Emergenza idrica: il Governo punti su un nuovo lockdown per attuare un serio progetto
La crisi idrica appare, ciclicamente, come la notizia del momento che poi, purtroppo, resta senza alcuna sequela organizzativa ed invece oggi, senza alcun ritardo, la popolazione e le istituzioni dovrebbero sugellare un patto di tutela ambientale non più differibile.
Si può vivere senza auto, si può vivere e coesistere senza lusso e benessere ma sarebbe impossibile sopravvivere a soli due giorni di completa siccità.
Per giungere ad un piano sostenibile ci vuole la presa di coscienza di tutti: dai cittadini che devono evitare sprechi sia nell’utilizzo dell’acqua e sia nelle immissioni in atmosfera (giri in auto senza meta e senza sosta) e dalla politica che dovrebbe dedicarsi di più, con idee, fondi e professionalità, ad evitare le catastrofi invece di gestirle. Del resto costerebbe meno, ma molto meno la costruzione preventiva di un’idea, rispetto a colmare o calmierare ex post i danni provocati da eventi cd imprevedibili.
E’ il momento di agire tutti insieme per un patto di ecosostenibilità.
La siccità di oggi non è un’anomalia, ma il portato di una nuova normalità. Il mare si scalda a una tale velocità che cambia la composizione della fauna e della flora acquatica; i ghiacciai si ritirano e viene a mancare quella riserva di acqua fossile che c’è sempre stata e che viene usata in pianura per gli usi più disparati.
Il problema è conclamato, ma è ancora troppo diffusa la tendenza a considerare il cambiamento climatico un rischio tra i tanti. Dovremmo invece renderci conto che è la matrice di tanti altri rischi e che tutte le questioni che saranno fondamentali nei prossimi decenni, quali sviluppo, sicurezza, migrazione, salute, saranno trasformate dal cambiamento climatico.
Qualcosa, però, è ancora possibile fare.
È indispensabile una seria programmazione mirata, da un lato, al contenimento delle emissioni e, dall’altro, a fare fronte alle sfide che i cambiamenti climatici pongono (la mancanza di pioggia in primis). Vanno colti i tanti esempi virtuosi nel mondo. Israele che riesce a coltivare terre in sé inadeguate alla produzione per caratteristiche del terreno e carenza idrica; è riuscita in pochi anni a trasformare una terra arida e sterile in fertili coltivazioni di frutta che esporta in tutto il mondo grazie a seri investimenti infrastrutturali. Lo stesso in Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.
Ma non mancano esperienze positive anche in Italia. Il sistema irriguo della Campania, ad esempio, ha tenuto nonostante stagioni calde e siccità grazie agli investimenti in tecnologie degli anni scorsi: nel Cilento e nella Valle del Sele ci sono vasche per accumulare acqua di notte e distribuirla di giorno, oltre ad acquedotti irrigui attivabili dall’agricoltore 4.0, su richiesta o assistiti da consiglio irriguo satellitare.
In questo momento, i fondi non mancano. Il PNRR offre importanti opportunità.
La rete idrica, soprattutto meridionale, quella che porta acqua potabile nelle case, è notoriamente un colabrodo, perde fino a più del 40% dell’acqua trasportata. L’agricoltura è servita in parte dalla rete idropotabile e in parte da una rete ad hoc. Entrambe vetuste.
Meritocrazia Italia apprezza l’iniziativa assunta con il decreto Siccità, di istituire una cabina di regia centrale per la composizione di un piano idrico straordinario. Venga convocato a supporto, però, anche un tavolo tecnico per discutere della migliore utilizzazione dei fondi per realizzare le infrastrutture necessarie a garantire la disponibilità d’acqua per gli utilizzi civili, industriali e agricoli e ammodernare quelle esistenti.
Occorrono
– immediata verifica delle immissioni in atmosfera sia in città che per le grandi aziende, con sostegno dello Stato in caso di forzata chiusura del plesso produttivo;
– seri interventi di riforma normativa sugli impegni degli enti locali, se del caso attraverso la ridefinizione delle sanzioni a carico di quelli che non provvedano almeno alla manutenzione idrica e l’individuazione di standard minimi garantiti;
– un’opera di reale sburocratizzazione e vigilanza; per la maggiore speditezza, per i comuni più piccoli (classificati secondo estensione in superficie o numero di abitanti) si potrebbe pensare di creare un unico bacino che abbia la responsabilità di segnalare e intervenire in caso di guasti o semplicemente per la manutenzione ordinaria;
– maggiori incentivi agli investimenti privati, favorendo le emissioni ESG (green bond e blue bond), a beneficio di una finanza etica e sostenibile diretta a riconciliare la ripresa e lo sviluppo economico con i valori ambientali e sociali;
– un reale efficientamento della rete infrastrutturale idrica nazionale, che attualmente sconta le gravissime carenze che comportano una perdita media del 50% delle acque;
– il recupero degli invasi per la raccolta delle acque piovane nei periodi invernali;
– bacinizzazione delle risorse idriche e desalinizzazione delle acque marine.
– un piano scolastico ed universitario impegnativo e serio sull’utilizzo delle risorse idriche e naturali;
– una pubblicità televisiva sull’uso dell’acqua corrente al pari di quanto fu fatto in tempo di covid per le mascherine;
Meritocrazia propone inoltre di puntare sulla riforestazione delle colline, per produrre arboricoltura da legna utile nella fase di crescita per assorbire CO2, utile per limitare gli smottamenti del terreno e attenuare la caduta delle piogge al suolo, limitando il dilavamento del terreno e utili per produrre legname per l’industria e biomassa per la produzione di pellet.
Non è il tempo per la politica del contro qualcuno è invece il momento per costruire un mondo sostenibile!
Stop war.