Decreto Valditara e aggressione agli insegnanti: reprimere non basta, si punti sull’educazione.
Torna a fare discutere il ‘decreto Valditara’, in particolare per la previsione di multe fino a € 10.000,00 in caso di aggressione al personale scolastico.
Il Ministro ribadisce in più occasioni la necessità di un giro di vite nei confronti di tutti coloro, che a vario titolo, si macchiano di condotte lesive dell’integrità psicofisica degli operatori scolastici e più in generale dell’immagine istituzionale della scuola italiana.
Ancora molti, però, sono i punti oscuri di questa riforma, che presta il fianco a una serie di criticità tecniche.
Ad esempio, non risulta ancora chiaro di che tipo di sanzione si tratti, sia essa amministrativa, civile o penale; chi dovrebbe avere il potere di irrogarla e come; quali sarebbero la natura del provvedimento e i mezzi di impugnazione previsti in caso di contestazione. Mancano inoltre una dosimetria della misura e la descrizione delle condotte contestate coerentemente con il principio di proporzionalità tra offesa e reazione.
Sul piano degli intenti, la riforma è condivisibile. Condivisibile anche l’idea di introdurre sanzioni per arginare comportamenti ormai diffusi e fuori controllo sia per la serialità che per il grado di violenza che esprimono, a sua volta indice di una profonda delegittimazione istituzionale.
Tuttavia, in molti ignorano che, ad esempio, l’aggressione verbale ha già una sua disciplina penalistica definita con pene e sanzioni edittali tassative, come del resto vale anche per l’aggressione fisica. E dunque, al fine di scongiurare l’eventualità che una proposta di questo genere si riveli l’ennesima occasione di propaganda politica, principalmente volta all’acquisizione del consenso da parte dell’elettorato, Meritocrazia ritiene più opportuno che l’impianto normativo si concentri non solo e non tanto sulla repressione quanto sull’eradicazione del fenomeno.
Reprimere e basta non è mai stata una scelta lungimirante né efficace nel lungo periodo. È necessario investire soprattutto in azioni educative che portino alla diffusione della cultura del rispetto e della legalità.
Educare sia l’obiettivo primo.
Pertanto Meritocrazia insiste nel chiedere che non ci si fermi all’ennesima sanzione autoritaria altisonante ma inefficace e ci si impegni piuttosto in interventi strutturati e coordinati, che prevedano, in caso di trasgressione, percorsi di rieducazione obbligatori con il coinvolgimento delle famiglie, lo svolgimento di lavori socialmente utili, e la reintroduzione del Patto di corresponsabilità scuola-famiglia in senso vincolante tra le parti.
Un approccio equilibrato al problema impone anche di volgere lo sguardo al mondo dei docenti: intervenire sui sistemi di reclutamento e sulla formazione continua e la valutazione progressiva dei formatori consente di evitare che si diffonda incompetenza o approssimazione in una delle categorie professionali strategiche per la crescita sana della società civile del Paese.
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