Dipendenza da social network
Dal bisogno di relazione all’isolamento
l primo caso ufficiale di dipendenza da internet risale all’anno 1996 ed è stato rilevato negli USA.
La psicologa Kimberly S. Young racconta la storia di una donna di 43 anni in grado di trascorrere fino a 60 ore a settimane in Rete. Le attività digitali erano principalmente svolte all’interno di chat room, antesignane dei moderni social. La donna si percepiva parte di una vera e propria comunità, anche se virtuale.
La dottoressa Young finì, durante le sue ricerche, con il collezionare oltre 600 storie simili, che avevano come principale conseguenza problemi di tipo relazionale, accademico o finanziario, con perdita del lavoro.
Oggi la dipendenza da social merita di essere inquadrata nel contesto più ampio delle nuove dipendenze (Social Network Addiction) ed è caratterizzata dalla presenza di tre fattori concomitanti:
– il craving, ovvero un desiderio incontrollabile dell’oggetto, o del comportamento, del piacere da cui si ottiene gratificazione;
– la tolleranza, definibile come il bisogno di aumentare lo specifico comportamento, così da ottenere gli identici effetti che sono stati sperimentati nel primo uso;
– l’astinenza, l’insieme dei disagi di ordine psichico e fisico che si manifestano quando non è possibile l’accesso all’oggetto del piacere per un dato arco di tempo.
I soggetti dipendenti dai social media e dalle chat trascorrono così tanto tempo sulle loro app social da compromettere altre importanti aree della vita.
Le piattaforme come Facebook, Snapchat e Instagram producono gli stessi circuiti neurali causati dal gioco d’azzardo e dalle droghe ricreative. Un flusso costante di retweet, like e condivisioni influisce sull’area di ricompensa del cervello e innesca lo stesso tipo di reazione chimica di droghe, come la cocaina.
L’origine di questa dipendenza è da ricercarsi nella necessità di interconnessione e di relazione con l’altro e può paradossalmente arrivare a sfociare in isolamento, ritiro sociale e distacco dalla realtà, proprio perché quello virtuale inizia ad essere l’unico mondo vissuto da chi ne soffre.
Altre problematiche possono manifestarsi nell’attività scolastica o lavorativa, con un decremento delle performance e, nei casi più gravi, se si interrompe l’uso di internet, esplosioni di aggressività e rabbia dovute all’astinenza.
Nei quadri sintomatologici più estremi si riscontra una comorbilità anche con stress, ansia e depressione.
In definitiva, la persona dipendente dai social può arrivare a manifestare una notevole riduzione della qualità della vita ed una compromissione del suo normale funzionamento.
Considerando l’ampissima portata dell’utilizzo dei social media, la semplicità di utilizzo e le gravi derivazioni patologiche connesse a un loro abuso, sarebbe auspicabile promuovere programmi di prevenzione per ogni età.
Uno dei modi, rivolto soprattutto alla fascia di età infantile e adolescenziale, per evitare la dipendenza da social network è quello di incoraggiare la socializzazione e la partecipazione a contesti sociali reali e non virtuali.
Appare, inoltre, fondamentale l’esercizio di un controllo da parte dei genitori, i quali devono tuttavia comprendere anche l’apporto emotivo, sentimentale e sessuale che la tecnologia offre ai più giovani, cercando di stimolare un utilizzo responsabile dello strumento tecnologico.
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