Dl giustizia: per la cybersicurezza non bastano nuove procedure. Si punti anche su competenza e formazione
Slitta l’esame del dl giustizia previsto per questo mese.
Tra le proposte contenute nel testo si trova una serie di norme volte a inasprire le misure già in essere sulla cybersicurezza, con affidamento alla procura nazionale antimafia e antiterrorismo del coordinamento delle indagini. Il procuratore nazionale eserciterà funzioni di impulso nei confronti dei procuratori distrettuali per il coordinamento delle attività di indagine, attraverso l’impiego della polizia giudiziaria, sull’accesso abusivo ai sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile, o comunque di interesse pubblico.
Si aggiunge alle novità anche l’arresto in flagranza ritardato per l’accesso abusivo ai sistemi informatici.
È apprezzabile l’attenzione dedicata al tema, specie alla luce dei recentissimi casi di dossieraggio.
Condivisibile, in questo senso, anche l’idea di potenziare la fase delle indagini.
Va considerato, però, che, nella pratica, il successo di un’indagine dipende da notevoli variabili e, tra tutte, la più complessa, quella umana. Molto spesso i risultati dipendono, cioè, dalla maggiore o minore dedizione e capacità dei singoli operatori, dai Sostituti titolari delle inchieste al personale di polizia giudiziaria che agisce sul campo. Così, la previsione sulla carta di strumenti più forti rischia di restare ancorata al dato letterale se non accompagnata da un’adeguata formazione specifica di tutti gli operatori coinvolti.
Anche la logica repressiva, tipica della legislazione emergenziale, rischia di rivelarsi inadeguata e gravemente distante dai principi costituzionali, che pongono l’attenzione principale e dovuta in tema di garantismo.
Meritocrazia Italia chiede che venga composta una vera e propria task force di professionisti competenti nel settore, altamente qualificati, che possano presiedere commissioni nei dipartimenti per materia. Propone di:
– prevedere percorsi formativi specifici per gli attori del procedimento per le indagini preliminari in materia di cybersicurezza, nonché per gli operatori delle pubbliche amministrazioni e degli enti che, a vario titolo, possono risultare maggiormente esposti (le Banche, ad esempio);
– limitare le ipotesi dell’arresto in flagranza differito ai soli casi di eccezionale gravità in presenza di minacce concrete e attuali alla sicurezza nazionale.
Stop war.