COVID E VIOLENZA SULLE DONNE. UN’EMERGENZA NELL’EMERGENZA – COMUNICATO 24.04.20
In queste settimane di lockdown causa coronavirus, tante donne hanno visto aggravarsi il loro inferno quotidiano, paradossalmente costrette proprio dalla legge a stare in casa col proprio aguzzino.
È stato chiesto ai cittadini di rimanere in casa per far fronte all’emergenza, ma le mura domestiche non rappresentano per tutti un luogo sicuro. Ad aggravare la situazione è anche la paralisi della giustizia che ha reso meno efficaci tutte le misure introdotte con la l. 19 luglio 2019 n. 69 – Codice Rosso – in modifica al codice penale, entrata in vigore il 9 agosto 2019.
In Europa, una donna su 3 è vittima di violenza, e l’Italia non fa eccezione. La convivenza forzata, la pressione psicologica dovuta all’interruzione dell’attività lavorativa, e l’isolamento rischiano di esporre ad un maggior pericolo tutte quelle migliaia di donne che, ancor prima dell’emergenza, già vivevano situazioni di maltrattamento, facendo altresì insorgere anche nuove vittime innocenti, come i bambini e gli adolescenti che ora più di prima rischiano di assistere ad episodi di violenza domestica.
Un dramma sollevato anche dalle tante Associazioni, che da sempre combattono questa piaga. I dati diffusi dalla rete D.i.Re sono chiari: dal 2 marzo al 5 aprile 2020, le donne che hanno chiesto aiuto ai “ centri antiviolenza” sono state circa 3 mila, con un aumento del 74,5% rispetto al corrispondente periodo del 2018. Quasi 7 milioni di donne hanno subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale, e sono oltre 50 mila le vittime che si sono rivolte ad un Centro Antiviolenza.
Le risorse messe a disposizione risultano del tutto insufficienti; il decreto “Cura Italia” ha infatti stanziato solo 3 milioni di Euro a sostegno della causa. Inoltre, sebbene il 2 aprile scorso siano stati “sbloccati” 30 milioni di Euro dal “Piano strategico” del Ministero delle Pari Opportunità, purtroppo le Regioni ancora non sono nella disponibilità di poterne usufruire.
Resta attivo il numero nazionale antiviolenza 1522, ed il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha dichiarato che è in lavorazione un’applicazione scaricabile sul cellulare con la quale sarà possibile comunicare con un’operatrice in maniera “silenziosa”.
Anche la Polizia di Stato ha messo in campo ulteriori strumenti a sostegno di donne bisognose di protezione, come l’App “You Pol” (creata per contrastare bullismo e droga), con la quale è possibile scattare foto ed inviare richieste d’aiuto; tale App è indirizzata non solo a chi è vittima, ma anche a coloro che assistono a casi di violenza.
Gli strumenti tecnologici possono risultare molto utili in questo momento, ma bisogna tener conto che, spesso, le vittime non hanno facile accesso ad un cellulare che, in molti casi, viene loro sottratto o controllato dall’aguzzino.
In questo difficile periodo Covid, gli interventi normativi non bastano ma sono necessari adeguamenti mirati; serve qualcosa di più rispetto alla retorica mediatica che da anni oramai ripete parole come “impegno”, “battaglia”, “denuncia”. Sono troppi i vuoti lasciati dalla politica e dallo Stato, e troppa è l’inadeguatezza.
Sono quindi prioritari ed urgenti altri provvedimenti che diano alle donne in difficoltà un sostegno concreto, e per tal motivo Meritocrazia Italia ritiene fondamentale:
1. garantire l’uniformità di trattamento a livello nazionale, senza lasciare la discrezionalità ai Comuni;
2. prevedere aperture immediate di Servizi Sociali compatibilmente con le misure emergenziali;
3. incentivare i Comuni all’assunzione di personale qualificato come: assistenti sociali, psicologi, mediatori familiari;
4. colmare il gap tra l’intervento della polizia ed il provvedimento del PM (3 gg) con l’ausilio di psicologi e assistenti sociali, lasciando un margine di azione discrezionale agli organi coinvolti, che in attesa del provvedimento del PM possano derogare in via “straordinaria” l’attuale normativa;
5. rafforzare la campagna di sensibilizzazione e di informazione su tutti i canali media;
6. implementare l’interazione tra i principali soggetti interessati: forze dell’ordine, servizi sociali e centri antiviolenza
Meritocrazia Italia auspica inoltre che l’intera macchina della giustizia possa ripartire il prima possibile per non rendere vane le pur lodevoli iniziative fino ad oggi messe in campo, che probabilmente non sono del tutto sufficienti ma almeno avevano posto un freno al vertiginoso aumento dei casi di violenza sulle donne.