contributo PMI Calabria a cura di Claudia Rotella
Dare un quadro estremamente sintetico della realtà delle PMI nella mia regione è banale e complesso allo stesso tempo. È banale perché vi potrei riportare tutti i dati che riuscirei a trovare facendo una semplice ricerca su Google, attingendo le informazioni standard dai report annuali erogati dalle camere di commercio o dalle banche; ed è anche complesso perché spesso, i numeri, se non filtrati da una seria ed attenta considerazione del contesto socio-economico locale, andrebbero a fagocitare ed annullare alcuni esempi di eccellenza imprenditoriale, di geniali intuizioni, di piccoli casi di successo spesso foraggiati da anni ed anni di ricerca, di sacrifici, di lotta contro un sistema che non sempre premia il merito ed il lavoro costante di chi vuole crescere e far crescere la propria terra.
L’agricoltura resta ancora il settore trainante, con il suo indotto, e le numerose aziende di trasformazione e conservazione delle nostre tipicità; sono quasi tutte aziende di piccole e medie dimensioni, spesso a conduzione familiare, micronizzate, sparse sul territorio. Sfornano prodotti di eccellenza, a volte di fama internazionale, ma producono poco e sono scarsamente competitive spesso proprio per le piccole dimensioni o per i processi produttivi particolari, a volte quasi artigianali, che non consentono di raggiungere grandi quantitativi.
Un fenomeno che purtroppo emerge ancora poco dai report ufficiali sullo stato dell’arte dell’economia calabrese è quello che a me sta più a cuore, sia per la vicinanza fisica oltre che per le collaborazioni e le interazioni che ogni tanto si creano con il mio lavoro: gli spin-off universitari. Si tratterà forse di tematiche già affrontate prima che entrassi in questo contesto, ma è doveroso parlarne e non farlo sarebbe anacronistico. Gli spin off universitari, le PMI innovative e le start up innovative sono piccole realtà che crescono sempre di più nel mio contesto lavorativo e per le quali oggi, con diverse formule, si aprono sempre di più le prospettive di sviluppo e di accesso alla finanza – basti pensare al programma SPIN, promosso dal MISE e agli incubatori stessi che nelle università sostengono ed incentivano le start up e l’accelerazione di imprese innovative.
Presso l’Università della Calabria, dove lavoro, ormai da anni sono operative delle apposite strutture che accompagnano le idee di business innovative e solo nel mio dipartimento abbiamo ben 7 spin off, con risorse umane altamente qualificate, che già interagiscono con alcuni settori tradizionali dell’economia regionale proponendo soluzioni innovative nell’agricoltura, nella logistica, nel turismo.
La crisi ed il forte calo di molte produzioni tipiche registratisi negli ultimi anni, a volte per cause fisiologiche, come l’alternanza stagionale di alcune colture, altre volte per l’irruzione di prodotti esteri più competitivi in termini di costi e quantità, ma qualitativamente peggiori, possono essere arginati proprio attraverso l’innovazione e la cultura dell’innovazione nelle PMI.
Le PMI innovative, cooperando e mantenendo intatte le loro caratteristiche dimensionali, saranno sicuramente il volano del cambiamento, dello sviluppo e della sostenibilità; può sembrare surreale parlare in questi termini in una regione che appare ancora arretrata, soffocata dai suoi annosi problemi di inefficienza atavica e strutturale, ma i segnali ci sono, il sistema di PMI meridionali potrebbe tornare a crescere, a ritmi anche superiori a quelli nazionali, attivando il potenziale degli investimenti, ma soprattutto il grande potenziale culturale ed intellettuale da promuovere, sostenere e difendere con ogni mezzo sempre, e di cui la Calabria è davvero ricca.