‘DECRETO PNRR 2’
Si punti alla qualità per il rilancio della p.a.
Entra in vigore il ‘decreto PNRR 2’ recante misure urgenti per snellire e semplificare le procedure legate alla realizzazione del Recovery Plan e facilitare il raggiungimento dei 45 obiettivi del Piano in agenda entro il 30 giugno, in vista dell’erogazione delle ulteriori risorse (circa 190 miliardi di euro).
Accanto alle misure volte a rafforzare il monitoraggio sugli interventi legati ai bonus edilizi, sull’efficienza della giustizia civile con l’istituzione di un Comitato scientifico e a quelle dedicate alla lotta all’evasione fiscale, trovano spazio nel Capo I le misure in materia di pubblico impiego, destinate a potenziare la capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni.
In particolare, viene previsto un aggiornamento della normativa sui concorsi – risalente al d.P.R. n. 487 del 1994 –, con l’obbligo di accertare la conoscenza di almeno una lingua straniera nei concorsi per il personale non dirigenziale e quello di inserire nel Codice di comportamento dei dipendenti pubblici una sezione dedicata al corretto utilizzo delle tecnologie informatiche e dei mezzi di informazione e social media da parte dei dipendenti pubblici, anche al fine di tutelare l’immagine della pubblica amministrazione. È previsto un ciclo formativo per i neoassunti sui temi dell’etica pubblica e sul comportamento etico ed è stabilita una data limite (al 31 dicembre 2022) entro la quale dovrà essere aggiornato il Codice di comportamento (che ormai ha già quasi dieci anni).
Per ovviare alle mancate assunzioni derivanti dai due concorsi banditi per il Sud fino al 31 dicembre 2026, le amministrazioni titolari di interventi previsti nel PNRR, incluse le Regioni e gli Enti locali, potranno conferire incarichi di consulenza a lavoratori pensionati ed inserire nei bandi di concorso misure che attribuiscano vantaggi specifici al genere meno rappresentato.
Il provvedimento, dunque, interviene a sostegno della politica di empowerment dell’amministrazione intrapresa dal Governo all’indomani dell’approvazione del PNRR.
Perché l’operazione abbia successo, però, non bastano interventi normativi, pure a volte necessari. Il bisogno di rinnovamento è fuori discussione, anche perché i numeri lasciano poco spazio all’interpretazione: le amministrazioni italiane hanno perso 260.000 impiegati a tempo pieno dal 2008 al 2018 e almeno altri 150.000 negli ultimi due anni.
L’età media in tutta l’amministrazione pubblica è di oltre 50 anni, nei ministeri è di 54,1 anni. Il 58% degli impiegati pubblici non ha una formazione universitaria e oltre il 20% possiede solo il diploma di terza media. La formazione è carente e si attesta su 1,17 giornate di formazione di media che scendono a 0,85 giorni per le donne e a 0,51 giorni per gli impiegati ministeriali.
Per rendere le pubbliche amministrazione più snelle e i servizi realmente efficienti, occorre abbandonare la tendenza a inserire nei bandi concorsuali solo prove nozionistiche, finalizzate a coniugare le esigenze di celerità con quella deflattiva di contenziosi che l’esperienza insegna essere fisiologici, e introdurre criteri che puntino all’individuazione di candidati che abbiano le soft skill indispensabili per qualsiasi assunzione: affidabilità e responsabilità, flessibilità e propositività, predisposizione al lavoro in gruppo e alla risoluzione dei problemi, capacità comunicative e relazionali.
Le esigenze di celerità stanno orientando le scelte istituzionali nella direzione di adombrare la qualità del processo assunzionale.
La centralità delle persone sia invece il fondamento del processo di selezione, al netto di automatismi e algoritmi.
Non è sufficiente spendere, occorre farlo nel modo giusto affinché le risorse disponibili oggi possano generare un rinnovamento strutturale di lungo periodo in grado di ridisegnare il volto della pubblica amministrazione.