FINANZA ETICA
Una scelta consapevole
Un tempo ‘finanza’ voleva dire soltanto massimizzazione dei profitti. Da qualche decennio è praticata anche un altro tipo di finanza: la finanza sostenibile, intesa al migliore cambiamento, con spostamento delle risorse verso attività responsabili nei confronti del Pianeta e del vivere collettivo.
Il termine ‘finanza sostenibile’ fa sintesi di ‘sviluppo sostenibile’ e ‘attività finanziaria’ e mira a creare valore nel lungo periodo, destinando i capitali verso attività che oltre a generare un plusvalore economico producono utilità alla società.
In generale, la finanza sostenibile rientra nell’area della più ampia finanza etica, ovvero di quella finanza che effettua scelte economiche non prevalentemente in base al profitto e riguarda anche investimenti ‘etici’ diversi da quelli legati allo sviluppo sostenibile. Infatti vi rientrano anche scelte di investimento basate su motivazioni religiose, ideologiche, politiche, non necessariamente da intendere come ‘sostenibili’ e nell’interesse delle nuove generazioni.
Nel 2016, il Testo unico bancario è stato arricchito con l’art. 111 bis, su «Gli operatori di finanza etica e sostenibile». E il 10 marzo scorso è entrato in vigore il primo regolamento europeo adottato nell’ambito dell’Action Plan UE per la finanza sostenibile, che ha come obiettivo quello di ampliare e standardizzare le informazioni fornite agli investitori in relazione ai prodotti ESG (ESG-environmental, social, governance), permettendo di migliorare la comparabilità dei prodotti finanziari e consentendo agli investitori di comprendere meglio il loro livello di sostenibilità.
Uno dei modi in cui la sostenibilità si applica razionalmente all’attività finanziaria è la pratica dell’investimento responsabile, ovvero l’attività in base alla quale agli obiettivi tipici della gestione finanziaria, cioè l’ottimizzazione del rapporto tra rischio e rendimento in un dato orizzonte temporale, vengono affiancate considerazioni di natura ambientale, sociale o di governance.
La grande maggioranza degli studi effettuati da soggetti indipendenti tende a dimostrare che l’investimento responsabile non comporta necessariamente rinunce in termini di rendimento, soprattutto quando non si realizza applicando pesanti esclusioni settoriali. Occorre tener conto, però, che gli investimenti responsabili non hanno carattere speculativo e quindi guardano al medio-lungo termine. È verosimile, quindi, che riescano a dare dei rendimenti migliori in periodi medio-lunghi.
Con la crescita dell’interesse per la finanza sostenibile, e del volume di asset gestiti, si moltiplicano anche i prodotti finanziari sul mercato.
Tutti si possono ricondurre a un fil rouge ben preciso: integrano l’analisi dei dati finanziari con quella dei fattori ambientali, sociali e di buon governo. Ambiente pertanto significa valutare le scelte legate all’energia, l’impegno contro il cambiamento climatico e l’uso (ponderato o meno) delle risorse naturali. Sul versante della società, entrano in gioco le condizioni di lavoro dei dipendenti e i rapporti con la comunità locale e il territorio. Un’azienda che ha una buona governance, infine, è trasparente ed equa in tutte le sue scelte, dalle retribuzioni ai legami con la politica.
Come si fa a riconoscere una attività economico-finanziaria sostenibile?
Come deve essere un investimento per poter essere definito realmente ‘green’?
Oggi manca uno standard condiviso che identifichi gli effettivi investimenti finanziari sostenibili.
La strada è quella giusta. Per rilanciare l’economia, proteggere il Pianeta e favorire la coesione sociale sarebbe indispensabile una reale finanza etica.
È necessario il passaggio dallo shareholders interest allo stakeholders interest. Invece di agire esclusivamente nell’interesse degli azionisti, occorrerebbe agire valutando gli impatti su tutti i portatori di valore.
La finanza etica prende in considerazione ogni aspetto ambientale, sociale e di governance nella tradizionale analisi ESG partendo dalla definizione di alcuni settori economici che devono necessariamente essere esclusi dagli investimenti (armi, fonti fossili, pornografia, etc.) e poi valuta le imprese operanti nei settori non esclusi in base a una visione complessiva dei loro impatti.
La finanza sostenibile descritta nella nuova normativa europea, però, non prevede alcun obbligo di non nuocere alla collettività e all’economia reale per gli operatori finanziari c.dd. sostenibili. E neppure impedisce il ricorso a paradisi fiscali o a politiche di gestione poco eque.
Una finanza realmente etica sostiene l’economia reale a vantaggio del benessere collettivo ponendo tra i propri valori l’accesso al credito e l’inclusione finanziaria dei soggetti più deboli. Tema sicuramente molto importante sia per l’eccesso di liquidità sia per la crescente difficolta economiche di molte persone ed imprese.
La finanza etica promuove la giustizia sociale e l’inclusione. Profitto, speculazione, governance assumono un significato completamente diverso in quanto l’intermediazione finanziaria opera per generare giustizia sociale e bene comune.
L’auspicio è per la miglior costruzione di una cultura della finanza etica che, a partire dalle basi, riesca a istituire uno scenario economico non solo più sostenibile ma anche e soprattutto più equo ed inclusivo.
FONTI
www.finanza-etica.it
www.borsaitaliana.it
www.eticasgr.com
www.consob.it
www.econopoly.ilsole24ore.com
www.ecb.europa.eu