;
– incentivare una maggiore integrazione tra servizi e un migliore coordinamento a livello aziendale e distrettuale, ma soprattutto il coinvolgimento di nuove figure professionali visti i cambiamenti sociali e i nuovi temi da affrontare relativi a nuove emergenze quali il bullismo, il cyberbullismo e gli stili di vita.
Fondamentale dunque è disporre di una rete integrata di servizi territoriali di base, in grado di assicurare in modo capillare l’assistenza anche alle fasce di popolazione socialmente più svantaggiate e difficili da raggiungere.
Fonti
https://www.salute.gov.it Convegno “Il ruolo del Consultorio Familiare in una società che cambia” 21/11/2017
htpp://www.epicentro.iss.it Indagine ISS 2018-2019- Consultori familiari