CRIMINIALITÀ GIOVANILE
Fenomeno in espansione
La criminalità giovanile rientra tra le problematiche che destano maggiore preoccupazione a livello sociale. I dati nazionali descrivono, infatti, una situazione che si avvicina pericolosamente a una vera e propria emergenza.
Purtroppo, in Italia il fenomeno si è aggravato più che in altri Paesi.
Conferma l’aumento dell’illegalità tra i minorenni l’impegno affidato ai servizi sociali, che vedono crescere giorno dopo giorno il numero di ragazzi in carico.
La delinquenza minorile è tema che si sviluppa attorno al concetto di devianza, ovvero sull’insieme dei comportamenti che si allontanano dalle norme sociali e che esprimono il bisogno di trasgredire per assumere un’identità all’interno della società.
Le espressioni attraverso le quali si manifesta la criminalità giovanile sono diverse: tra le più frequenti, furti, scippi, rapine, estorsioni, atti di vandalismo, violenza contro le persone, spaccio e uso di sostanze stupefacenti.
Numerosi sono gli studi che, nel corso del tempo, hanno analizzato i dati statistici e le dinamiche dei reati per arrivare a identificare le cause che conducono i giovani a commettere atti criminosi. Una di quelle più frequenti è legata alle difficoltà economiche familiari, ovvero a status di povertà che limitano e talvolta isolano ed emarginano.
La ragione principale alla base del crescente disagio generazionale, e di conseguenza dell’aumento della criminalità, è ravvisabile in situazioni familiari problematiche, nelle quali si verificano eventi traumatici quali divorzi, separazioni, lutti e abusi.
L’adolescenza è notoriamente un momento delicato, che può diventare difficile in presenza di particolari condizioni familiari o personali.
Può capitare che l’esigenza di sentirsi parte di un gruppo, rafforzata dalla necessità di affermarsi ed essere accettati in un modo o nell’altro a livello sociale induca l’adolescente ad identificare il proprio gruppo dei pari in aggregazioni di giovani criminali. É così che si formano le baby gang, i cui componenti sono accomunati dal desiderio di essere rispettati dalla società, di trasgredire e di sentirsi invincibili.
Oggi, s’è detto, il fenomeno è in forte aumento; tra i fatti di cronaca si sente sempre più spesso parlare di reati compiuti da gruppi di ragazzini, giovanissimi, che si uniscono con l’obiettivo di seminare violenza e terrore, tra i propri coetanei e tra gli adulti.
I componenti sono prevalentemente soggetti problematici, provenienti da contesti e situazioni sociali disagiati, anche se sempre più spesso i gruppi sono composti anche da giovani di ‘buona famiglia’, benestanti, che scelgono la microcriminalità perché annoiati dal benessere e dalla vita comoda.
Altro fenomeno grave e non nuovo è quello del bullismo, che tra i giovani è reso più pervasivo attraverso l’uso di strumenti elettronici. Con l’uso di internet vi è la garanzia dell’anonimato e della impunità, e la diffusione di immagini e video diviene virale. Dalle statistiche emerge che un ragazzo su due è stato vittima di bullismo.
L’analisi del fenomeno, nelle cause e nelle conseguenze, è fondamentale per comprendere e prevenire.
L’impegno e l’attenzione, sociali e personali, devono essere focalizzati sulle possibili soluzioni, o comunque sulle azioni da compiere, per provare ad arginare e combattere il dilagare ulteriore del fenomeno.
In tale ottica, è universalmente riconosciuto il ruolo delle famiglie. La funzione genitoriale, per quanto possa risultare difficile nell’attuale società, deve includere elementi di comprensione, severità, affetto e controllo, nella giusta misura. Dialogo e ascolto sono essenziali. Importantissima anche una maggiore attenzione per le ‘parole non dette’, perché dietro i silenzi può celarsi un profondo disagio. In una società frenetica come quella moderna, in cui a mancare risulta essere sempre più il ‘tempo’ (per parlare, per ascoltare, per giocare con i propri figli), i genitori devono riscoprire l’importanza e la bellezza dell’essere guida.
Un altro tassello fondamentale nell’ottica di un’attività preventiva efficace è rappresentato dalla Scuola, il primo vero contesto nel quale i ragazzi iniziano a costruire relazioni sociali.
In tal senso bisogna purtroppo mettere in luce una grande falla nel sistema scolastico italiano, troppo spesso distratto rispetto ai veri disagi, alle esigenze e alle richieste di sostegno dei giovani. E in effetti la scuola ha contribuito a creare un vuoto emotivo ed esistenziale, offrendo una cultura disancorata dalle passioni e dalle inclinazioni naturali, tale scollamento ha prodotto diffidenza e disinteresse tra studenti e docenti, con implicazioni dannose che hanno inciso sui comportamenti.
Una riforma dei piani formativi è attesa da molto tempo. Occorrerebbero progetti utili alla modulazione di tutti gli stati d’animo connaturati alle fasi dello sviluppo e volti ad accompagnare l’adolescente verso una maggiore consapevolezza di sé e del suo ruolo nel mondo circonda, al fine di scongiurare i comportamenti antisociali pericolosi per sé e per gli altri.