DIGITAL DIVIDE IN SARDEGNA: QUALI OPPORTUNITA’?
Il digital divide crea dei limiti socio-economici e frena lo sviluppo in molte aree dell’Italia dove non c’è per internet l’accesso a banda larga.
L’accesso alle tecnologie dell’informazione, infatti, è fondamentale per chi utilizza Internet per lavoro o per il tempo libero .
Da questo punto di vista la Sardegna è una delle Regioni italiane più penalizzate.
Durante il periodo di lockdown, molti Comuni si sono trovati in difficoltà per l’impossibilità di accedere alla banda larga, assolutamente indispensabile in un momento in cui lo smart working e la teledidattica sono diventati lo strumento con il quale le pubbliche amministrazioni e le istituzioni scolastiche hanno cercato di mantenere attivi i servizi al cittadino e agli studenti.
Negli ultimi anni, comunque, troppe sono state le controversie tra enti pubblici ed imprese private, spesso legate alle lungaggini burocratiche ed alle tante autorizzazioni necessarie per l’avvio di lavori per i quali, dall’inizio al completamento, passa sempre molto tempo.
Secondo i dati Eurostat relativi al 2019, in Sardegna la connessione veloce riuscirebbe a raggiungere circa l’84% degli abitanti, dove la media europea è dell’85%. Per quanto riguarda invece la fibra ottica, al momento risultano connesse 184 mila unità immobiliari. Ciò nonostante la Sardegna risulta tra le ultime Regioni in Italia per quanto riguarda le infrastrutture digitali. Alcuni comuni soffrono di un ritardo nella dotazione di infrastrutture tecnologiche e digitali tale da incidere sull’efficacia dei servizi offerti alla cittadinanza e ai turisti, in particolare se paragonati ad altri comuni d’Europa.
Nel fare il punto della situazione bisogna evidenziare, comunque, non solo che nella Regione sono già attivi i lavori per abbattere il digital divide (75 cantieri in lavorazione, 220 già collaudati e i 152 i servizi di banda ultra larga attivati), ma anche che il territorio si candida a diventare sulla gestione dei data center pubblici un polo strategico nazionale: l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) ha infatti concluso il censimento dei data center pubblici, dove sono ospitati i dati in possesso della Pubblica Amministrazione. Su 1.252 censiti solamente 35, tra questi la Regione Sardegna, sono stati individuati come possibili poli strategici nazionali, cioè hanno rispettato tutti i requisiti preliminari definiti dall’Agenzia.
Inoltre, la stessa Regione Sardegna è stata scelta dal Cert-PA (Computer emergency response team di cyber security) dell’Agid per partecipare alla fase pilota della piattaforma nazionale per il contrasto agli attacchi informatici contro la Pubblica Amministrazione.
A ciò si aggiunga il recente progetto “Kentos”, che porta la connettività a 100 Gbps in oltre 800 uffici, compresi i Comuni. L’intento è quello di continuare il percorso intrapreso, che ha consentito di attivare l’infrastruttura in 152 Comuni, rispetto ai soli 24 che risultavano nello scorso mese di luglio.
I settori del turismo e delle ICT, unitamente ai processi di digitalizzazione, all’infrastrutturazione tecnologica dei territori e alla diffusione di competenze digitali, sono considerati strategici per la competitività di numerose regioni europee e, proprio per questo, sono sempre più spesso poste al centro delle agende politiche locali, regionali e nazionali.
Il concetto di competitività, principalmente associato agli attori economici, si è, nel corso del tempo, affiancato a quello di innovazione grazie al quale le stesse imprese possono godere di vantaggi competitivi e dare vita a prodotti differenziati, ovvero diversi rispetto a quelli proposti dalla concorrenza. Estendendo il discorso ai territori, che oggi sono coinvolti in intensi processi di ipercompetizione e soprattutto a quei territori che, come la Sardegna, intendono affermarsi e posizionarsi nello scenario turistico, si osserva quanto importante sia il ruolo ricoperto dalle ICT e dalla digitalizzazione per favorire migliori condizioni di competitività e attrattività poiché strettamente influenti sulla strutturazione dei prodotti, delle campagne pubblicitarie e comunicative e sulle connessioni, sempre più intense e informali, tra organizzazioni territoriali e utenti-turisti-consumatori effettivi e potenziali.
Già dall’esame dei principali documenti di politica regionale relativi al periodo di programmazione 2014-2020, si possono cogliere molteplici e importanti riferimenti ai settori delle ICT e del turismo, spesso affrontati in maniera interrelata.
Per quanto riguarda le ICT e la digitalizzazione, ad esempio, il Piano Regionale di Sviluppo (PRS 2014-2019) ha presentato un’intera sezione dedicata alle “Reti digitali per cittadini e imprese” in cui era stato specificato quanto la disponibilità di servizi ICT evoluti destinati ad aziende, p.a. e cittadini, potesse accrescere l’attrattività del territorio nei confronti degli investimenti delle imprese nazionali e internazionali. L’obiettivo strategico che la Regione si era preposto, già dal 2014, era dunque quello di ampliare l’offerta di servizi ICT legati alla disponibilità della Banda Larga sviluppando “un contesto infrastrutturale che attivi nuovi servizi e permetta il contenimento della spesa pubblica (…) e sostenendo un’infrastrutturazione capace di garantire velocità di connessione pari o superiore a 30Mbps in tutto il territorio regionale e, soprattutto, nelle aree meno attrattive per gli insediamenti produttivi, completando anche la copertura della banda larga nelle aree rurali con lo scopo di ridurre il digital divide”.
Il documento di policy contiene, inoltre, numerosi richiami al turismo all’interno di diversi ambiti tematici (agricoltura, pastorizia e sviluppo rurale; innovazione; politiche per le aree interne e aree rurali; ecc.), con la stesura di un capitolo appositamente dedicato ed intitolato “Il turismo sostenibile”. Con questo atto vengono, in aggiunta, individuati alcuni obiettivi da conseguire come la necessità di sistematizzare l’informazione turistica territoriale e le attività di monitoraggio, creare una web agency per organizzare una comunicazione turistica unica, dinamica e condivisa, rivolta ai canali tradizionali, ma fortemente interrelata con i nuovi mezzi, e dunque con i social network (per aiutare a diffondere compiutamente il brand Sardegna sul mercato).
Allo stesso modo il POR Sardegna FSE 2014-2020, che rappresenta lo strumento con cui la Regione programma le risorse del Fondo Sociale Europeo per rafforzare la coesione economica e sociale, ha riportato importanti riferimenti alla digitalizzazione e al turismo soprattutto in relazione al potenziamento delle competenze.
Gli stessi richiami si rinvengono anche all’interno delle diverse strategie per le aree interne e rurali e per le aree urbane e, in maniera ancor più concreta, nei progetti di sviluppo locale presentati dalle unioni di comuni e dalle comunità montane alla Regione nell’ambito della Programmazione Territoriale.
Altro documento particolarmente significativo è quella della Strategia di Specializzazione Intelligente (S3) della Sardegna con cui sono state individuate sei aree di specializzazione di intervento per via del vantaggio competitivo insito in esse o del potenziale di crescita che ne sarebbe potuto derivare per l’intero territorio regionale.
Per quanto riguarda la prima area di specializzazione, quella delle ICT, viene intesa dalla S3 come una leva utile a massimizzare i benefici delle altre aree tra cui il turismo. Quest’ultimo , d’altra parte, insieme alle altre due aree “cultura” e “ambiente” dà luogo a diversi obiettivi da realizzare.
Secondo la vision della S3 la Sardegna è concepita come un ecosistema sostenibile aperto all’innovazione in cui la sostenibilità ambientale, culturale, economica e sociale “si coniugano (…) per realizzare un sistema territoriale competitivo orientato a intercettare segmenti del mercato globale e a valorizzare diverse dimensioni di qualità della vita che costituiscono degli attrattori di nuovi investitori, di turisti e di residenti” (RAS, 2016).
Relativamente al settore turistico un elemento di assoluta novità è rappresentato dalla nuova l. reg. n. 16 del 27 luglio 2017 (Norme in materia di turismo) che, come riporta l’art. 1, comma 1, intende procedere a una riorganizzazione del settore che viene considerato “prioritario per lo sviluppo socio-economico e sostenibile della Sardegna”.
All’art. 8 si disciplinano i compiti dell’Osservatorio regionale del turismo, che nasce con delibera regionale 52/105 del 23 dicembre 2011 all’interno della piattaforma Sardegna Turismo ed è stato realizzato nell’ambito delle azioni del POR FESR 2007-2013 per attuare l’Agenda Digitale della Sardegna (in conformità con quella nazionale ed europea) e per permettere di trarre vantaggi socio-economici sostenibili dalla creazione di un mercato unico digitale. Il suo obiettivo principale è pertanto quello di raccogliere, gestire, analizzare e rilasciare sotto forma di open data i dati derivanti dal sistema turistico regionale. I principali destinatari di tali servizi sono operatori economici, turisti, istituzioni, enti pubblici e privati e associazioni, mentre le azioni sono indirizzate a migliorare la promozione e la commercializzazione della Destinazione Sardegna e rendere più efficiente il sistema di accoglienza turistica.
A oggi sono ancora poche le realtà regionali italiane che si possono definire “virtuose” nell’ambito della tematica dei dati aperti. Nel contesto nazionale la Regione Sardegna è stata la prima ad aver reso totalmente accessibile l’intero database topografico corredato anche da diverse ortofoto e foto aree.
Sin dal 2013, dunque, la Regione si è mobilitata per avviare un percorso, in continuo aggiornamento, ispirato alla trasparenza e alla qualità del dato offerto ai diversi utenti. Fondamentale è stata la scelta di realizzare un portale ad hoc per la pubblicazione sia dei propri dati sia di quelli rilasciati da altri Enti facenti parte dello stesso ambito territoriale regionale: una piattaforma web che consente di ricercare le informazioni, geografiche e non, in modo strutturato ed organizzato.
I dataset che popolano il portale, ad oggi 635, si rifanno a diversi ambiti riguardanti l’ambiente, l’agricoltura, il turismo, i trasporti, la cultura, l’istruzione, etc., e sono leggibili in diversi formati (shp, xls, csv, html, wms, …). Secondo il monitoraggio del 2017 dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che prende in considerazione solamente determinati dataset per la valutazione dei progressi in ambito digitale, la Sardegna presenta 27 dataset aperti con 480 visite medie mensili al sito (AgID, 2017).
Oltre al catalogo dei diversi dataset, la Regione agevola l’uso degli stessi attraverso la connessione ad alcune “app”, ovvero applicazioni messe a punto da imprese e/o sviluppatori, utili all’utente finale per una ricerca ancora più diretta di determinati dati inclusi quelli turistici. Un esempio è “Open-dormire”16, che sfrutta i dati delle strutture turistiche che alimentano il portale regionale e permette di ricercare e riordinare le stesse, suddivise per categoria e per provincia, sul territorio sardo grazie anche alla navigazione su mappa. Un’ulteriore applicazione, “APPortatadimano” (per ora disponibile solo per iPhone e iPad), consente, inoltre, di approfondire la conoscenza dell’Isola grazie a guide e carte tematiche delle risorse archeologiche, delle spiagge, delle tradizioni popolari e dell’artigianato artistico: la funzione della geolocalizzazione, poi, assiste i potenziali utenti nel raggiungere ogni singola destinazione.
Per una mobilità “a portata di click” e dunque smart si cita l’app “Teseo Sardegna”, che, nata nel 2013, permette agli utenti (turisti e non) di organizzare i propri spostamenti in totale autonomia grazie ad un completo parco di informazioni su linee, orari e tempi di percorrenza relativo a ben 55 compagnie di trasporto isolane. Fondamentale, al suo interno, anche la presenza di un’ulteriore funzionalità che consente l’acquisto diretto di biglietti ed abbonamenti.
In conclusione, il divario digitale non si abbatte senza la collaborazione dell’intervento pubblico, in quanto in Sardegna, e non solo, lo stanziamento di risorse adeguate, si rivela fondamentale in quelle aree che, non coperte ancora da internet a banda larga, sono a cosiddetto fallimento di mercato, ovverosia dove il numero di potenziali utenze domestiche e commerciali attivabili è così basso da essere di scarso rilievo economico per un operatore telefonico privato che dovrebbe investire. La tecnologia ADSL, ormai datata e superata, non può più essere al giorno d’oggi la risposta per l’accesso alla Rete Internet, caratterizzata da una sempre più crescente mole di contenuti che sono fruibili solo con le connessioni in banda ultralarga.
La banda larga potrà essere molto utile agli utenti nelle loro attività quotidiane. Allo stesso modo aiuterà le varie realtà imprenditoriali. Da un recente rapporto della Confartigianato Sardegna, infatti, è emerso che nella Regione è in forte crescita il numero di micro e di piccole imprese che, per vendere, fanno leva in tutto o in parte sul canale online attraverso l’e-commerce. Così come sul territorio il 63% degli internauti sardi acquista online beni e servizi.
In un contesto economico e culturale sempre più connesso e tecnologico, inoltre, il settore degli open data è certamente capace di prospettare nuovi scenari per lo sviluppo delle società e delle economie di diversi territori. Da più tempo ormai sono numerose le realtà urbane e rurali che investono sul potenziamento della propria “smartness” per meglio organizzare e rendere fruibili le risorse di cui dispongono, offrendo al contempo servizi integrati ed “intelligenti” ai propri cittadini, in maniera trasparente, agevole e veloce.
Compito delle diverse Istituzioni, dovrebbe essere proprio quello di agire per rendere accessibili e condivisibili dati e servizi favorendo, in questo modo, una maggior consapevolezza degli utenti rispetto ai territori.
Il percorso verso la smart city, per esempio, ha evidenziato come la messa in atto di strategie utili a creare percorsi funzionali abbia prodotto una crescente interazione tra efficiente sfruttamento delle ICT, innovazione e coinvolgimento/partecipazione dei cittadini.
Lo stesso ragionamento può essere mutuato per tutti quei settori in cui si rende necessario riuscire ad alimentare servizi di qualità per raggiungere e soddisfare numeri maggiori di utenti che, relativamente al caso specifico della Sardegna, sono sicuramente rappresentati anche dai numerosi turisti/viaggiatori “interattivi”, troppo spesso rimbalzati tra le svariate pagine web dedicate alla promozione del territorio isolano, molte delle quali istituzionali.
Proprio nel settore turistico si rivela quanto mai indispensabile rafforzare reti e relazioni capaci di agevolare procedure innovative , gestirle in maniera efficiente, veloce, funzionale e monitorabile, nel rispetto anche di quanto contenuto nei più recenti documenti di politica regionale, per costruire prodotti concretamente capaci di rispondere alle esigenze di utenti diversi e di generare esternalità positive per i territori.
Portare, quindi, le infrastrutture digitali nelle aree della Sardegna dove, per esempio, non c’è la fibra ottica, significa non a caso dare impulso al turismo ed ai servizi offerti alla cittadinanza. Ma per raggiungere l’obiettivo serve una svolta a partire, senza ritardi e senza intoppi burocratici, dalla capacità di accesso e di spesa dei fondi strutturali UE messi a disposizione.
Fonti
Regione Sardegna