CONTRO L’IPOCRISIA DEL PERBENISMO, LA FORZA DELLA VERITÀ – 4 LUGLIO 2021

CONTRO L’IPOCRISIA DEL PERBENISMO, LA FORZA DELLA VERITÀ – 4 LUGLIO 2021

È perbenismo la tensione al futile. L’essere amico di qualcuno per ragioni di circostanza, o comunque soltanto a parole. La coerenza a tutti i costi del proprio stile di vita con le attese di crescita professionale e di posizione sociale.
Il perbenismo sacrifica la verità dei rapporti all’artificiosità e all’ipocrisia. E così mortifica anche le opportunità di crescita individuale.
È perbenismo quello di chi si dichiara pronto alla Rivoluzione, purché a farla sia qualcun altro. Di chi dice ‘ci sono e ci sarò’, e poi sparisce al momento della partecipazione.

La politica, quella vera, quella seria, deve essere costruita invece sul potere della verità.

Nell’Inghilterra vittoria della metà del 1800, in epoca non sospetta, Oscar Wilde riusciva a esprimere quel senso di smarrimento che è tanto avvertito nella società moderna. L’arrivismo, il desiderio di avere sempre di più, l’inappagamento costante alimenta rammarico, tristezza e paura e rende vulnerabili e incapaci di vivere emozioni di vera felicità. Oscar Wilde ha sempre irriso, al suo modo, il perbenismo, il finto sorriso delle convenzioni di corte e delle ragioni di opportunità di ceto. Guardava con ostilità a chi millantava sapere, convinto che, senza cultura, non è possibile cogliere colori e bellezza. Cultura, non scienza, non capacità di leggere correttamente e classificare i fenomeni e le situazioni. Cultura come sensibilità costruita sul vissuto, sull’esperienza. Le scuole questo dovrebbero insegnare, ad affinare le sensibilità, a coltivare i pensieri ed esaltare le sfumature, contro la massificazione e l’appiattimento del perbenismo.
Oscar Wilde sollecitava a combattere il disagio del perbenismo con l’arte della creazione. Ché la rinascita sta nell’innovazione. Nella capacità di riconoscere e accarezzare il bello.
«La felicità non è avere quel che si desidera, ma desiderare quello che si ha».
Da qui occorre ripartire.
Cogliere il significato vero di questo monito non è semplice, specie per chi legge con la lente dell’egoità, senza neppure averne coscienza.
Non aiuta a comprenderlo neppure il senso di impotenza dei singoli rispetto ai problemi. Le scelte dall’alto sono sempre sugli interessi delle lobby, mai calibrate sui bisogni reali dei cittadini, che si sentono abbandonati e assorbono l’abitudine dell’individualismo.

I singoli perdono identità, anonimi nelle rispettive necessità e confusi nell’indifferenza generale.

Proprio dalla consapevolezza che è felicità il desiderare ciò che si ha, nasce Meritocrazia Italia. Dall’idea di pochi l’impegno quotidiano di molti. Un contenitore di libertà e autonomia, nel quale vivere il coraggio della verità, la bellezza dello studio e la soddisfazione della costruzione.
Restando concentrati su quell’Italia meravigliosa da proteggere e raccontare, non ci saranno più finte soluzioni di facciata a problemi diversi da quelli reali.

La polemica sul dovere dei calciatori di inginocchiarsi prima di una partita, la riforma sulla riduzione del numero dei Parlamentari e la discussione continua sul taglio agli stipendi. Questioni che nulla hanno a che fare con la lotta per la Civiltà, ma che rientrano in quel quadro di perbenismo sociale che accontenta. E mette in pace le coscienze.

Colorando il concetto di libertà partecipativa dell’estetismo di Oscar Wilde si ottiene la formula della Rivoluzione.



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