Dispersione scolastica
Il ruolo dell’orientamento
La dispersione scolastica rappresenta una triste realtà attuale.
Non si identifica semplicemente con l’abbandono della scuola da parte di un certo numero di studenti e trova invece radici in una serie di differenti fattori, tra i quali, non ultimo, il background socio-economico di provenienza.
Si manifesta in maniera differente secondo ambiente sociale frequentato, genere, età e collocazione geografica; si manifesta nelle forme dell’abbandono, dell’uscita precoce dal sistema formativo, dell’assenteismo, del deficit delle conoscenze e competenze di base.
La dispersione scolastica ha un peso insostenibile per un Paese che, come l’Italia, deve coltivare alte ambizioni di crescita culturale.
Tutti i documenti ufficiali del Governo e dell’Unione europea sottolineano, infatti, che il perdurare nel tempo di percentuali elevate di dispersione scolastica, che determina livelli d’istruzione e formazione bassi in una parte consistente della popolazione, produce minore sviluppo e rischi cronici per la coesione sociale e anche per la partecipazione democratica (legata ai livelli di conoscenza e capacità di riflessione critica).
Insomma, il fenomeno della dispersione scolastica deve rappresentare una priorità.
Se si vuole contrastare l’alta percentuale di abbandono scolastico e riportarla entro i parametri individuati anche nel PNRR (10% della popolazione giovanile), non si può non considerare il mutato scenario educativo entro i cui confini occorre muoversi per battere il fallimento formativo.
Non si possono approfondire le motivazioni che hanno condotto al mutamento del paesaggio educativo; tuttavia, è evidente che i ragazzi di oggi:
– hanno genitori meno giovani di un tempo;
– hanno meno fratelli e/o sorelle e sono spesso figli unici;
– trascorrono il proprio tempo più con adulti che con coetanei;
– vivono spesso in contesti familiari caratterizzati da precarietà, varietà e complessità;
– percepiscono molto il divario socio-economico esistente tra le famiglie.
Certamente, l’elemento preponderante, tra quelli poc’anzi elencati, è rappresentato dallo squilibrio demografico a sfavore dei giovani, i quali, spesso, figli unici, subiscono la concentrazione delle aspettative di interi nuclei familiari.
Contrariamente, in contesti familiari più numerosi, i bambini sin da subito imparano a condividere meglio la propria socialità con i coetanei, a rispettare regole condivise e finanche a maturare il superamento delle regole, quale percorso di crescita che passa anche per l’accettazione di qualcosa di indesiderato. Il venir meno dei limiti nega ai giovani la possibilità di maturarne il senso e anche l’esperienza del dissenso: nega una costruzione graduale e consapevole del proprio io in relazione con il mondo.
In questo contesto, la Scuola non può rappresentare solo un luogo di mero apprendimento, ma deve proporre nuovi modelli educativi capaci di intervenire sui codici di comportamento e sulla definizione delle regole sociali. Essa è tenuta ad assolvere tale ruolo con la consapevolezza di costituire, sempre più, il primo momento nel quale si sviluppa la socialità di bambini e ragazzi, i quali devono abituarsi a una situazione di collettività ove non rivestono un ruolo di assoluta centralità come accade nei propri nuclei familiari.
Occorre, pertanto, favorire modelli educativi e formativi che siano in grado di promuovere lo sviluppo di tutte le intelligenze, anche e soprattutto di quelle dei soggetti culturalmente e socialmente svantaggiati, creando per ogni singolo studente un percorso formativo integrato ed individualizzato che possa garantirgli una crescita armonica con la realtà sociale che lo circonda.
Un’efficace lotta alla dispersione scolastica e all’insuccesso formativo degli studenti deve inevitabilmente riconoscere la funzione centrale dell’attività di orientamento, inteso come «processo volto a facilitare la conoscenza di sé, del contesto formativo, occupazionale, sociale, culturale ed economico di riferimento, delle strategie messe in atto per relazionarsi ed interagire in tali realtà, al fine di favorire la maturazione e lo sviluppo delle competenze necessarie per poter definire o ridefinire autonomamente obiettivi personali e professionali aderenti al contesto, elaborare o rielaborare un progetto di vita e sostenere le scelte relative» [.
L’orientamento deve essere un processo che accompagna ciascun individuo per tutto l’arco della vita nella conoscenza di sé e del contesto sociale, culturale ed economico che lo circonda, configurandosi come un diritto permanente di ogni persona, che si esercita in forme e modalità diverse e specifiche a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. Scopo è favorire la maturazione e lo sviluppo delle competenze necessarie per definire o ridefinire i propri obiettivi personali e professionali in rapporto al contesto e per elaborare un progetto di vita con la capacità di sostenere le scelte che esso comporta.
L’orientamento costituisce perciò una responsabilità per tutti gli ordini e gradi di scuola, per i docenti, per le famiglie e i diversi attori istituzionali e sociali con i quali lo studente interagisce.