Emergenza insegnanti di sostegno: non si temporeggi sull’inclusione
Sta per discutersi in Senato la questione relativa al reclutamento straordinario degli insegnanti di sostegno.
Nonostante l’impegno formativo imposto, sono moltissimi gli insegnanti di sostengo che vivono nella morsa del precariato.
Con il d.m. n. 259 del 30 settembre 2022, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha definito una procedura straordinaria di reclutamento secondo la quale, sulla base di una prima graduatoria per titoli e una serie di prove intermedie durante il primo anno di assegnazione, in caso di esito positivo, coloro che risultino collocati in posizione utile in graduatoria possono conseguire la conferma nel ruolo con conversione del rapporto a tempo indeterminato.
Tuttavia al decreto non è mai stata data attuazione. Promessa non mantenuta.
Le graduatorie regionali volte alla stabilizzazione dei precari non sono state mai attuate, né risulta attivata la procedura straordinaria ex art. 59 (che nei fatti era limitata al solo a.s. 2023/2024).
Tale stato di cose colpisce ancora di più se si confronta il dato normativo con quello statistico.
In Lombardia, nell’ambito della scuola dell’infanzia, si contano solamente 84 candidati per 440 posizioni disponibili, mentre nel contesto della scuola primaria, addirittura 171 candidati mirano a occupare uno dei 4.111 posti. In questo scenario, però, è la secondaria di primo grado a presentare una sfida ancora maggiore: anche se ogni candidato (in totale 530) ottenesse un posto, ci sarebbero ancora posti vacanti dal momento che le posizioni aperte sono circa 2.019. In Piemonte, alla scuola dell’Infanzia si registrano 39 candidati per 232 posti, mentre alla Primaria 48 per 1.357. In Emilia Romagna i candidati per la primaria sono 88 per 761 posti. Di contro, nelle regioni del sud si riscontrano i 15 posti per la Sicilia nell’Infanzia, che saranno contesi da 1.299 candidati e i 51 posti alla primaria da ben 3.300 candidati. La punta massima la si tocca alla Secondaria dove 31 posti saranno contesi da 5.538 candidati. Segue il Lazio con 216 posti alle superiori che saranno contesi da 5mila candidati.
I dati impongono una riflessione seria sull’inadeguatezza delle politiche di reclutamento, ma anche di quelle adottate nella programmazione e gestione dei percorsi formativi richiesti per il conseguimento dei titoli di specializzazione.
È allarmante l’effetto collaterale della sclerotizzazione amministrativa in materia: i docenti precari che lavorano su cattedra di sostegno senza la specializzazione sono ancora molti, soprattutto nelle regioni del nord, dove l’offerta formativa è ancora distante dal fabbisogno di insegnanti specializzati, sebbene la legge preveda chiaramente che si debbano soddisfare le effettive esigenze.
È paradossale infatti che si riscontrino più di 120mila precari su posti di sostegno e che questi debbano essere coperti da più di centomila insegnanti non specializzati. È paradossale che al nord a fronte di 70mila supplenti reclutati, le università abbiano attivato solo 4mila posti ed esista ancor un vero e proprio esercito di precari che hanno ad esempio 36 mesi di servizio effettivo e che comunque restano esclusi dalle graduatorie alle quali dovrebbero e potrebbero accedere direttamente, se fosse effettivamente attuato normativamente previsto.
Meritocrazia Italia invoca una ristrutturazione sistematica delle politiche di reclutamento e gestione dei percorsi formativi, che tenga conto delle esigenze effettive dell’utenza e del pari garantisca tutela a lavoratori oggi sono avvinti dal precariato per l’inattuazione delle misure legislative pure previste.
Stop war.