DL Elezioni: non è così che si difende la democrazia
Via libera del Senato al decreto legge con il quale si dispone che le operazioni di votazione per le consultazioni elettorali e referendarie del 2023 si svolgano oltre che nella giornata di domenica, anche in quella di lunedì.
Le ultime elezioni sono state caratterizzate da uno dei più alti tassi di astensionismo della storia. Un grave vulnus alla democrazia.
È pacifico.
Ma l’unica soluzione proposta è stata quella di estendere l’orario di votazione, misura, come insegna l’esperienza, del tutto inutile a risolvere il problema della scarsa partecipazione egli elettori.
Non è questo il segnale che i cittadini si attendevano per tornare ad avere fiducia nel sistema elettorale, per riappropriarsi della sovranità e, dunque, per tornare al voto.
La necessità vera è quella di un’azione di coraggio, per la riforma complessiva del sistema elettorale.
L’attuale legge elettorale, con il sistema di liste bloccate, in uno al taglio dei parlamentari, nega al cittadino la possibilità di esercitare una scelta reale.
Il sistema, che consente ai partiti politici di individuare prima delle elezioni l’ordine di elezione dei candidati in ciascuna circoscrizione, rappresenta un limite inaccettabile alla libertà di espressione di voto e frustra alla radice il diritto dei cittadini ad avere validi interlocutori.
Il politico eletto non deve piacere soltanto al leader di partito, ma deve riscontrare il gradimento diffuso del proprio territorio, dal quale non può essere completamente sganciato.
Le soglie di sbarramento, poi, non consentono a nuove realtà politiche di emergere, sviliscono la libertà partecipativa e mortificano la voglia di dare un proprio contributo da parte chi avrebbe passione e competenza, favorendo la tradizione delle vecchie, solite compagini politiche.
Meritocrazia Italia ha più volte sollecitato una riforma elettorale in linea con i principi di democrazia partecipativa e ha avviato la discussione per la composizione di una proposta tecnica in grado di assicurare stabilità e rappresentatività.
Tra le misure più immediate, nulla neppure per l’inclusione dei fuori sede.
Stando così le cose, le persone alle quali viene preclusa la possibilità di esercitare il proprio diritto di voto sono circa 4,9 milioni all’anno. Tra questi, per la maggior parte giovani tra i 18 e i 35 anni. Studenti o lavoratori, i ragazzi e le ragazze che sono lontani da casa sono obbligati a pagare per potersi recare alle urne o a rinunciarvi per distanze geografiche o impegni di studio o lavorativi. Italia, Cipro e Malta sono gli unici Paesi membri dell’Unione Europea a non garantire il voto per i fuori sede.
Eppure basterebbe davvero poco, prevedendo l’allestimento di seggi fisici anche fuori dalla propria città di residenza.
La sfiducia e il disinteresse vanno combattuti restituendo alla politica credibilità e al diritto di voto la dignità del vero atto di responsabilità.