DONNE E DISABILITA’

DONNE E DISABILITA’

Una doppia battaglia per la dignità

È da poco trascorsa la ricorrenza dell’8 marzo, da sempre giornata di profonde riflessioni sull’universo femminile e sul ruolo della donna all’interno della famiglia, della società e del mondo del lavoro.

Si organizzano convegni, seminari e scorrono fiumi di inchiostro e parole su pari opportunità, emancipazione e violenza di genere.
Poco, però, si parla delle donne con disAbilità, per le quali, doppiamente discriminate, il problema dell’iniqua distribuzione delle opportunità rivela ancora maggior drammaticità.

Poco si parla, ad esempio, dei frequenti episodi di violenza fisica e psicologica che interessano le donne con disAbilità.
I dati Istat sconfortano: circa il 36% delle donne disAbili ha subito violenze fisiche o sessuali (a fronte del 30% delle donne non disAbili); il rischio di stupro, in questi casi, è doppio. Anche i numeri relativi alla violenza domestica, in particolare psicologica, sono allarmanti, toccando il 31,4%.
Nella maggior parte dei casi, chi esercita violenza su una donna disAbile è una persona che si prende cura di lei e, sovente, la vittima ha disAbilità di tipo cognitivo e/o psicologico che la rende particolarmente dipendente dal suo carnefice, indifesa e la pone in uno stato di fragilità estrema.

Secondo l’impostazione culturale ancora radicata, è la donna a vivere la responsabilità della gestione domestica e dell’assistenza dei famigliari, rinunciando, a volte, anche ai propri interessi, al proprio lavoro, alle proprie ambizioni. Accade che le donne non riescano a condividere criticità e difficoltà e svolgano alcune mansioni in maniera istintiva, ovvia e gratuita, mettendo a rischio la propria indipendenza, anche economica.
Alla donna disAbile spesso è sottratta anche l’opportunità di essere ‘accuditrice’, oltre a quella di accedere agli studi o al lavoro.
Persino la Sanità ha un’impostazione prevalentemente androcentrica. Basti pensare che solo con l’entrata in vigore della recente l. n. 3 del 2018 («Applicazione e diffusione della Medicina di Genere nel Servizio Sanitario Nazionale») è stato garantito per la prima volta «l’inserimento del genere in tutte le specialità mediche, nella sperimentazione clinica dei farmaci e nella definizione di percorsi diagnostico-terapeutici, nella ricerca, nella formazione e nella divulgazione a tutti gli operatori sanitari e ai cittadini».

Occorre insistere con maggiore determinazione nella costruzione di una concreta politica di riqualificazione sociale, che ponga la Persona al centro di ogni obiettivo e interesse, con abbattimento delle plurime barriere e dei condizionamenti portati da sesso, contesto e stato sociale, e con garanzia di pari opportunità lavorative, equa retribuzione e medesimo accesso a mansioni e ruoli, con equivalente riconoscimento di titoli e meriti.

Tutelare i diritti delle persone con disAbilità, specie se donne, significa realizzare il vero benessere collettivo. Per questo, bisogna facilitare un deciso percorso di miglioramento delle criticità partendo dall’analisi dei dati, spesso carenti o non rappresentativi, puntando a un incremento della tutela dei diritti affinché nessuno venga mai lasciato indietro e non vengano mai violati decoro e dignità.

In questa direzione, opportuno sarebbe:
– censire costantemente la popolazione interessata da disAbilità con studi approfonditi e particolareggiati, distinguendo anche per età e genere, in modo da definire le criticità e intraprendere azioni correttive e preventive;
– promuovere progetti innovativi e trasversali in collaborazione con enti e associazioni di categoria volti a promuovere lo sviluppo della cultura delle pari opportunità, del rispetto del sé e della società con particolare riguardo al mondo scolastico, in modalità accessibile per tutti;
– promuovere percorsi formativi rivolti in primis alle istituzioni, che contribuiscano allo sviluppo di una maggior sensibilità e tutela nei confronti delle donne e delle persone fragili;
– prevedere ragionevoli e adeguati piani di flessibilità oraria, telelavoro e smart working, in modo da facilitare la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita, in modo che ogni donna possa lavorare e contemporaneamente prendersi cura con serenità di se stessa e dei propri cari.

 

 

 

 

 

FONTI
www.iss.it
www.istat.it
www.nwlc.org
www.osservatoriodisabilita.gov.it



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