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Crisi ferroviaria: MI chiede a Salvini soluzioni integrate e di interconnessione
La crisi del sistema ferroviario raggiunge in questi giorni livelli di grave cronicità.
La paralisi dei trasporti, tra ritardi, guasti e ipotesi di sabotaggio, non è certo episodio isolato, ma il risultato di anni di scelte politiche inefficaci e di un sistema infrastrutturale fragile, in cui l’emergenza è divenuta la regola.
Negli ultimi cinque giorni, ben 396 treni hanno subito interruzioni, con guasti che si concentrano in fasce orarie critiche e snodi strategici del traffico ferroviario: l’Alta Velocità tra Roma e Firenze, il nodo di Milano, la stazione Termini e la linea Roma-Napoli.
Di là delle cause contingenti, il dato strutturale rimane: ogni anno si spendono circa 6 miliardi di euro in investimenti ferroviari e 7 miliardi in spesa corrente, eppure la quota modale del trasporto passeggeri su ferro in Italia è appena il 7%, la più bassa d’Europa. L’alta velocità funziona (con ritardi contenuti), ma il trasporto regionale e intercity è allo sfascio, con carenze manutentive, turni insostenibili per il personale e una gestione che non tiene conto delle reali esigenze della rete.
Il taglio delle corse, ventilato in questi giorni come soluzione per ‘alleggerire la pressione sulla rete’, non è soluzione adeguata: in un Paese con una densità abitativa elevata e una domanda di trasporto in crescita, servono più treni e una rete più efficiente, non meno servizi.
Di fronte a questo scenario, Meritocrazia Italia propone un piano concreto basato su tre direttrici operative, puntando su misure tecnicamente attuabili:
– manutenzione predittiva e gestione digitale della rete: oggi la manutenzione è spesso reattiva, con interventi che avvengono solo dopo il verificarsi di guasti. Occorre l’adozione sistematica di sensori IoT e intelligenza artificiale per una manutenzione predittiva, che permetta di anticipare i problemi, riducendo ritardi e costi straordinari di riparazione. L’intera rete deve essere gestita con piattaforme digitali integrate, in grado di ottimizzare le risorse e prevenire congestioni;
– interoperabilità e intermodalità: un sistema ferroviario efficiente non può prescindere da una vera integrazione con altri mezzi di trasporto. Il problema non è solo il ritardo dei treni, ma il fatto che un pendolare, una volta arrivato a destinazione, non trovi una connessione rapida con autobus, metropolitane o servizi di mobilità dolce. Serve un Piano Nazionale di Intermodalità, che vincoli le Regioni a sincronizzare gli orari del trasporto ferroviario con quelli dei mezzi locali, implementando biglietti unici digitali e incentivi per le aziende di trasporto che garantiscano soluzioni di mobilità door-to-door;
– riforma del modello di governance ferroviaria: troppi soggetti gestiscono pezzi di sistema senza una reale visione d’insieme. Rete Ferroviaria Italiana (RFI) è responsabile dell’infrastruttura, Trenitalia dei servizi, ma le Regioni gestiscono i contratti di servizio per i treni regionali, creando un sistema frammentato e poco coordinato. Si propone un modello di gestione integrata, con una cabina di regia nazionale che coordini investimenti, manutenzione e orari, vincolando le risorse a obiettivi misurabili di performance e qualità del servizio.
La tentazione di ridurre i problemi a un complotto contro il Governo rischia di distogliere l’attenzione dalle vere sfide che il trasporto ferroviario deve affrontare. Servono investimenti mirati, una gestione più efficiente e una politica di lungo respiro che vada oltre la logica dell’emergenza.
Stop war.