DRAGHI ASSUMA LA GUIDA DELL’EUROPA PER ARRESTARE LA GUERRA
Lo spettro di una possibile estensione del conflitto bellico sta assumendo connotati sempre più rilevanti e, sebbene nelle formali declaratorie di intenti nessuno dichiari la propensione alle ostilità, le condotte di questi giorni e di queste ore fanno presagire il peggio.
Mentre gli Stati Uniti premono per l’intensificazione del sostegno economico e militare all’Ucraina da parte dei Paesi NATO manifestando apertamente la volontà di ridimensionare Putin, il Cremlino ribadisce come, con l’invio di armi a Kiev, l’Occidente stia entrando in guerra per procura nei confronti della Russia, minacciando reazioni cruente. Nel mentre, il governo londinese carica missili sul sottomarino nucleare HMS Audacious attraccato a Gibilterra e Pechino denuncia che la Nato è «uno strumento di singoli Paesi per cercare l’egemonia» non solo nel Nord Atlantico, ma anche nell’Asia-Pacifico, verso cui si è rivolta negli ultimi anni «per mostrare la sua potenza e fomentare conflitti».
Il sentore è che nessuno tratti per la pace e che l’escalation conflittuale abbia varcato i confini dei Paesi in guerra per riportare il Mondo indietro nel tempo, riproponendo un sistema di blocchi contrapposti dai delicatissimi equilibri.
In tutto questo scenario, il ruolo dell’Europa, centro fisico del conflitto e destinataria primaria di qualsiasi effetto domino, sembra relegato a posizione marginale, schiacciata tra istanze continentali, alleanze antiche e profonde divisioni interne.
Eppure è dalla nostra Europa che deve passare il processo di pace, purchè la stessa recuperi la propria capacità di influenza, la propria unità di intenti e la solidità di un’Unione che punta a salvaguardare la centralità dell’Uomo, dei valori e delle prospettive di benessere dei propri cittadini.
Ed allora non si può armare e trattare, perchè in tali termini ogni soluzione diplomatica sarà sempre offuscata dalla condotta concludente del riarmo ad oltranza e dalla scusante di reazione difensiva facilmente sbandierabile.
E’ indubbio che, al di là delle giustificazioni geopolitiche, si annidino, neppure in maniera troppo velata, esigenze di riaffermazione di dominio e centralità globale di ben altra spinta e matrice.
Ma, di fronte ad un rischio così grande come quello di una terza Guerra Mondiale, i giochi di forza e di ruolo devono lasciare spazio alla reale, voluta e perseguita soluzione politica e diplomatica della vicenda e, per fare ciò, è necessario tendere la mano anziché sferrare lo schiaffo. Di solito, per smorzare i toni servono segnali distensivi e lo stop all’armamento da parte dell’Europa avrebbe un importante significato in tal senso.
Meritocrazia Italia ritiene che il nostro Paese possa svolgere un ruolo importante di mediazione, dismettendo ogni intento di rifornimento bellico e puntando fortemente sul ruolo equilibratore e sulla personalità del nostro Premier, in grado di svolgere una funzione compattante e di leadership europea attorno ai condivisi valori di pace.
Siamo ancora in tempo. Lavorare per la pace non è mai vano. Ne abbiamo il dovere e la responsabilità umana e morale.
Stop war.