Contro il disagio giovanile MI propone un approccio multifattoriale

Contro il disagio giovanile MI propone un approccio multifattoriale

Il recente episodio di Paderno Dugnano, pur essendo un caso estremo, ha messo in evidenza un malessere diffuso all’interno delle famiglie, sollevando interrogativi su come le relazioni intergenerazionali si stiano evolvendo in un contesto socio-culturale in rapida trasformazione.

La gestione delle dinamiche familiari durante l’adolescenza rappresenta un terreno particolarmente delicato, che richiede un’analisi attenta non solo delle criticità emergenti, ma anche delle molteplici sfaccettature del rapporto genitori-figli e delle influenze esterne che lo modellano. Il fenomeno dell’adolescenza, come processo di crescita e separazione dal nucleo familiare, è stato ampiamente studiato e compreso. Tuttavia, oggi ci troviamo di fronte a una generazione che vive questa fase in un contesto profondamente diverso rispetto al passato, influenzato da fattori sociali, culturali e tecnologici che alterano le dinamiche relazionali. Questo rende necessario un esame più ampio che consideri non solo i comportamenti genitoriali, ma anche il ruolo dei cambiamenti esterni.

Uno degli aspetti cruciali da considerare è l’impatto della tecnologia e della IA sulla vita degli adolescenti. La pervasività dei dispositivi digitali, dei social media, delle piattaforme di comunicazione e della intelligenza artificiale ha modificato radicalmente le modalità con cui i giovani interagiscono tra loro e con gli adulti. La loro socialità si è spostata sempre più verso spazi virtuali, in cui i genitori spesso hanno scarsa visibilità o controllo. Questo genera due dinamiche contrapposte: da un lato, i ragazzi vivono una dimensione di autonomia virtuale che può amplificare il loro senso di libertà e distacco; dall’altro, i genitori si sentono esclusi da queste nuove forme di interazione e possono reagire in modo eccessivamente protettivo o, al contrario, distaccato.
L’iperconnessione ha inoltre ridotto la tolleranza alla noia e all’attesa, rendendo gli adolescenti meno capaci di affrontare momenti di frustrazione e inattività. Questa si ripercuote sulle relazioni familiari, in cui ogni conflitto viene spesso percepito in maniera amplificata.

La società, poi, è fortemente orientata all’apparenza; il successo e la felicità sono spesso veicolati attraverso l’immagine esteriore, spesso artefatta ed il consenso altrui, mediato dai like. Questo ha implicazioni rilevanti sia per gli adolescenti, che crescono immersi in un clima di continua esposizione e confronto, sia per i genitori, che tendono a cercare nell’approvazione sociale la conferma di un buon operato educativo. La paura di fallire come genitori porta molti adulti a evitare conflitti e ad adottare un atteggiamento iperprotettivo o permissivo. Tuttavia, questo approccio, sebbene mosso da buone intenzioni, può risultare controproducente, poiché priva i giovani della possibilità di sperimentare e superare autonomamente le difficoltà.

Meritocrazia Italia suggerisce di adottare un approccio multifattoriale, che tenga conto delle variabili interne alle dinamiche familiari ma anche di quelle esterne:
– percorsi formativi sulla gestione del conflitto e promozione dell’autonomia: si propone di introdurre percorsi formativi obbligatori nelle scuole, per insegnare agli adolescenti a gestire i conflitti in modo costruttivo. Tali programmi dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo delle competenze socio-emotive, come l’ascolto attivo, l’empatia e la capacità di negoziare soluzioni pacifiche. A questo va affiancata una maggiore attenzione all’autonomia degli adolescenti. L’obiettivo è insegnare a gestire progressivamente la libertà, supportati da mentori o educatori, che possano offrire un ambiente neutrale di confronto;
– supporto psicologico e creazione di reti di sostegno: sarebbe importante promuovere e favorire l’accesso a consulenze psicologiche individuali e familiari, prevedere l’introduzione da parte degli enti più prossimi al cittadino figure di mediazione familiare, e inserire stabilmente, come Meritocrazia sostiene da anni, la figura dello psicologo nelle scuole, in modo che il sostegno psicologico o del mediatore non sia percepito come uno stigma, ma come una risorsa utile. Infine, è auspicabile la creazione di reti sociali e comunitarie in cui le famiglie possano condividere esperienze e ricevere supporto reciproco. Questo sostegno sociale può rappresentare un’ancora importante per genitori che si sentono sopraffatti dalla complessità del ruolo educativo nell’era contemporanea;
– adozione T.U. social: Meritocrazia reitera la sua proposta, già sottoposta in sede istituzionale, per l’adozione di un Testo Unico dei social che possa garantire il limite temporale di accesso, i siti visitabili, i profili da attenzionare, il filtro delle informazioni ed il furto delle generalità. Con queste limitazioni, si amplierebbero la vita reale, le emozioni, le relazioni, cercando di riassestare lo stare insieme ad adulti e coetanei.

Le proposte di Meritocrazia Italia, con la loro enfasi sulla formazione delle competenze relazionali e la creazione di reti di supporto, l’adozione di un TU all’utilizzo dei social, possono costituire un passo importante verso la costruzione di una nuova alleanza educativa, affinché siano meglio gestiti i cambiamenti sociali e tecnologici che stanno ridefinendo il ruolo dei genitori e degli adolescenti.

Stop war.



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