D.d.l. Sicurezza: più che un’aggravante per i borseggiatori, irrobustimento della sanzione con misure accessorie

D.d.l. Sicurezza: più che un’aggravante per i borseggiatori, irrobustimento della sanzione con misure accessorie

Si attende la discussione su alcuni emendamenti del d.d.l. Sicurezza.
In particolare si ragiona sull’opportunità di introdurre una nuova aggravante contro i borseggiatori che commettono il reato all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all’interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri.

Si tratta di una delle norme più controverse della proposta di legge, che apre alla possibilità del carcere, cancellando l’attuale rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli al di sotto di un anno. Le commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia hanno respinto tutte le modifiche avanzate dalle opposizioni sull’art. 12, che spingevano per il riconoscimento del beneficio di cui all’art. 146 c.p. sul rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena in caso, appunto, di gravidanza o figli al di sotto di un anno.

Non c’è dubbio che il fenomeno dei borseggi rappresenti una piaga in tema di pubblica sicurezza, innescando, tra l’altro, pericolose reazioni di autotutela privata. Parimenti, però, è intuitivo che nessun aggravamento della sanzione può aver efficacia in sé – in termini di deterrenza –, prima di tutto se non c’è certezza della pena e della sua effettiva esecuzione. In più, la scelta risulta incoerente con gli obiettivi di decongestionamento degli istituti penitenziari.

La sensazione è che non si tengano ben presenti le reali cause di questo fenomeno, che ha radici profondissime e ricollegabili a gestione di migranti e stranieri, criminalità minorile, sottocultura e degrado di alcune zone e città, povertà, dipendenze. Tutti fenomeni che andrebbero gestiti a monte per evitare l’effetto a cascata.
Se si guarda alle caratteristiche del fenomeno, infatti, i borseggiatori sono quasi sempre stranieri irregolari, comunque nullatenenti e solitamente non incensurati, per cui è inverosimile che un aumento di pena possa realmente scoraggiare soggetti in condizione di grande difficoltà e precarietà di vita.

L’introduzione di ogni nuovo reato nell’ordinamento, quando magari la fattispecie principale è a sua volta già disciplinata, rappresenta il fallimento della società in termini di convivenza pacifica, solidarietà, rispetto per il prossimo e, anche semplicemente, in termini di educazione. Quello che si intende qualificare come un deterrente altro non è che il tentativo dello Stato di rimediare, ex post, alla propria incapacità di gestione di problematiche che ormai fanno parte della quotidianità e rispetto alle quali si sperimentano situazioni di resa e rassegnazione.

Meritocrazia Italia è convinta che interventi radicali per estirpare fenomeni eclettici ed eziologicamente eterogenei come quello dei borseggiatori richiedono un approccio olistico, che tari la deterrenza sulle reali aree di interesse del soggetto che delinque per il quale, nella maggior parte dei casi, il carcere è una mera – talvolta remota – eventualità, comunque calcolata. Occorrerebbe prima di tutto implementare il personale preposto ai controlli dotato di adeguato equipaggiamento e tutela, e irrobustire la sanzione con misure accessorie forse soggettivamente più afflittive della pena vera e propria come ad esempio, espulsione diretta in caso di stranieri irregolari, perdita di qualsiasi aiuto o sussidio, perdita della patria podestà sui minori se sfruttati nella condotta criminosa (o internamento in struttura dedicata sino al parto), lavori socialmente utili.

Stop war.



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