DIVISIONI SOCIALI E BATTAGLIE SENZA PROSPETTIVE – 27 MARZO 2022

DIVISIONI SOCIALI E BATTAGLIE SENZA PROSPETTIVE – 27 MARZO 2022

Nell’epoca della sopravvivenza, non c’è spazio per i sogni e per le ambizioni. Non c’è tempo per la lucida riflessione e tutto si risolve nell’ineluttabilità di un sì o un no, bianco o nero, in un precipitoso declino verso le divisioni sociali.
Un quotidiano fatto di battaglie senza prospettive.
Oggi si combatte contro il virus. Domani contro il caro prezzi.

La costante emergenza scoraggia e trasmette un avvilente senso di impotenza.
Guardiamo il mondo andare lentamente alla deriva dalla solitudine di un display. Osserviamo il reale scegliendo le distorsioni del virtuale. Viviamo peggio ma sappiamo di più, fruitori compulsivi del fast food informativo.
Non tutti siamo davvero capaci di accorgerci della difficoltà del momento. Chi poco si prestava all’altro quando tutto sembrava andar bene meno ancora sarà disposto a farlo oggi che le cose sembrano volgere al peggio e il disagio accresce l’egoismo.

Eppure tanto in voga è il richiamo alla coesione sociale, che diventa anche uno degli obiettivi del piano strategico per la ripresa nazionale. La riscoperta della forza dell’unione deve partire da uno stravolgimento culturale. La Scuola viva la missione di aggregare e di formare grazie al confronto, al dialogo e alla condivisione, più che per le vie di una didattica puramente nozionistica. Perché la capacità di vivere la relazione è alla base di ogni vera Civiltà.

Il migliore degli Stati possibili è quello che sa che nessun miglioramento infrastrutturale o investimento in sviluppo tecnologico è davvero utile se non punta prima di tutto alla giusta formazione e alla ricerca.

Allora vale chiedersi quali sono davvero le origini dei conflitti, grandi e piccoli, che dilaniano la società moderna. Non è mai soltanto la scelleratezza di uno solo. Le radici delle divisioni sono sempre nelle logiche egoistiche e accentratrici, nell’esercizio distorto di poteri conferiti per il benessere collettivo e malamente usati per l’affermazione di pochi e la conservazione di posizioni di predominio. Finte collaborazioni e approfittamenti antisolidali allontanano, dividono e procurano guerre che tutti condannano apertamente ma delle quali in tanti, più o meno segretamente, profittano per interessi economici.

Di fronte a queste dinamiche, il singolo sarà sempre davvero impotente. Anche quando rivesta una carica istituzionale, a livello locale o a livello nazionale.

Qualche tempo fa, Gratteri spiegava che la maggiore pericolosità della malavita sta nella sua trasversalità. Un tempo era possibile riconoscere le due parti, politica e malavita, che si fronteggiavano, si contrastavano, qualche volta venivano a patti; la commissione che invece si è creata in epoca più recente ha reso tutto più complicato. E Gratteri rinunciava all’incarico di Consulente antimafia nel desiderio di «restare libero». Fa riflettere. E un po’ spaventa.
Ma è sbagliato credere che lo Stato e la politica siano estranee, lontane dal Popolo.

Parte dai cittadini quel movimento culturale che serve a costruire i legami. La coesione si genera dismettendo ogni fare polemico, procedendo a testa bassa sulla strada della proposizione costruttiva. Da qui, si arriva a una politica più sana, e più utile.

Ci si lamenta del pressapochismo di chi dovrebbe rispondere ai bisogni e curare il disagio, avendo il potere di assumere le decisioni, ma poi non si ha il coraggio di sfruttare le opportunità di promuovere il cambiamento o non si ha la forza di vivere, e di vivere con costanza, il sacrificio dello studio e dell’osservazione. Non si trova il tempo per la rivoluzione. Non si ha fiducia nelle possibilità della cittadinanza attiva. Perché tanto ‘il mondo va così’. E ci si arrende, comodamente.



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