Dove la cittadinanza conta
La scorsa domenica abbiamo celebrato la ricorrenza della nascita della Repubblica italiana. Il trionfo della democrazia.
Nello stemma, compariva l’Italia turrita. In personificazione del Paese, una giovane donna vestita in maniera sontuosa, con la testa coronata di torri e accompagnata dalla stella d’Italia. Nella mano destra uno scettro e nella sinistra una cornucopia piena di frutti.
Un’immagine che serviva per esprimere l’allontanamento dal dolore delle guerre, da lasciare alle spalle. La rinascita del fulgore dopo anni di distruzione, fragilità, prevaricazioni, ansie e preoccupazioni.
Con l’istituzione della Repubblica, gli italiani vollero dare valore a tutte le battaglie combattute, vinte e perse, e soprattutto alle migliaia di vite sacrificate.
Al tempo era difficile immaginare quello che sarebbe stato. Oggi sappiamo che sarebbero seguite una seconda, una terza Repubblica, quasi a tentare e ritentare, a cercare la formula giusta, quella più adeguata a dare attuazione a diritti e libertà. In una ricerca mai davvero soddisfacente.
Forse la cosa è un po’ sfuggita di mano. Tutta la voglia di sentirsi Repubblica, tutto il desiderio di democrazia si perdono dietro ad attacchi polemici e finto rigore ideologico, inutili a risolvere i problemi.
Sentirsi parte di una Repubblica vuol dire anche vivere la libertà di scegliere ed eleggere i propri parlamentari e partecipare attivamente alla vita politica. A questo sentimento non diamo più nessun valore.
La verità è che, con il sistema delle liste bloccate e un Parlamento a numeri ridotti, non c’è possibilità di espressione democratica. Non nel senso vero del termine. Va tutto a vantaggio delle lobby, che, si scopre, possono addirittura pagare per una candidatura.
Allora, per festeggiare al meglio la nostra Italia turrita, dovremmo avere la forza di reagire, di tornare a credere che i sogni si possono realizzare con impegno, coraggio e soprattutto azione concreta. Con ottimismo e desiderio di fare.
Con questo spirito Meritocrazia promuove la cittadinanza attiva, proponendo sempre, senza preoccuparsi troppo se poi quella proposta se non verrà presa in considerazione. L’importante è contribuire, e dar segno di partecipazione. Per non restare spettatori passivi, ma farsi sempre artefici del proprio benessere.
Tutto questo operare insieme induce a riflettere, a confrontarsi, a studiare.
Tutto questo fa Cultura. Proprio quello che manca a una Repubblica che sappia funzionare.
La scorsa settimana la dirigenza del Movimento si è ritrovata a Ischia per la consueta direzione nazionale estiva di preparazione del Congresso annuale. Due giorni di confronto tra idee anche molto diverse, che sono serviti a mettere in luce problemi e soluzioni di un’attualità che meriterebbe maggiore attenzione e cura. Ognuno ha espresso il suo pensiero con umiltà e garbo, senza mai la presunzione di aver ragione. Menti differenti ma un percorso unico.
Questo, per noi, è esercizio di democrazia.
La convivenza tra diversità, anche profonde, non è mai semplice. Lo è ancor meno in un tempo di divisioni sociali e di individualismo, nel quale attecchisce facilmente quella subcultura dell’odio che può essere annientata soltanto praticando l’inclusione e l’integrazione sociale.
Meritocrazia ha voluto celebrare il 2 giugno con la scelta del titolo del suo sesto Congresso nazionale: ‘MI: un network che cresce. Dove la cittadinanza conta”. Parliamo di quella cittadinanza fatta non di insulti e accuse, ma di impegno quotidiano, di passione e di costanza. Di quella cittadinanza che vuole finalmente sentirsi libera, nel pensiero, nelle idee e nelle azioni.
L’augurio più grande che si può fare al nostro Paese è un ritorno alla partecipazione democratica.
Noi ci crediamo. Nel rispetto di chi, a sua volta, ci ha creduto quel 2 giugno 1946, e di chi ancora oggi combatte per l’eguaglianza, l’equa distribuzione delle opportunità e l’effettività dei diritti.
Non dismettiamo la responsabilità, che è l’altra faccia delle capacità.
Ciascuno nel suo, ciascuno secondo competenza e sensibilità, faccia la propria parte.